Si temeva, dopo gl’incredibili abbagli di febbraio (“Draghi è grillino”, “Cingolani è grillino”), che Beppe Grillo avesse smarrito le sue proverbiali antenne: quelle che, sotto l’istigazione e la regia di Gianroberto Casaleggio, lo portarono a intercettare i segnali che agitavano sottotraccia le periferie politiche, sociali e mediatiche d’Italia, prima col suo blog, poi con i due VDay, poi con l’autocandidatura alla segreteria del Pd, infine col M5S. Invece l’altroieri, col suo appello alla “pacificazione” contro questa farsa di strategia della tensione sul Green pass, ha ritrovato improvvisamente il radar e la sintonia con la parte meno conosciuta del Paese. Gli è bastato che le urne si svuotassero e le piazze si riempissero, per darne la lettura meno scontata e conformista, dunque più seria e attendibile: liquidare tutti gli “anti”, anche i manifestanti pacifici di Roma e Milano, anche i Cobas e i portuali di Trieste, come “fascisti” è ridicolo e pericoloso. E sarebbe assurdo uscire dalla pandemia in assetto di guerra dopo esserci entrati e averla affrontata tutti insieme con la calma e la persuasione di Conte. Ora però che ha recuperato le antenne, Grillo dovrebbe compiere il passo successivo e abbandonare la strana passione per i “tecnici” (nel 2011 ebbe un fugace flirt pure con Monti). Tutta gente ben incistata nelle centrali del potere finanziario, dunque totalmente scollegata dalla realtà e dalla vita delle persone. Ricordate la Fornero? Fece piovere dalla sua torre d’avorio la controriforma delle pensioni, poi si accorse che, ops che sbadata!, le era sfuggito un piccolo dettaglio: 390mila esodati che si ritrovarono da un giorno all’altro senza più lo stipendio e senza ancora la pensione. Un genio.
Ora abbiamo SuperMario che, con quell’arietta da Maria Antonietta, si crede ancora alla Bce e detta le tavole della legge dal Sinai senza degnarsi di spiegarle alla plebe né preoccuparsi delle conseguenze. Anche quando sono note a tutti. Un mese fa, quando impose il Green pass per lavorare (caso unico nel mondo libero), non ci voleva un ex presidente della Bce per intuire che milioni di lavoratori sarebbero stati espulsi dal posto del lavoro e dallo stipendio senza poter essere sostituiti: una bomba sociale su milioni di famiglie, una carica di tritolo sull’ordine pubblico per le prevedibili proteste, un missile aria-terra sul sistema produttivo a corto di manodopera. Infatti molti incompetenti, noi compresi, l’avevano capito subito. Lui no. Ora, all’improvviso, Maria Antonietta Draghi e i suoi laudatores si battono la manina sul capino e scoprono che chi resta senza lavoro né stipendio s’incazza e le imprese senza manodopera si bloccano. Fortuna che questi sono i migliori: figurarsi se fossero i peggiori.