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“Il voto rafforza Draghi”, “Vince Draghi”. Infatti la Lega ha subito disertato il Consiglio dei ministri (peraltro con più di una ragione) perché SuperMario pretendeva il solito voto a scatola chiusa degli Ufo detti volgarmente “eletti dal popolo” sulla delega fiscale con riforma del catasto incorporata. Dopo le sconfitte della Lega (sorpassata dalla Meloni) e del M5S, che pagano anche l’adesione all’ammucchiata draghiana, sarà tutto un rafforzamento.
La destra paga il “fango del caso Morisi” e l’“agguato” di Fanpage alla Meloni. Parola delle educande di Libero, quelle di “Raggi patata bollente”.
“È la fine dei populisti”, dei “sovranisti” e “dell’antipolitica”. L’antipolitica è il primo partito: 45% di astenuti. Populisti e sovranisti, sempreché così si possano definire FdI, Lega e M5S, totalizzano nei sondaggi il 57-58%. Alle Politiche del 2018 erano al 55%, quindi sono pure aumentati. Ma un pallottoliere in redazione no?
“A destra vincono i moderati”. A Roma un elettore su tre vota tal Michetti solo perché gliel’ha chiesto la Meloni che, se si fosse candidata lei, avrebbe probabilmente vinto al primo turno. A Torino l’ultramoderato Damilano s’è fatto scavalcare da tal Lo Russo del Pd. A Milano il pediatra Bernardo straperde, ma non perché non sia moderato: perché non lo conosceva nessuno. Né come moderato né come estremista.
“Per far parte del nuovo centrosinistra, i 5Stelle devono invitare a votare Gualtieri e Lo Russo”. Il nuovo centrosinistra, per il Pd, non è un’alleanza, ma un’annessione. A Roma si ripresentava la Raggi, ma il Pd ha candidato Gualtieri; a Milano si ripresentava Sala e i 5Stelle erano pronti ad appoggiarlo, ma lui li ha respinti e ha vinto senza di loro. A Torino, Conte, Appendino, Letta e Boccia puntavano sul rettore del Politecnico Guido Saracco per un progetto comune che poteva sbancare al primo turno, come Manfredi a Napoli. Ma i dem locali hanno deciso di cancellare ogni traccia della sindacatura Appendino e candidato Lo Russo, il consigliere che l’aveva denunciata e fatta condannare per un debito di Fassino (tutto vero). E che ha pure siglato un solenne “patto” con l’ex FI Portas giurando di non fare accordi neppure al ballottaggio con gli appestati 5S. Intanto Gualtieri definiva la giunta Raggi “peggio di Alemanno” (condannato per Mondo di Mezzo). Per convincere gli elettori di Raggi e Appendino a votare Gualtieri e Lo Russo non servono appelli (fra l’altro poco dignitosi) di Conte: sono Gualtieri e Lo Russo che, se vogliono quei voti, devono chiederli, riconoscendo alcune delle cose buone fatte dalle due sindache 5Stelle. Volendo, non hanno che l’imbarazzo della scelta.