È ufficiale: qualcuno sta spacciando sostanze psicotrope tagliate male nel mondo dell’informazione. Ieri mattina chi s’è affacciato all’edicola è subito corso a barricarsi in casa alla notizia che il Paese, peggio dell’Afghanistan, è sotto il dominio pieno e incontrollato delle orde No Vax e No Pass, pronte ad assaltare treni e stazioni. “Follia No vax, è caccia all’uomo”, “Allarme per gli assalti in 54 stazioni: ‘Pronti a bloccare il traffico ferroviario’”, “Ci mancavano i clandestini No vax” (Libero); “Pandemia di No Vax. Escalation di violenza” (Giornale); “Tolleranza zero contro i No Vax”, “I cattivi maestri dell’odio: fascisti e influencer” (Repubblica), “Assalti no vax, stazioni blindate” (Corriere), “Legittimo impedire atti violenti. La Costituzione autorizza a manifestare, ma senz’armi…” (Cassese). Poi, nel pomeriggio, mentre ammassavano sacchi di sabbia alle finestre e cavalli di frisia agli usci, si è appreso che l’Isis antivaccinista non s’è vista, lasciando desolatamente soli i poliziotti in assetto antisommossa.
Poi c’è Dagospia, detto ora Dragospia per i droplet che riversa sul premier trasformandolo in macchietta e minacciandone l’incolumità (a quando i test salivari?): ogni giorno, con l’aria di chi la sa lunga, svela gli psichedelici consigli che io darei a Conte. Prima gli ho fatto candidare a Milano una nostra consigliera d’amministrazione perché ci tengo ad avere un consigliere comunale. Poi ho pubblicato la notizia di Draghi che sonda i partiti in vista del Quirinale perché voglio “Draghi sul Colle” e dunque “il voto anticipato, col beneamato Peppiniello che evita di sgualcire le pochette aspettando il 2023”. Infine ho indotto Conte a non candidare nessuno nel decisivo collegio di Primavalle nell’ambito di una geniale “strategia suicida” studiata a tavolino. Tenetevi forte: “La coppia Conte-Travaglio è convinta che una sonora sconfitta alle Amministrative incoraggerà la base grillina, oltre che Di Battista, a rivoltarsi contro il governo”. Quindi Conte, su suggerimento del sagace sottoscritto, punta a perdere ovunque e il più rovinosamente possibile, come quel tale che si tagliò le palle per far dispetto alla moglie. Intanto, sul Sole 24 Ore, il noto alchimista D’Alimonte, dai cui alambicchi dopo l’Italicum può uscire di tutto, lancia l’ideona di “Una maggioranza Draghi dopo il 2023”, un “grande centro Lega-Pd”, senza curarsi di dettagli come gli elettori. Ma solo a patto che “il premier non vada al Quirinale”, sennò non potrebbe fare anche il premier. Però il rag. Cerasa, sul Foglio, supera anche quest’ultimo ostacolo: SuperMario vada al Colle e “governi il Paese dall’alto”. Insomma: “non perdere per strada Draghi nei prossimi sette anni”. E soprattutto non abbandonarlo in autostrada.