Il 17 giugno 1953 gli operai affamati di Berlino Est scendono in piazza contro il regime della Germania Est, che grida alla provocazione fascista e invoca l’Armata Rossa. E il segretario dell’Unione degli scrittori gli dà manforte: “La classe operaia di Berlino ha tradito la fiducia che il Partito aveva riposto in essa. Ora dovrà molto faticare per riconquistarla”. Anni dopo Bertolt Brecht ribalterà quelle parole per evidenziarne l’assurdità: “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, il governo deve scioglierlo e nominarne uno nuovo”. Fateci caso: è ciò che oggi sostengono, restando seri, i cantori del piano Draghi Forever. Han faticato così tanto a rovesciare il Conte-2, figlio legittimo delle elezioni del 2018 (M5S primo, Pd secondo) e poi a incensare l’ammucchiata rissosa e inconcludente dei Migliori, che ora tremano all’idea di ricominciare daccapo. O, peggio, di affidare la scelta del prossimo governo agli elettori. Pretendono di decidere loro coi loro padroni, qui e ora. Solo che non sanno come dirlo né come farlo, sempre per via di quel guastafeste del popolo sovrano, che da una decina d’anni si ostina a votare chi non vogliono loro. Premia, pensate un po’, i “populisti” e, a giudicare dai sondaggi dell’estate che han visto crescere solo Meloni e Conte, persevera. Che fare?
Stefano Folli, col riportino a nido di cinciallegra sempre più spettinato, ci si arrovella ogni giorno su Rep. I bei tempi in cui incensava i governi B. e Renzi non tornano più: l’uno è al 5-6%, l’altro al 2. Salvini, che lui dava per acquisito alla causa “moderata” solo perché votava per Draghi, viene traviato ogni giorno dalla Meloni. I 5Stelle, dati da sempre per morti, godono discreta salute. E nel Pd, renziani a parte, l’amore per SuperMario non sboccia. Ma Folli non demorde: sogna “coalizioni più omogenee” che “taglino fuori i ‘populisti’ di destra e di sinistra” e “una maggioranza ridisegnata col ‘taglio delle ali’” contro il “bipopulismo” di Meloni&Salvini e del M5S. Ridisegnata da chi? Da lui e dai suoi compari, ça va sans dire. Sì, ma come? Cambiando la legge elettorale. Il Rosatellum, che tanto gli piaceva quando lo votarono Renzi, B. e Salvini, non gli garba più: ora serve “il proporzionale” o “il modello francese” che è “il modo migliore per plasmare alleanze abbastanza omogenee senza ritorni al passato”. Cioè a quella brutta usanza di far governare chi vince le elezioni. Noi non vediamo l’ora che si voti per goderci la scena: i “bipopulisti di destra e di sinistra” prenderanno il 60% e lui ci spiegherà come e qualmente spedirli all’opposizione “col taglio delle ali” per far governare gli sconfitti col 40%: sciogliendo il popolo e nominandone uno nuovo.