Nel 1981, presso la sede del- l’Unesco, a Parigi, venne redatta la Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo. Con questa Carta si intendeva controbilanciare, se non sconfessare, la Dichiarazione Universale dei Diritti del- l’Uomo perché non prendeva in considerazione i dettami del Corano sull’argomento. In tutti i paesi del Golfo, che ora esamineremo, l’omosessualità è vietata e punita con il carcere o con la pena di morte.
Arabia Saudita È il regno della famiglia Saud a esercitare le peggiori violazioni dei diritti umani tra cui il divieto di convertirsi a un’altra religione. L’apostasia viene punita con la pena capitale così come la blasfemia. Anche l’adulterio può finire con l’esecuzione delle donne che lo hanno commesso. Il taglio della testa con la spada è previsto anche per i trafficanti di droga e per chi viene accusato di “stregoneria”. Il taglio delle mani è ancora praticato per i ladri. Sono le donne, in generale, però a venire private della maggior parte dei diritti come lavorare o uscire da sole.
Essere visitate da un medico è un problema e richiede procedure che mantengano il corpo della donna il più coperto possibile. Per chi protesta è prevista la carcerazione. Dietro le sbarre si pratica la tortura come testimoniato da alcune donne finite in cella per aver osato guidare (pratica vietata alle donne fino al 2018). Il cadavere di chi è stato decapitato per eversione o terrorismo spesso viene crocifisso ed esposto come monito. Il giovane reggente Mohamed bin Salman è stato il mandante del raccapricciante omicidio del giornalista dissidente Khashoggi. Ma i suoi rapporti con l’Occidente non sono mutati.
Bahrain La classifica dello scorso anno di Reporters Sans Frontières ha assegnato allo sceicco di questo regno satellite dell’Arabia Saudita lo scettro di “predatore della libertà di stampa”. La pubblicazione di al-Wasat, l’unico quotidiano non legato al regime, è stata sospesa nel 2017. Il giornale si trovava nel mirino del regime già dal 2011, anno in cui l’intelligence aveva torturato a morte il co-fondatore Karim Fakhrawi. A oggi, le carceri bahreinite ospitano almeno undici giornalisti, accusati principalmente di diffusione di notizie false. Il 2017 ha anche segnato il ritorno dell’applicazione della condanna a morte. Da anni inoltre è in atto una vera e propria persecuzione con esecuzioni sommarie dei cittadini musulmani di confessione sciita.
Kuwait Le donne immigrate per lavorare come collaboratrici domestiche vengono sottoposte ad abusi di ogni sorta che non vengono puniti.
Oman È il paese meno vincolante sotto il profilo religioso ma anche qui non vi è libertà di stampa.
Qatar Si basa su una forza lavoro composta al 95% da stranieri il cui trattamento disumano è emerso in seguito all’assegnazione dei Mondiali di calcio del 2022
Emirati Arabi Uniti Un rapporto di due anni fa delle Nazioni Unite ha denunciato costanti violazioni dei diritti umani come la tortura dei carcerati, sparizioni forzate, sfruttamento dei lavoratori stranieri, soppressione della libertà di espressione e l’ingerenza delle autorità e dei servizi di sicurezza sul sistema giudiziario. L’Onu ha esortato più volte gli Emirati Arabi Uniti ad abrogare il sistema della Kafala che obbliga i lavoratori stranieri a ottenere il consenso del datore di lavoro per viaggiare all’estero o cambiare lavoro. È comune anche la confisca dei passaporti, l’imprigionamento e la negazione dei salari.
Nord Africa Il blocco dei paesi nordafricani comprende il Marocco, la Tunisia, la Libia e l’Egitto. Anche in questi paesi il comune denominatore è il divieto e la punizione dell’omosessualità. Persino nei paesi che hanno costumi più simili a quelle dei paesi occidentali, sono punite severamente con il carcere la blasfemia e l’apostasia. Anche la libertà di stampa è di fatto inesistente. Il regime egiziano guidato dal presidente al-Sisi è il più spietato come purtroppo è stato dimostrato dall’uso della tortura fino alla morte come nel caso di Giulio Regeni.
Pakistan La crescente politicizzazione delle leggi sulla blasfemia e sull’apostasia sta rendendo questo grande paese asiatico un inferno per le minoranze religiose e persino per i bambini. Recentemente un bambino di 8 anni di famiglia induista è stato arrestato per avere urinato senza intenzione sul tappeto di una moschea.
Turchia Durante questi ultimi vent’anni l’oasi laica creata da Mustafa Kemal Ataturk cento anni fa si è trasformata di fatto in una autocrazia che reprime brutalmente anche con l’ergastolo i giornalisti.
Iran La potenza regionale sciita guidata dagli ayatollah continua a discriminare le donne e punisce con la pena di morte per impiccagione coloro che reagiscono per autodifesa ai propri aguzzini e stupratori. Le donne tuttavia possono guidare, studiare e frequentare luoghi pubblici purché non si mischino con gli uomini. Anche qui la libertà di stampa è una chimera. L’Occidente, Italia compresa, con questi paesi non ha mai interrotto i rapporti commerciali. Roma continua ad avere scambi proficui anche con il Cairo nonostante l’omicidio Regeni e la carcerazione di Zaki.
Aggiornato da Redazione web