Dal terrificante attentato dell’Isis alle misere vicenduole di casa nostra, è tutto un cianciare a vanvera, violentare la logica, paragonare le mele con le pere. In Afghanistan il fiasco della “lotta al terrorismo” e dell’“esportazione della democrazia” con gli eserciti è sotto gli occhi di tutti: i terroristi sono più forti e motivati, i talebani più potenti e popolari di prima. Ma gli strateghi de noantri non vogliono ammettere di avere detto e fatto fesserie per vent’anni, e fingono di non capire. Non solo Salvini, che non sa neppure dov’è Kabul, ma anche il Giornale e Libero confondono l’Isis (l’aggressore) coi talebani (gli aggrediti, insieme ai profughi e alle truppe occidentali in ritirata): “Kamikaze Isis e talebani”, “I mostri barbuti di Kabul. Altro che trattare, ci bombardano”. Quindi sarebbero i talebani che, accingendosi a governare, hanno avuto la bella idea di organizzarsi una strage di civili in casa propria. Ed è tutta colpa di Conte, che vuole il dialogo coi talebani (proprio in funzione anti-Isis), come Ue, Onu, Nato, Cia, Merkel ecc, mentre gli Usa un anno fa ci hanno financo stretto gli accordi di Doha. Questi poveretti non sanno che la strage imporrà più di prima il dialogo coi talebani, unico potere sul campo in grado di impedire un governo dell’Isis (che li considera dei pericolosi moderati e non è figlio delle loro guerre, ma delle nostre).
Dalla tragedia alla farsa, apprendiamo da Rep che Durigon, il fascioleghista costretto a mollare la poltrona grazie anche al Fatto e ai nostri lettori, non contento di avere riabilitato Mussolini a scapito di Falcone e Borsellino, pretende insieme a Salvini un risarcimento, una specie di riscatto: non solo la promozione a vicesegretario della Lega, ma financo “le dimissioni della Lamorgese e forse anche di Conte”. Il Corriere gli attribuisce questa frase lunare: “C’è chi vuole coprire il Viminale e Conte”. Da cosa debba mai dimettersi Conte, e perché, non è dato sapere. Idem per la Lamorgese che, diversamente da Salvini, non solo è il ministro dell’Interno, ma addirittura lo fa. A proposito di paragoni fra mele e pere, segnaliamo quello fra i nostalgici del Duce e di Rauti e un tizio di FdI che 16 anni fa andò a un party in costume nazista: possibile che nessuno distingua fra una cosa seria e una goliardata? Càpita poi che il Fatto immortali una brigata di renziani che se la spassa a Formentera mentre tenta di scippare ai poveri i 500 euro al mese di reddito di cittadinanza al grido “dovete soffrire e sudare”. La risposta degli scioperati è: “Anche Travaglio è stato a Formentera”. Già, ma non è un parlamentare, non campa di soldi pubblici e soprattutto non ha mai dato lezioni di laboriosità a chi vive in miseria. Se non capiscono la differenza, gli facciamo un disegnino.