Scrive Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera che Mario Draghi “si sta trasformando di fatto in una sorta di De Gaulle italiano”. E cita la frase “i partiti svolgano pure il loro dibattito. Il governo va avanti”, come rivelatrice della indifferenza rispetto alla volontà dei partiti da parte di un premier che attinge il potere direttamente dalla “volontà del Paese”. A noi, più banalmente Draghi sembra il preside di una scuola di ripetenti. Un po’ rassegnato e un po’ indulgente, soprattutto nel momento in cui gli zoppicanti alunni affrontano quel corso di recupero che sono le elezioni amministrative del 3 ottobre.
Forse sbagliamo ma il Salvini che dopo avere ritirato gli emendamenti della Lega sul green pass vota le modifiche di FdI non sembra affatto un ambiguo cospiratore ma piuttosto il consueto Salvini che cerca di barcamenarsi per ricompattare l’elettorato di centrodestra in difficoltà in quasi tutte le grandi città dove si vota. Come dimostra la scenetta da fotoromanzo rosa con la Meloni (in rosa) in quel di Cernobbio che alla luce della famelica concorrenza tra sovranisti potrebbe intitolarsi ‘l’unione fa la farsa’.
Quanto a Giuseppe Conte il preside Mario ne conosce le difficoltà (ricostruire dalle macerie il M5S in periferia) e i limiti (compito che richiederebbe un anno o giù di lì). E dunque se su temi come la controriforma Cartabia o il reddito di cittadinanza il suo predecessore alzerà leggermente la voce per evitare la catastrofe elettorale, il comprensivo preside se ne farà una ragione.
Che dire poi di Enrico Letta, segretario del Pd fuori sede impegnato a farsi eleggere a Siena? Decisione, oltre che rischiosa visto l’esito incerto, poco comprensibile quando manca poco più di un anno alla fine della legislatura. Ma ci vuole pazienza, qualità che al preside non manca di sicuro. Ci sarebbe poi Matteo Renzi ma quello, in vacanza permanente, ai voti è disinteressato così come i voti sono disinteressati a lui. Insomma, la solita situazione grave ma non seria che tuttavia impegna le menti più autorevoli e l’indomita armata dei talk a pestare l’acqua nel mortaio. Ma, come dice Confalonieri, provate voi a parlare del nulla per tre ore.