Lunedì sera, a Otto e mezzo, Andrea Scanzi, attraverso argomenti inoppugnabili cercava di spiegare la necessità del Green pass all’avvocatessa Olga Milanese, che rappresenta il comitato che ha indetto i quattro referendum per abrogare il “subdolo strumento di discriminazione”. Era per forza di cose un dialogo tra sordi poiché mentre l’uno si appellava al buon senso e ai valori di umana solidarietà, l’altra, da professionista seria, parlava in rappresentanza della propria clientela. Tanto che quando Andrea ha ricordato le centotrentamila vittime della pandemia (130.000: proviamo a contarle una per una), per un attimo ho temuto che, come in certi noir un attimo prima del plot, la seria professionista replicasse: niente di personale.
Siamo tutti sostenitori, ci mancherebbe altro, della necessità del dialogo costruttivo nei confronti di chi è ancora restio a vaccinarsi, e non lo fa sulla base dei più diversi e rispettabili timori. Però, cercare di convincere chi sostiene le ragioni dei No vax, e No pass (ma anche dei No Aspirina e dei No supposte, se fosse necessario) per farne un uso politico, professionale o di visibilità mediatica, be’ trovo ciò non soltanto inutile ma anche un tantino ingiusto. Proviamo infatti a metterci nei panni di un paio di leader, casualmente di destra, consapevoli che nel serbatoio elettorale ci sono alcuni milioni di non vaccinati, difficilmente intercettabili dalla sinistra e dal centro Sì vax e Sì pass. E dunque potenzialmente disponibili alla (loro) causa. Chiaro che cercheranno di reclutarli, magari con una strizzatina d’occhio e un frasario ambiguo. La stessa campagna per il No potrebbe valere per i giornali in crisi di copie. O per i talk in crisi di audience. O per i pensatori in crisi di solitudine. O per i legali a corto di cause (buone o cattive non si butta nulla).
È la legge della domanda e dell’offerta. E i morti? Effetti collaterali. “Venghino siori venghino”. È il mercato bellezza. E tu, Andrea, non puoi farci niente.