“Due donne affiancate. A sinistra c’è una giovane signora con una bella massa di ricci rossi e una Ffp1 verde calata sotto il mento che protesta indignata: ‘Mascherine, Green Pass, tracciamenti… Viviamo in una dittatura!’. A destra c’è un’afghana nuovamente prigioniera del suo burqa viola, che dalla fessura per gli occhi la guarda basita e replica: ‘Ma vaffanculo!’. Non voglio banalizzare. Ma al fondo è un po’ anche questa la morale della favola”.
Trascrivo l’esemplare conclusione dell’editoriale di Massimo Giannini su La Stampa, dedicato agli obblighi vaccinali e precauzionali imposti dalla pandemia perché sempre domenica scorsa, alla Festa del Fatto, Giuseppe Conte si soffermava sull’archiviazione del Vaffa di grillesca memoria nel nuovo statuto del M5S. Sì, certo, un reperto del passato che tuttavia sfrondato dall’espressività troppo “aggressiva” riacquista oggi una sana funzione liberatoria. Perché se davanti ai piagnistei sulle supposte torsioni costituzionali derivate da vax e pass, denunciate da filosofi di chiara fama tv basta un minuto di raccoglimento alla memoria, il vaffa deflagra incontenibile davanti all’uso, anch’esso televisivo, degli “sfessati”.
Espressione usata dal grande vecchio di Mediaset, Fedele Confalonieri e così argomentata sul Foglio. “Il talk-show deve fare casino, sennò chi lo guarda?”. “Vorrei vedere lei a condurre per tre ore”. “I no vax sono quattro gatti messi male insieme che non riescono nemmeno a riunirsi alla stazione di Milano che nessuno prende sul serio”, e così cazzeggiando.
Ci sarebbe già ampia materia per sigillare sul telecomando le reti del Biscione, ma sentite questa: “Gli spettatori sanno distinguere”. Infatti, lo sanno fare così bene che deve scendere in campo Sergio Mattarella per suonare l’allarme contro i violenti agit-prop della dittatura sanitaria. Lavoro per la Digos se non fosse che l’impostura, poi rilanciata in studio da suadenti untorelli a gettone, travestita da dubbio e legittima perplessità, colpisce a casaccio tra quegli italiani non ancora vaccinati e che non sanno decidersi.
Del resto “il talk-show deve fare casino”, e quanto al fuori dal coro Mario Giordano, sempre piuttosto agitato quando si parla di fiale e siringhe, il mitico Fidel rassicura che “ogni tanto deve giocare a fare il cazzone ma è bravissimo”. Ah be’, allora.