Più passano i giorni, più appare chiaro che Draghi non ha alcuna intenzione di imporre i vaccini forzati a 4-5 milioni di No Vax: il suo annuncio “si va verso l’obbligo vaccinale” era una boutade, un ballon d’essai, uno spaventapasseri per indurre il fu Salvini a più miti consigli sul Green Pass. Come quando i genitori, per costringere il bimbo riottoso a fare qualcosa, lo minacciano: “Guarda che chiamo il babau e ti faccio mangiare”. Il bello è che nel frattempo la sparacchiata draghiana, come ogni sospiro o droplet che esce dalla sua bocca, ha già fatto il pieno di consensi: un festival di lingue, salmi, cantici e gridolini di giubilo (Evviva! Era ora! Lo dicevo, io! Sante parole! È un bel presidente!), seguiti dalla scomunica per chiunque obietti qualcosa (Vergogna! Orrore! No Vax che non siete altro!). Figurarsi che faccia faranno i turiferari quando si scoprirà che quel mattacchione di SuperMario scherzava. La scena ne ricorda una del 2006, quando B. in forma smagliante dichiarò testualmente: “Nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi”. L’ambasciatore cinese protestò. Ma lui insistette: “Ma è la Storia! Mica li ho bolliti io, i ragazzini. Se poi non si può nemmeno esprimere una certezza…”.
Intanto i suoi servi sciocchi, anziché sorvolare per carità di patria, si scapicollarono a dargli ragione. Il più lesto, oltre ai camerieri di FI, Lega e An, fu Renato Farina che lanciò la lingua oltre l’ostacolo su Libero: “Ecco le prove: mangiavano i bimbi. Un libro conferma la verità di Berlusconi. E la sinistra, negando, uccide un’altra volta… Su questi bambini ci si scherza su. Come se fosse una barzelletta. Siccome la frase è di Berlusconi, diventa una battuta… Altro che balle. Balle una sega… Ha assolutamente ragione”. Un altro noto sinologo di scuola arcoriana, Filippo Facci, scodellò sul Giornale un altro studio molto accurato sul tema, dal titolo: “Li mangiano ancora”: “In Corea del Nord ultimamente si sono perpetuati cannibalismi e assassini a scopo alimentare a causa di carestie, inondazioni e disperazione”, senza peraltro spiegare che diavolo c’entrasse la Corea del Nord con i “bambini bolliti per concimare i campi” nella Cina di Mao. Mentre Betulla, Facci e gli altri scudi umani sudavano le sette camicie su Google a caccia di altre minchiate da appiccicare a quella del padrone, quello se ne uscì bello fresco con una ritrattazione in piena regola: “Be’, sì, sulla Cina ho fatto un’ironia discutibile, non mi sono trattenuto…”. E li lasciò lì con le lingue a penzoloni, esposti al ludibrio generale: avevano trasformato in dogma una battuta. La cosa comunque non arrecò nocumento alle loro carriere: per non perdere la faccia, il segreto è non averne una.