Ogni settimana in Italia consumiamo 50.000 metri quadrati di suolo, mentre prosegue il processo di urbanizzazione nelle grandi metropoli, in Italia e nel mondo. Sono questi solo alcuni dei dati dai quali parte il nuovo report firmato dal WWF “Verso Città ‘Nature Positive’: Decementifichiamo il nostro territorio – Rinverdiamo la nostra vita”. L’associazione del panda lo ha reso pubblico in occasione dell’evento Urban Nature del 10 ottobre, la festa della natura in città: all’Orto Botanico di Roma è andata in scena la manifestazione principale.
Attraverso tre filoni tematici “Decementifichiamo le città”, “Nutriamo la biodiversità” e “Rinverdiamo le nostre scuole” (declinati in altrettanti capitoli) il report raccoglie una rassegna di progetti pilota, proposte e modelli – tratti da decine di esperienze italiane, europee ed internazionali – per rivoluzionare i paradigmi delle nostre città, mettendoli a disposizione di istituzioni, realtà civiche attive sul territorio e cittadini per essere realizzati in maniera capillare. 14 gli autori che hanno collaborato alla creazione dello studio, tra cui docenti del Politecnico di Milano e delle Università di Roma Sapienza, Roma Tre, del Molise e dell’Aquila.
“In Italia continuiamo a divorare suolo amplificando gli effetti del cambiamento climatico e riducendo gli spazi naturali che ancora abbiamo a disposizione”, sottolinea la presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi che aggiunge: “Il 55% della popolazione mondiale abita in città ed è proprio nei centri urbani che si genera il 70% delle emissioni globali, per cui non è rinviabile un piano urgente per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, per la mobilità collettiva efficiente e green e la creazione di spazi verdi urbani diffusi”. Nel report l’associazione del panda sottolinea come “negli ultimi 6 anni un’altra città delle dimensioni di Lecce (circa 14 chilometri quadrati) è nata lungo le coste italiane al ritmo di 5 ettari a settimana”. Il tutto con il 20% del nostro territorio governato da piani urbanistici comunali antecedenti al 1995, e con 2,5 milioni di persone che risiedono in comuni con strumenti urbanistici “aggiornati” tra il 1969 al 1977, come viene documentato nel report dal gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila.
Esperienze consolidate non mancano, a tutte le latitudini: in Spagna (a partire da Bilbao) e nei Paesi Bassi, dove l’approccio eco-sistemico è stato applicato su scala regionale per realizzare infrastrutture verdi; a Barcellona, dove i servizi eco-sistemici sono stati considerati nella definizione e attuazione delle strategie per un progetto di green e blue infrastrutture (GBI); a Oslo dove è presente un progetto di una rete per tutelare le aree naturali esistenti e creare nuovi spazi verdi. Mentre in Italia nel comune di Rescaldina (area nord ovest di Milano) è stato presentato un Piano di Governo del Territorio (PGT) che prevede la realizzazione di infrastrutture verdi.
Ma è ancora troppo poco. Per fronteggiare l’avanzata inarrestabile del cemento e lavorare sull’adattamento ai cambiamenti climatici il WWF chiede una legge per fermare il consumo del suolo (una proposta giace in parlamento da circa 2 legislature), una pianificazione urbana rinnovata, una legge nazionale sul clima e l’adozione di una nuova strategia nazionale sulla biodiversità al 2030 in linea con gli obiettivi della Strategia UE.