Codice rosso per i ghiacciai italiani minacciati sempre più dalla crisi climatica. Entro la fine del secolo la maggior parte di essi, secondo studi scientifici, potrebbe scomparire ed entro il 2050 quelli al di sotto dei 3.500 metri saranno destinati molto probabilmente alla stessa sorte. Le temperature medie degli ultimi 15 anni non ne permettono la sopravvivenza. È quanto denunciano Legambiente e il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) impegnate con la seconda edizione di Carovana dei ghiacciai, la campagna itinerante, con partner Sammontana e partner sostenitore FRoSTA, partita il 23 agosto e che fino al 13 settembre monitorerà lo stato di salute di 13 ghiacciai alpini e del glacionevato del Calderone, nel massiccio del Gran Sasso. Al centro dei monitoraggi: i ghiacciai dell’Adamello (Lombardia), quelli della Val Martello nel Parco dello Stelvio, il ghiacciaio del Canin in Friuli Venezia Giulia. Tappa anche sull’Appennino questo fine settimana, per osservare il glacionevato del Calderone, in Abruzzo, tra i più meridionali d’Europa per poi risalire nel nord-ovest alpino con i ghiacciai del massiccio del Gran Paradiso (Piemonte e Valle D’Aosta) e concludere la campagna il 13 settembre presso il Forte di Bard (AO).
La campagna è stata inserita nella piattaforma All4Climate – Italy che raccoglie tutti gli eventi dedicati alla lotta contro i cambiamenti climatici che si svolgeranno quest’anno in vista della COP26 di Glasgow. Nel corso di ogni tappa, Legambiente insieme al Comitato Glaciologico Italiano sta realizzando dei monitoraggi scientifici ad alta quota per osservare le variazioni storiche dei ghiacciai e per monitorare le trasformazioni glaciali, seguendo il modello delle Campagne glaciologiche che il CGI realizza annualmente dal 1911. Il monitoraggio in questione, oltre a permettere di documentare l’impatto della crisi climatica, consentirà anche valutarne gli effetti sul territorio. La deglaciazione, infatti, coinvolge il deflusso delle acque e il suo stoccaggio così come gli ecosistemi alpini nella loro globalità. Già adesso si osservano i primi effetti concreti su acqua potabile, raccolti, irrigazione, servizi igienico-sanitari, energia idroelettrica e stazioni sciistiche. Di tappa in tappa, nel corso di Carovana dei ghiacciai sono organizzati anche incontri, mostre, escursioni per conoscere il territorio montano, ed è inoltre previsto uno speciale momento di raduno, il “saluto al ghiacciaio”. “I ghiacciai delle nostre montagne – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – continuano a soffrire. Tutto ciò accade in un’estate caratterizzata sempre più da eventi estremi. Carovana dei ghiacciai ha la capacità di raccontare in maniera tangibile gli effetti della crisi climatica sul territorio a partire proprio dai ghiacciai, indicatori sensibilissimi del cambiamento climatico”.
Preoccupante, infatti, la situazione emersa già dalle prime quattro tappe: ogni anno spariscono dalle masse glaciali dell’Adamello 14 milioni di metri cubi di acqua. L’area del ghiacciaio si è ridotta dai circa 19 km2 del 1957 ai circa 17.7 del 2015. Progressiva riduzione anche dello spessore pari a 10-12 metri dal 2016 ad oggi. Nel Parco dello Stelvio, anche il ghiaccio della Vedretta Lunga è in sofferenza. Negli ultimi 17anni ha perso 20 metri del suo spessore. La sua fronte si è ridotta di quasi un km tra il 1979 e il 2019 con 28 metri di regresso solo tra il 2020 e il 2021. “Abbiamo ghiacciai che scappano sempre più in alto, inseguiti dal bosco – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi Legambiente –. Cascate che crescono di volume a vista d’occhio, bellissime se non fosse che sono il risultato di una fusione sempre più accelerata dei ghiacci. Meravigliosi draghi bianchi e dame dagli strascichi bianchi sempre più grigi e rimpiccioliti che si vanno smembrando in molteplici frammenti, perdendo volumi enormi come il Vedretta Lunga che in meno di 20 anni ha perso uno spessore pari ad un palazzo di 6/7 piani per poi sparire definitivamente. Infatti, nella più ottimistica ancorché difficilmente realizzabile previsione ricavata dalle proiezioni di deglaciazione della provincia di Bolzano, al massimo solo un terzo di questi entro fine secolo potrebbe sopravvivere”.
Situazione non buona anche per i ghiacciai del Canin, in Friuli Venezia Giulia, che in un secolo hanno perso complessivamente circa l’84% dell’area che ricoprivano ed il 96% del loro volume. Sull’Appennino, la Carovana dei ghiacciai ha fatto tappa sul Calderone, in Abruzzo, sul Gran Sasso. Qui dal 2000 il ghiacciaio del Calderone è diviso in due glacionevati. Negli ultimi 25 anni la sua superficie si è ridotta del 65% e il suo spessore è diminuito di 9 metri. Nello stesso arco di tempo la superficie glaciale – che nel 1994 risultava ancora superiore a 6 ettari – si è ridotta di oltre il 65%, arrivando a misurare ormai poco più di due ettari. Come per tutti gli altri ghiacciai italiani anche sul Calderone il segnale dell’inquinamento è risultato molto evidente con, ad esempio, anche la presenza di tracce di Cesio radioattivo a seguito dell’esplosione del reattore di Cernobyl nel 1986.
Il CGI, principale riferimento in Italia per gli studi dell’ambiente glaciale e partner scientifico della Carovana dei ghiacciai, condividerà le sue esperienze di ricerca e un patrimonio di dati secolare custodito nell’archivio del Comitato che ha sede presso l’Università degli studi di Torino.
Il viaggio della Carovana dei ghiacciai si potrà seguire anche sulla pagina Facebook di Legambiente Alpi dove verranno postate news, foto, video, interviste. Hashtag della campagna: #Carovanadeighiacciai #Changeclimatechange.