I Grandi attorno al tavolo

Occhi puntati sulla Cop26 di Glasgow, sarà l’ultima occasione per salvare il Pianeta

Quello in cui siamo entrati è il decennio cruciale del clima: tutte le possibilità di mantenere l’aumento della temperatura entro certi limiti si giocano da qua al 2030, quindi l'incontro dell'autunno prossimo è un appuntamento fondamentale per cercare di salvare la Terra dalla catastrofe. Occasione anche per i movimenti per far sentire la loro voce

Di Lorenzo Tecleme (Fridays For Future Italia)
31 Agosto 2021

Alla fine di quest’anno, tra il trentuno ottobre e il dodici novembre, si terrà a Glasgow la ventiseiesima Conferenza delle Parti, cioè il più importante incontro delle Nazioni Unite dedicato alla crisi climatica. A partecipare saranno i delegati di tutti i Paesi del mondo, e l’obiettivo dichiarato di questi meeting è ridurre le emissioni climalteranti.

C’è un momento, insomma, in cui i grandi della terra si siedono attorno ad un tavolo e discutono solo di riscaldamento globale. Un sogno, per qualsiasi attivista. Ma gli esiti di questi negoziati nel tempo sono stati a dir poco scarsi. il Protocollo di Kyoto, firmato al termine di Cop3, non ha nemmeno lontanamente portato ai risultati attesi. Cop15 a Copenaghen, annunciata come un punto di svolta, si risolse in un nulla di fatto. L’ultima Conferenza davvero significativa è stata la Cop21 del 2015, resa celebre dagli Accordi di Parigi. Questi ultimi hanno segnato un cambio di passo importante nelle attese (per la prima volta si è parlato di emissioni zero, ci si è dati dei limiti temporali, si è parlato di restare sotto i +1.5°C di aumento della temperatura media globale) ma non nelle emissioni, che dal 2015 ad oggi hanno continuato a crescere.

Perché, allora, tanta attenzione attorno alla Cop di quest’anno?

  • Non c’è più tempo. Quello in cui siamo entrati è il decennio cruciale del clima. Significa che tutte le possibilità di mantenere l’aumento della temperatura entro certi limiti si giocano da qua al 2030. E’ chiaro: perdere questa Cop significa perdere un’occasione d’oro per dare al Pianeta una roadmap comune sul tema. Significa, forse, perdere l’ultima occasione.
  • Perché arriva dopo anni cruciali. Cop26 è la prima Cop politica dopo il 2019, l’anno dei grandi scioperi per il clima. Cop26 è la prima Cop politica dopo il 2020, l’anno del Covid e quindi dei miliardi mobilitati per risollevare le economie – ed evidentemente movimentare questi soldi sul petrolio o sulle rinnovabili fa tutta la differenza del mondo. E’ la prima Cop politica dopo (o meglio, durante) il 2021, l’anno dei grandi annunci sul clima. Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una corsa al rialzo dei target di riduzione delle emissioni senza precedenti. La Cina ha promesso picco delle emissioni al 2035 e neutralità carbonica al 2060. Europa, Stati Uniti, Regno Unito e altri (dal Giappone alla Corea passando per Filippine e Colombia) hanno promesso le emissioni zero nette al 2050 – come suggerito dagli Accordi di Parigi – e target intermedi al 2030 che vanno dal meno cinquanta per cento delle emissioni statunitense al meno settantacinque filippino. Ancora troppo poco, ancora solo promesse, ma sicuramente un fatto politico inaspettato.
  • La Cop è anche fuori dal palazzo. Ovvero, le Conferenze delle Parti sono anche enormi occasioni di mobilitazione, di attivazione della società, di protesta, di conflitto, di esposizione mediatica per movimenti e attivisti. Un palco prezioso da cui urlare. Non a caso il 24 settembre, a pochi giorni dalla Pre-Cop (il più grande evento preparatorio della Cop stessa) torneranno gli scioperi per il clima.

Cop26 è una Cop politica. Da un quarto di secolo tutti gli anni (ad eccezione del 2020 per ovvie ragioni) gli Stati si sono incontrati in occasione delle Conferenze delle Parti. Ma la gran parte di questi incontri sono stati tecnici, votati dal principio a fare solo piccoli passi avanti nelle interlocuzioni. Solo alcune Cop sono già annunciate come politiche, momenti in cui si metteranno sul tavolo negoziale le questioni che contano davvero. Cop26 è una di queste. È un pò come se, a livello italiano, fossimo alla vigilia di un fondamentale Consiglio dei Ministri dedicato al clima: potremmo mai disinteressarcene?

Non sappiamo quali saranno gli esiti di Cop26. Sicuramente già da ora sappiamo che quanto verrà deciso non basterà. Ma le grandi cose accadono solo quando milioni di persone alzano la voce, scendono in piazza, alzano il dito non solo contro i singoli responsabili – siano essi capi di stato o manager di grandi multinazionali – ma anche contro il sistema che li ha messi là.

Oltre a delegati, giornalisti e attivisti le Cop sono piene di lobbisti, uomini delle corporation che col loro agire silenzioso cambiano in peggio le decisioni della politica. La piazza, i giovani, le persone comuni, sapranno essere più forti di loro?


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