Il Fatto di domani. Il cappotto del centrosinistra: 8 a 1 nei capoluoghi, ma a vincere è l’astensione. La destra si lecca le ferite

Di Il Fatto Quotidiano
18 Ottobre 2021

BALLOTTAGGI, CAPPOTTO DEL CENTROSINISTRA: 8 A 1 NEI CAPOLUOGHI. POI C’È MASTELLA. Alla fine nelle grandi città è stato un 8 a 1 (più Mastella). A Roma Roberto Gualtieri vince con il 60%, a Torino Stefano Lo Russo con il 59% . La percentuale più ampia il centrosinistra la prende a Savona, con Marco Russo al 62,2%. Pd e alleati guadagnano anche Caserta, Cosenza, Isernia, e, soprattutto, Varese e Latina, dove sono stati riconfermati i due sindaci di centrosinistra uscenti Davide Galimberti (53,1%) e Damiano Coletta (54,5%). Il centrodestra ha vinto solo a Trieste, con Roberto Dipiazza al 51,3%. E poi c’è Benevento, dove vince la lista dell’ex sindaco di Ceppaloni, Clemente Mastella. Qui tutti i risultati.

IL PD ESULTA, MA L’ASTENSIONE È LA VERA VINCITRICE. Forti di uno scarto superiore a qualsiasi errore statistico, quasi 20 punti nelle proiezioni, i candidati di centrosinistra Roberto Gualtieri (a Roma) e Giuseppe Lorusso (a Torino) sono usciti per la conferenza stampa solo un’ora e mezzo dopo la chiusura dei seggi. Il primo ha ringraziato tutti, anche gli avversari, e ha detto di aver vissuto “una campagna bellissima”. Lo Russo ha ammesso un risultato “oltre le aspettative”. Poi ha parlato Enrico Letta, visibilmente gongolante. Per lui le elezioni sono state un trionfo, in cui si sarebbero “saldati” gli elettorati di Pd e M5S. Ma l’affluenza alle urne è stata di neanche il 44% al livello nazionale, con Roma maglia nera al 40,7% di votanti e Torino poco sopra il 42%. Sul Fatto di domani leggeremo i risultati delle amministrative anche e soprattutto a partire dal fenomeno schiacciante dell’astensione, anche con i pareri delle nostre firme.

LA DESTRA CON LE OSSA ROTTE: C’È CHI È PIÙ SCONFITTO DI ALTRI. Varese e Latina hanno un valore che va al di là del dato locale, perché rappresentano come l’alpha e l’omega della Lega. La prima è il territorio dove il partito ha avuto i natali, la seconda è la città di Claudio Durigon e dell’ambizione nazionale della “seconda Lega” di Matteo Salvini. Infatti il Capitano ha aspettato i risultati da Catanzaro, il più lontano possibile dalle sconfitte. E da dove ha gioco più facile a ribaltare le carte e dire che la Lega “ha più sindaci di prima”. Secondo un copione già rodato, Salvini si è messo ad attaccare la ministra dell’Interno Lamorgese per la gestione dell’ordine pubblico. E pur di rafforzare la sua tesi, in curioso corto-circuito, è anche arrivato a definire gli assaltatori della Cgil di due settimane fa “un manipolo di neofascisti”. Anche Giorgia Meloni non può non riconoscere la sconfitta e dice che sarà opportuno vedersi con Salvini il prima possibile. Dopo la sconfitta, insomma, la destra dà la colpa agli avversari, ma ci crede poco.

A TRIESTE IDRANTI SUI NO VAX. Salvini e Meloni, per rilanciarsi, hanno provato a schierarsi dalla parte dei triestini. Che però non sono più gli stessi. Dopo giorni di rocamboleschi annunci e contro-annunci sul proseguimento o meno dello sciopero, il picchetto no green pass davanti al cancello 4 del porto di Trieste è stato sgomberato, con cariche di alleggerimento e idranti, e Stefano Puzzer (controverso leader del Comitato che si era dimesso e poi ha ritirato le dimissioni) portato via a forza. Ma la protesta si è spostata in piazza dell’Unità d’Italia, dove hanno manifestato per tutto il giorno lunedì circa duemila persone, rispondendo all’appello Puzzer. La protesta non è più dei portuali, già convinti a tornare al lavoro, ma adesso si trovano cittadini di varie estrazioni, l’immancabile estrema destra e anche qualche gruppo radicale di sinistra. Il lavoro al porto è ripreso regolarmente (non essendosi mai realmente fermato), come chiesto dai sindacati confederali. Così è finita la saldatura tra un gruppo no vax e le organizzazioni del lavoro, e Trieste ha smesso di essere l’eccezione che era, tornando semplicemente una piazza no pass (o no vax). La raccontiamo sul giornale di domani.

SETTIMANA DI GREEN PASS E CODA IN FARMACIA. È entrato in vigore venerdì, ma i suoi effetti si vedranno solo dopo una settimana lavorativa completa. Nei primi tre giorni i certificati di malattia presentati dai dipendenti sono cresciuti di oltre il 20% e i tamponi di 100 mila unità. . L’associazione di categoria delle farmacie Federfarma e l’Ordine dei farmacisti hanno registrato richieste raddoppiate per i tamponi (40 mila test in due giorni in Piemonte, code e disagi a Bolzano e nelle città umbre, problemi in Emila Romagna). Per il presidente dei farmacisti Marco Cossolo i disagi non devono meravigliare: “Nessuno poteva pensare di fare in tutta tranquillità un tampone ogni 2 giorni”, la soluzione più veloce deve restare vaccinarsi. Le variabili critiche aumentano se consideriamo che la pubblica amministrazione rientrerà al 100% in ufficio soltanto da novembre. Anche perché sul piano dei trasporti siamo sempre punto a capo: resse e assembramenti sono all’ordine del giorno per i pendolari dei treni regionali e per chi prende la metropolitana o l’autobus. Sul Fatto di domani un doppio reportage da Roma e Milano. Un altro tassello del quadro viene dagli Stati Uniti, dove l’obbligo di certificato verde è stato introdotto settimane fa per i dipendenti federali, e quello che sta accadendo suona come una previsione sul futuro. Qui i dati dei contagi di oggi.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Indagato Domenico Arcuri. L’ex commissario all’emergenza Covid del governo Conte è stato interrogato dalla Procura di Roma per l’ipotesi di peculato, abuso d’ufficio e corruzione (su cui c’è una richiesta di archiviazione). Sequestrate 800 mila mascherine provenienti dalla Cina risultate irregolari.

Facebook e il metaverso. Che cos’è “Metaverse”, il nuovo progetto annunciato da Zuckerberg: una realtà virtuale all’ennesima potenza, a cui lavoreranno 10 mila nuovi assunti della società.

Mal di pancia da Cop26. Crescono le critiche al summit di Glasgow che si apre il 31 ottobre. Lo stesso governo inglese è spaccato sull’utilità dell’evento.

La morte di Colin Powell. L’ex segretario di Stato americano, famoso per la guerra in Afghanistan e Iraq, è morto a 84 anni per le conseguenze del Covid. Aveva lottato contro il cancro.

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