Il Fatto di domani. La tragedia dell’Afghanistan prodotta da vent’anni di fallimenti internazionali: di chi sono le colpe

Di Il Fatto Quotidiano
16 Agosto 2021

KABUL, IN FUGA DALL’EMIRATO ISLAMICO. Come purtroppo era prevedibile, la capitale afgana è in preda al caos dopo l’ingresso in città, ieri, da parte dei talebani. Nonostante i proclami di una transizione pacifica (il portavoce dei talebani, Suhail Shaheen, aveva dichiarato che non ci sarebbe stata alcuna vendetta, eppure giungono notizie di ricerche, casa per casa, degli afgani che in passato hanno collaborato con gli occidentali), il clima si va surriscaldando di ora in ora. La situazione più drammatica, con scene raccapriccianti, si sta verificando in aeroporto, dove sono stati presi d’assalto i velivoli in partenza per riportare a casa proprio gli occidentali. Centinaia di afgani hanno invaso le piste e molti di loro si sono aggrappati agli aerei cadendo poi nel vuoto una volta che i mezzi sono decollati. Le missioni di evacuazione sono state a lungo rallentate dai disordini e alla fine gli Usa hanno sospeso i voli civili e militari. Il bilancio provvisorio è di una decina di morti. Nel primo pomeriggio, invece, sono sbarcati a Fiumicino i nostri connazionali; intanto dal premier Draghi, attraverso una nota di Palazzo Chigi, è arrivata una rassicurazione per quanto riguarda la sorte di chi è stato lasciato lì: “L’impegno dell’Italia è proteggere i cittadini afghani che hanno collaborato con la nostra missione”. Sul Fatto di domani, oltre alla cronaca della giornata, troverete un’intervista a Zahra Joya, fondatrice di Rukhsana, un giornale dedicato a una donna lapidata dai talebani, che ora teme di fare la stessa fine. Il tempo stringe, eppure la politica italiana rimanda: l’audizione del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e di quello della Difesa, Lorenzo Guerini è stata annunciata per il 24 agosto, cioè tra più di una settimana, ma dopo le critiche seguite alla pubblicazione di una sua foto in spiaggia, Di Maio ha fatto sapere in serata che è disponibile a riferire anche prima.

VENT’ANNI DI FALLIMENTI INTERNAZIONALI. “Molte persone cercheranno di lasciare l’Afghanistan e dobbiamo fare di tutto per aiutare i Paesi confinanti a sostenere i rifugiati”: così ha parlato oggi la cancelliera tedesca, Angela Merkel. L’Europa avrà un serio problema con le decine di migliaia di persone in fuga dal Paese ma, a leggere le dichiarazioni dei “grandi”, sembra quasi che nessuno di loro abbia valutato per tempo il pericolo di una nuova, immensa crisi umanitaria. E adesso ognuno si comporta in maniera differente. “Stiamo ricevendo notizie agghiaccianti di gravi restrizioni ai diritti umani in tutto il paese. Sono particolarmente preoccupato per le notizie delle crescenti violazioni contro le donne e le ragazze afghane, che temono un ritorno ai giorni più bui” ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza. E si moltiplicano le richieste di aiuto dal paese attraverso la Rete. Di sicuro il problema non se l’è posto finora il presidente americano Biden, che solo cinque settimane fa profetizzava che Kabul non sarebbe mai caduta così in fretta, mentre alle 21.45 (italiane) sarà costretto a parlare alla Nazione. Sul giornale di domani Salvatore Cannavò ricostruirà questi vent’anni di “esportazione della democrazia”, tracciando le enormi responsabilità internazionali, Italia compresa. E, a proposito di Italia, vedremo quanto ci è costata una missione che oggi può dirsi conclusa nel peggiore dei modi.

COVID, SETTIMANA “GIALLA”? L’analisi della curva epidemica parla di una progressione contenuta (+7,8%, poco meno della settimana precedente) e (ancora) senza la tenuta impennata. Oggi, con 74 mila tamponi (meno della metà di sabato) il tasso di positività è al 4,9% e i nuovi casi sono più di 3600. Crescono i ricoveri in tutta Italia, ma sono soprattutto le situazioni di alcune Regioni a preoccupare. In particolare quelli della Sicilia, dove il numero dei nuovi contagiati tra una settimana e l’altra si è moltiplicato di quasi nove volte: in numeri assoluti, 3.959 casi in più rispetto a sette giorni fa. La Regione rischia di essere la prima a tornare alla zona gialla da lunedì prossimo. Intanto non si spegne la polemica sul concerto senza regole di Salmo a Olbia. Mentre il botta e risposta a distanza con Fedez è arrivato alla fase degli insulti, è intervenuto un po’ a sorpresa un decano come Francesco De Gregori. Per invitare alla riflessione: “Sono grato a Salmo per aver richiamato l’attenzione sul fatto che per una partita di calcio si possa stare in 15.000 in uno stadio mentre per i concerti all’aperto c’è un limite di 1000 persone sedute e distanziate”. Assomusica denuncia inoltre che le norme in vigore dal 6 agosto sono applicate “in maniera del tutto arbitraria”. Sul Fatto di domani faremo un riassunto di tutte le norme e i decreti approvati finora, per mettere in luce aspetti non poco contraddittori.

CASO DURIGON, CERCASI PREMIER. Draghi non è mai intervenuto ufficialmente, ma Palazzo Chigi aveva fatto filtrare per vie indirette che il dossier relativo al sottosegretario fascioleghista che vuole intitolare un parco al fratello di Mussolini sarebbe stato messo sul tavolo “dopo Ferragosto”. Siamo arrivati al punto, cosa aspetta il premier? Come vedremo sul Fatto di domani, non sarebbe certo il primo caso che un presidente del Consiglio “invita” un sottosegretario alle dimissioni. Mentre di sicuro Durigon può contare sull’appoggio indefesso di Matteo Salvini (ma non di tutta la Lega) e dell’altro Matteo, che con Italia Viva ha annunciato che non voterà la mozione di sfiducia promossa da M5S, PD e Leu. Sul giornale di domani continueremo a raccontare le ragioni di quetsa battaglia di civiltà, anche con un’intervista a Paolo Flores D’Arcais. La nostra raccolta firme per chiedere le dimissioni di Durigon ha superato le 120 mila adesioni. Firma anche tu.


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