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Comunali 2021, ora Super-Mario stia attento a Lega e Salvini

5 Ottobre 2021

Si dice che la gallina che canta ha fatto l’uovo e a mettere sull’avviso Mario Draghi riguardo alle possibili conseguenze elettorali negative su Palazzo Chigi è giunto Matteo Salvini, gallo cedrone piuttosto malconcio che, reduce da una Waterloo insieme alla destra tutta, se ne è uscito a sorpresa con una frase allusiva: “Se qualcuno usa questo voto per abbattere il governo di unità nazionale fa qualcosa di irresponsabile”.

Poiché di crisi non aveva parlato nessuno, se giocassimo all’indovina chi sarà l’assassino, diciamo che il capo leghista avrebbe un paio di buoni motivi per segare la poltrona del premier. Infatti, al netto del caso Morisi, l’esperienza del Carroccio di governo somiglia ogni giorno di più a un bagno di sangue. È senz’altro vero che i candidati “civici” della destra sono andati quasi tutti allo sbaraglio (a parte il civis romanus Michetti, che affronta con Gualtieri un ballottaggio assai rischioso). Ma l’imbarazzo del sovranista Matteo nel condividere decisioni contronatura rispetto al consueto copione demagogico e qualunquista che gli ha regalato la vetta dei sondaggi (a cominciare dall’accettazione del Green pass generalizzato) sono sotto gli occhi di tutti.

Senza contare la concorrenza spietata di Giorgia Meloni, che dopo essersi collocata in beata solitudine all’opposizione, tra abbracci e baci a uso di fotografi e telecamere, gli ha sottratto un fracco di voti.

D’altra parte, il fu capitano è consapevole che la scoppola elettorale non farà altro che rinfocolare i distinguo dell’ala governista (Giorgetti) e dei governatori del Nord. Ragion per cui farebbe bene a evitare mosse sconsiderate per non agevolare il compito di chi già medita di sostituirlo al vertice di via Bellerio con, per esempio, un leghista più istituzionale e affidabile come Massimiliano Fedriga.

Al momento la soluzione più probabile è che Salvini pratichi l’immobilismo zen continuando però a tenere il piede in due staffe, come suo costume. Un po’ come l’asino di Buridano (scusate per le metafore animalesche, sarà per via della Bestia) che non sapendo scegliere tra due mucchi di fieno restò fermo e tanti saluti.

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