Lo si era capito: il governatore sardo Christian Solinas è un uomo assai fortunato in affari. E non solo per la vicenda dei ruderi di Santa Barbara acquistati dai frati nel 2002 per circa 50 mila euro e rivenduti (non ristrutturati) il 4 novembre 2020 per 550 mila euro al fornitore della Regione, Roberto Zedda. E neanche per quei 200.000 euro di caparra versati da Zedda dei quali si ignora il destino, visto che del rogito definitivo non v’è traccia, come svelato ieri dal Fatto. E neanche per gli 880 mila euro di mutuo che Solinas – lavoratore precario – ha ottenuto dal Banco di Sardegna, con i quali ha potuto acquistare una villa da 1,1 milioni a Cagliari. Quanto perché di vicende che lo vedono trattare affari che non vanno a buon fine (ma che lasciano caparre da centinaia di migliaia di euro in giro) Solinas sembra averne vissute più di una.
Il Fatto è in grado di svelare che la compravendita (con rogito scomparso) dei ruderi ha un precedente. Un’operazione assai simile a quella del 4 novembre 2020: anche questa volta si tratta di una compravendita immobiliare, ma di terreni agricoli. Anche stavolta a vendere è Solinas e a comprare è un importante imprenditore dell’isola; anche qui si firma un preliminare e viene versata un’ingente caparra (200mila euro); e anche di questa operazione nei documenti dell’Agenzia delle Entrate non vi è traccia di rogito. Insomma, una fotocopia di quanto accaduto 7 anni dopo con i ruderi.
Per raccontare questa vicenda bisogna tornare al 30 maggio 2013, quando, a poco meno di un mese dalle dimissioni da assessore regionale ai Trasporti della Giunta Cappellacci, Solinas si ritrova nell’ufficio del notaio cagliaritano Carlo Mario De Magistris. Ha appuntamento con Antonello Pinna, proprietario della Pinna Trasporti Logistica, una delle più importanti società di trasporto su gomma dell’isola. Solinas e Pinna devono infatti sottoscrivere il preliminare di vendita di 40.350 mq di terreno che l’attuale governatore sardo possedeva a Capoterra (Cagliari), ricevuti in eredità dal nonno materno, Amedeo, grazie a un testamento olografo stilato dallo stesso notaio De Magistris. Il prezzo fissato per il passaggio di mano dei terreni era di 400mila euro.
Dalla lettura del contratto si evince che alla firma del preliminare l’acquirente (cioè Pinna) ha dato al venditore (Solinas) una caparra confirmatoria di 200mila euro (la stessa cifra versata da Zedda a Solinas nel 2020). Soldi consegnati con 4 assegni circolari non trasferibili da 50mila euro l’uno, emessi il 30 maggio 2013 dal Banco di Sardegna. L’articolo 5 del preliminare fissava il rogito entro e non oltre il 30 maggio 2014. In quel giorno Pinna avrebbe dovuto versare i rimanenti 200mila euro. Tuttavia – come per i ruderi – anche per i terreni di Capoterra i documenti dell’Agenzia delle Entrate non riportano traccia del rogito. C’è l’annotazione del preliminare, ma manca quella del contratto definitivo.
Oggi Pinna è deceduto e i suoi eredi raggiunti dal Fatto si sono rifiutati di parlare. L’unica ammissione è che loro “non sanno nulla di terreni del padre a Capoterra”. Solinas, invece, come già era avvenuto per i ruderi, non ha ritenuto necessario rispondere alle circostanziate domande inviate dal nostro giornale via email. Così come non si è espresso circa l’opportunità che un uomo politico che fino a pochi giorni prima occupava la poltrona di assessore regionale ai Trasporti si metta a fare affari con un imprenditore che ha una importante società di autotrasporti.
Quindi anche per questa operazione – come per Santa Barbara – è impossibile sapere se il rogito non compare nei documenti a causa di un errore dell’Agenzia delle Entrate che non l’ha trascritto (il che sarebbe un record, considerando anche l’errore per la compravendita di sette anni dopo), oppure se proprio l’atto non è stato mai sottoscritto. E, in questo caso, che fine hanno fatto i 200 mila euro della caparra: li ha incamerati Solinas, perché l’acquirente si è tirato indietro? Oppure li ha restituiti all’imprenditore (in questo caso, però, Solinas avrebbe dovuto ridare all’acquirente il doppio della cifra nel caso in cui l’impossibilità a contrarre fosse stata dovuta a una sua negligenza)? Non è dato sapere.