Dal 30 agosto al 4 settembre 2021 si svolgerà in Italia la 95° edizione della International Six Days of Enduro (ISDE). Oltre 700 motociclisti da 30 nazioni si sfideranno per il titolo di campione del mondo enduro a squadre nazionali lungo le valli Staffora, Curone e Grue nelle province di Pavia e Alessandria, tra Piemonte e Lombardia. L’ISDE è stato approvato come evento internazionale dalle autorità italiane per cui tutti i corridori partecipanti saranno esentati dai normali requisiti di quarantena, fermo restando il rispetto di tutti gli altri protocolli e regole sanitarie in vigore.
Le associazioni di tutela ambientale da settimane chiedono di avere accesso ai dati organizzativi del percorso, per poter svolgere il proprio compito di controllo e verifica del rispetto delle regole. La Regione Lombardia per l’autorizzazione di competizioni motoristiche fuoristrada richiede la produzione della cartografia dettagliata del tracciato, il consenso scritto dei proprietari delle aree private sulle quali transitano i mezzi, la valutazione delle conseguenze dannose con il piano di manutenzione e ripristino dei tracciati (con deposito cauzionale o fidejussione); inoltre l’autorizzazione non può riguardare l’apertura di nuovi tracciati, la manifestazione non può superare la durata massima di 72 ore e le aree interessate non possono essere nuovamente percorse prima di due anni. La Regione Piemonte prevede un limite temporale massimo di tre giorni, l’obbligo di ripristino dei luoghi e il divieto di percorrere gli alvei dei corsi d’acqua (tranne i guadi esistenti), le zone umide, i tracciati fuoristrada mantenuti o sistemati con contributi pubblici, le aree della Rete Ecologica Regionale e i tracciati della rete escursionistica di cui alla legge regionale.
Abbiamo le leggi, ma in generale mancano quei controlli sul territorio senza i quali coloro che ignorano deliberatamente le norme continueranno a farlo, senza il deterrente di una multa salata e del sequestro del mezzo si continuerà ad assistere ad episodi gravi e spiacevoli documentati dalle denunce alle autorità. Quando i controlli e le segnalazioni vengono effettuate basta scorrere le pagine sul web per trovare testimonianze di ogni genere, dal Friuli alla Sicilia, dalla Liguria alle Marche, dalla Toscana alla Puglia, dalla Brianza alla Ciociaria.
Alcune testimonianze tra le più eclatanti. Agosto 2017, in Friuli uno degli organizzatori dell’annuale “motocavalcata delle Alpi Carniche” mentre percorre un sentiero in quota vietato alle moto viene fotografato da un agricoltore disabile, che riferisce di essere stato in seguito strattonato e gettato a terra; la successiva denuncia ha scatenato sui social network commenti ingiuriosi e minacce nei confronti dell’aggredito. A Montecampione (BS) nel 2018 si svolge la seconda edizione del Trofeo delle Nazioni, gli organizzatori ottengono il parere favorevole della Comunità Montana Valle Camonica due giorni prima dell’evento, ma mancano diverse autorizzazioni e non è stato rispettato il Vademecum del Buon Organizzatore redatto in collaborazione tra FMI e Corpo Forestale dello Stato. In Liguria i carabinieri forestali nella zona speciale di conservazione Deiva – Bracco – Pietra di Vasca – Mola, nel comune di Castiglione Chiavarese (GE) in nove mesi hanno sanzionato nel 2019 motociclisti da trial per un totale di 16 mila euro di multe. Tra Trentino e Veneto continuano le organizzazioni di manifestazioni come “Quad in quota” a Falcade e “Jeep Camp” a San Martino di Castrozza, in zone limitrofe a parchi naturali ed aree patrimonio UNESCO. Nel gennaio 2020 sanzionati dai carabinieri forestali di Ormea (CN) cinque enduristi che percorrevano il sentiero della “Cannoniera”, nell’area ZSC Alta Valle Pesio e Tanaro. Maggio 2021, il Parco Regionale delle saline di Punta della Contessa trasformato in un campo da motocross: le pattuglie della stazione forestale di Brindisi intercettano sei motociclisti, tre di loro si danno alla fuga, gli altri -tra i quali un minorenne, tutti sprovvisti di assicurazione- vengono bloccati con sanzioni amministrative e sequestro dei mezzi. Per tornare al nostro ISDE il tracciato ad oggi resta per le associazioni ancora avvolto nel mistero, ma girano sul web filmati che anticipano alcuni tratti del percorso con tanto di divise con i loghi delle due regioni coinvolte. Il Ministero della Transizione Ecologica su segnalazione delle associazioni ha scritto alle Regioni chiedendo rassicurazioni sull’espletamento della Valutazione di Incidenza, della quale ad oggi non si hanno notizie; gli organizzatori dell’evento affermano sui media locali di avere inviato alla Comunità Montana Oltrepò Pavese i documenti richiesti, tra i quali un piano di impatto ambientale (che non è una VIncA) redatto da un agronomo.
Le montagne e le aree protette da anni sono oggetto di quotidiane incursioni illegali di motociclisti che ne percorrono i sentieri, le mulattiere, le strade agro-silvo-pastorali o che, uscendo dai tracciati, deturpano boschi e pascoli, ghiaioni, letti di torrenti. I segni di tale pratica sono evidenti a chiunque frequenti i nostri monti: il degrado di molti tracciati percorsi abitualmente dalle moto da trial o da enduro avanza da una stagione all’altra in modo rapidissimo ed irreversibile. Ciò che più colpisce è l’impunità di cui giovano i motociclisti scorretti, tanto sicuri di non incorrere in alcuna sanzione che spesso si incontrano anche nei luoghi più frequentati. La gran parte di essi circola con moto senza targa, giustificandosi con il pericolo di perderla durante le evoluzioni sul terreno o di potenziale pericolosità in caso di cadute, ma in realtà sfuggendo in tal modo all’immediata identificazione del mezzo; in molti casi sono gli stessi comuni a non apporre il cartello di divieto all’inizio di sentieri e mulattiere, che il Codice della Strada considera “strade a fondo naturale formatesi per effetto del passaggio di pedoni o di animali” e quindi percorribili a tutti gli effetti in assenza di segnaletica.
Abbiamo studiato e compreso che non si può fare di ogni erba un fascio, che c’è differenza tra il cross, l’enduro ed il trial e che ci sono tanti motociclisti che seguono le regole così come purtroppo tanti alpinisti, ciclisti ed escursionisti si comportano male in ambiente, proprio per questo occorre che ognuna di queste categorie guardi al proprio interno senza corporativismi combattendo e denunciando le irregolarità di quei pochi che discreditano i tanti in buona fede, magari collaborando tra di esse invece di sfogarsi in guerre di religione. I carabinieri forestali sono disponibili a recepire le segnalazioni dei cittadini su criticità ambientali attraverso il numero unico di emergenza 112, così come a fornire informazioni sulla corretta fruizione della montagna.
Specialmente dopo l’esperienza del Covid si discute tanto di libertà, che qualcuno ha sentito messa in discussione. Nessuno vuole negare ai motociclisti il diritto di esercitare un’attività sportiva, ma è necessario individuare percorsi appositi per gli amanti di queste pratiche ed uniformarsi alle normative esistenti per stabilire una volta per tutte che la libertà dell’individuo si ferma di fronte al bene della collettività. E per noi l’ambiente è un bene comune, che viene prima del tornaconto personale.