Milano è stata per cinque giorni al centro della politica mondiale sul clima, non solo per quanto succedeva nel palazzo – Youth4climate e PreCop – ma soprattutto per quello che succedeva nelle piazze. Nel capoluogo lombardo si sono tenuti Youth 4 Climate e PreCop, i due grandi eventi preparatori alla Cop 26, la conferenza delle Nazioni Unite che si terrà a novembre a Glasgow. Il primo era rivolto ai giovani, ha visto la partecipazione di 400 ragazzi e ragazze da tutto il mondo ed aveva la funzione principalmente consultiva. Il secondo ha invece riunito delegati veri e propri, quelli che a Glasgow saranno chiamati ad aggiornare gli Accordi di Parigi. Nel grande centro congressi di Milano sono transitati in questi giorni Mario Draghi e Boris Johnson, Mattarella e Papa Francesco, Alok Sharma e Roberto Cingolani.
Com’è andata davvero
Lo ha urlato Greta dal palco: “Avete fatto cherry picking degli attivisti”! E la sensazione è esattamente quella. Il Ministero e le Nazioni Unite hanno fatto tutto al fine che i delegati giovanili della Youth4Climate fossero il più inoffensivi possibili e i temi di cui hanno discusso fossero poco rilevanti. L’obiettivo neanche troppo velato era lo Youth washing, una pennellata di volti giovani messa a coprire le responsabilità dei governi.
Ma nonostante tutto questo alcuni giovani là dentro hanno trovato il coraggio di farsi sentire: così alcuni giovani rompendo il protocollo hanno inserito nel documento finale la dirompente richiesta dell’abbandono del fossile entro il 2030, mentre altri hanno interrotto il discorso di Draghi al grido “No more greenwashing” e “El pueblo unido jamás será vencido”.
Dalla Precop invece niente di interessante è uscito. Accogliamo con favore la promessa di raggiungere i 100 miliardi per il Sud globale di cui si parla da anni, e così gli altri piccoli risultati che sembrano essere stati raggiunti nelle intenzioni, ma siamo davvero al minimo indispensabile. Se anche COP 26 proseguirà così, non verrà ottenuto nessun miglioramento significativo per il contrasto alla crisi climatica.
Tutto da buttare? Non proprio
La vera novità in questi giorni è arrivata dalle piazze. Oltre 50 mila persone hanno marciato a Milano durante il primo giorno della PreCop, forse la più grande manifestazione post pandemia in Italia. I risultati delle COP devono essere vincolanti: questo è il messaggio dei manifestanti e devono contenere l’abbandono dei fossili entro 10 anni, almeno nei paesi ricchi, mentre i paesi meno responsabili della crisi climatica devono essere supportati economicamente con trasferimenti a fondo perduto e non con nuovi debiti.
L’atmosfera in piazza era quella che Fridays for Future ci aveva abituato a conoscere: colorata, allegra, piena di cartelloni ironici. Durante la marcia si è cantato “keep it in the ground”, teneteli sotto terra, riferito ai combustibili fossili e si è urlato il celebre slogan “Giustizia climatica ORA”, lo stesso lanciato da Greta Thunberg dal palco di Youth4climate. È proprio la giustizia climatica uno dei temi forti di questa ondata di mobilitazioni: transizione ecologica può significare anche più welfare, più benessere, più lavoro – oltre la salvezza da collasso – e scusateci se è poco, ma solo se a guidarla sono le persone e non le lobby. Come hanno detto gli attivisti di Fridays for future Milano la speranza viene dalla piazza più che dal palazzo. E giovani questo lo sanno benissimo.