GREEN PASS, SALVINI STRETTO TRA DRAGHI E MELONI. In attesa del Green pass esteso, oggi la legge sul certificato verde approda in Parlamento e domani inizieranno le votazioni (con il Carroccio che sta spingendo per evitare la fiducia, in cambio rinuncerebbe agli emendamenti). Dopo il voto contrario della Lega in commissione e la sberla di Draghi a Salvini, minacciato con l’obbligo del vaccino, il leader del Carroccio sembra aver ceduto alla linea del premier. Ancora oggi ripeteva che “non si può chiedere agli italiani il Green pass per andare in pizzeria e far sbarcare 40 mila persone senza nessun limite, regola, vaccino, controllo e certificato”. Il perché di frasi come questa è presto spiegato: i sondaggi continuano a penalizzare la Lega, che si trova sempre più stretta all’angolo dai cugini di Fratelli d’Italia. E anche sul Green pass dentro al partito i malumori sono evidenti (e potrebbero tradursi in voti contrari in Aula), per questo Salvini cerca altri terreni di scontro, come il reddito di cittadinanza, gli immigrati e il nucleare. Ma sul giornale di domani ci occuperemo anche di un altro aspetto che riguarda i vaccini: “La possibilità che ci siano medici e operatori sanitari non vaccinati che lavorano, con gli occhi bendati delle Asl, c’è eccome”. E non parliamo di una percentuale minima ma “dell’80% di sanitari che stanno lavorando, nonostante non abbiano i requisiti di legge per farlo, ovvero la vaccinazione, perché la legge non è applicata”. È l’allarme lanciato dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. Sempre nel comparto parleremo anche del fallimento del G20 della Sanità, testimoniato anche dall’appello dell’Oms, secondo cui bisognerebbe “aiutare ogni Paese a vaccinare almeno il 10% della popolazione entro la fine di questo mese e almeno il 40% entro la fine dell’anno”, per arrivare al “70% della popolazione mondiale vaccinata entro la metà del prossimo anno”. La realtà segue strade diverse. Qui i dati dei contagi delle ultime 24 ore (che scontano sempre il ridotto numero di tamponi della domenica).
DRAGHI E IL TOTO-COLLE DEI MIGLIORI. Sono sempre più gli appelli dei vip che chiedono pubblicamente il bis a Mattarella, ieri Marco Mengoni che segue di qualche giorno la sortita di Benigni. Dietro la sua conferma si va delineando uno schieramento politico contrario al voto anticipato, a partire da Enrico Letta. Dall’altra parte c’è il partito di SuperMario che ormai è assestato sull’equazione Draghi Quirinale uguale voto anticipato. La dichiarazione di Bettini alla festa del Fatto (“Io sono contrario alla formula secondo cui il governo Draghi è il mio governo e secondo cui il suo programma è il nostro programma”) sta dividendo il Pd e c’è poi il duo Salvini-Meloni convinto di questa tesi. Sul giornale di domani vedremo come si stanno muovendo gli schieramenti e con quale sistema – nel caso – si andrebbe a votare.
IL NUOVO WELFARE SONO LE ELEZIONI. Le amministrative sono sempre più vicine e mai come questa volta si registra una moltiplicazione dei candidati: tra municipi e Comune, nelle grandi città se ne trovano a migliaia. Sul Fatto di domani vedremo cosa sta succedendo e analizzeremo questo nuovo modello di “welfare” per portare a casa qualche soldo.
LA DESTRA SPARA SUL REDDITO, MENTRE ANCHE L’OCSE LO LODA. Continua l’assalto della destra al reddito di cittadinanza. Matteo Salvini l’ha scelto come nuovo obiettivo: “Ha portato solo problemi: lavoro nero e disoccupazione. Lavoreremo per modificarlo o cancellarlo”, ha detto. Frase a cui ha fatto eco l’altro Matteo, Renzi: “Io in sintonia con Salvini e Meloni sul reddito di cittadinanza?”, si chiede il leader di Italia Viva che poi afferma: “E’ giusto combattere la povertà ma questo sistema non funziona, crea sprechi e qualcuno ci mangia pure. Io sono per voltare pagina, spero lo faccia Draghi”. La risposta di Giuseppe Conte non si è fatta attendere: “In questi giorni assistiamo a una campagna vergognosa contro il reddito di cittadinanza. Trovo vigliacco e folle che esponenti politici, per giunta con trattamenti economici privilegiati, chiedano di abrogare una misura di civiltà nei confronti di chi non ha nulla”. Il tutto nel giorno in cui anche l’Ocse riconosce l’ultilità della misura: l’introduzione del reddito di cittadinanza “ha contribuito a ridurre il livello di povertà delle fasce più indigenti della popolazione”.
IL TOUR DI CONTE, OGGI A NAPOLI. Oltre a parlare di reddito di cittadinanza, a Napoli Conte ha presentato la lista del M5s al comune, visitando tra l’altro il Rione Sanità e incontrando insieme a Roberto Fico il movimento dei disoccupati organizzati (che all’inizio lo aveva contestato e poi chiesto un incontro). Il caso partenopeo è uno dei pochi in in cui si è realizzata la convergenza giallorosa con il Pd, ma soprattutto è l’unico caso di candidato veramente “contiano”. Le elezioni del 4 ottobre saranno le prime per il nuovo M5S. Il leader tende a minimizzare il peso dell’appuntamento: “Non mi preoccupa affatto questo passaggio, è chiaro che le liste si sono formate quando ancora non ero insediato alla guida del M5S, quindi il nuovo corso non può essere ancora questo”. Già dal palco della festa del Fatto Conte aveva riconosciuto che il nuovo M5s non potrà, almeno per ora, smarcarsi dai problemi del vecchio: non avere radicamento in alcuni territori e racimolare pochi voti in molte elezioni locali. “Alle amministrative il M5s ha avuto sempre difficoltà, ha avuto poco radicamento sul territorio e storicamente risultati molto modesti. Oggi non potrà cambiare, io ci metto la faccia e andrò a fare campagna dove magari prenderemo il 3%”. Sul Fatto di domani vi racconteremo della giornata napoletana di Conte.
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È tornato Durigon (per davvero). Senza annunci e dopo aver disertato tutti gli ultimi appuntamenti elettorali in cui era atteso, il fascioleghista Claudio Durigon è apparso in un comizio a Latina ieri sera.
Prove di golpe? Fa discutere un documento firmato dall’ex ministro greco Yanis Varoufakis, dall’ex segretario del Labour Jeremy Corbyn e dal premio nobel Perez Esquivel che denuncia che Bolsonaro starebbe organizzando un assalto al palazzo del governo se dovesse perdere le presidenziali contro Lula.
Addio a Jean-Paul Belmondo. Il nostro ricordo dell’attore.
La festa del Fatto. Anche quest’anno un successo per i 16 incontri in streaming, seguiti da decine di migliaia di persone. Domani un portfolio fotografico dei tre giorni di eventi e una rassegna delle frasi più rilevanti dei nostri ospiti sul palco.