Eadesso chi glielo dice a Renato Brunetta? Il ministro ci ha messo la faccia: ha giurato che il Concorsone per reclutare esperti da affiancare alle amministrazioni del Sud perché gestiscano meglio le risorse dell’Europa destinate al Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha avuto sì qualche problemino, ma niente di che. Per lui è andato tutto a meraviglia e se i numeri sono stati risicati rispetto alle attese (sono arrivati a vincerlo in 821 e ora serve un nuovo concorso per reclutarne altri 2022), vuol dire che l’esame “è stato serio e rigoroso”. Perché Brunetta, che fa parte del governo dei Migliori, ha voluto scegliere i migliori esperti su piazza.
Eccoli, allora alcuni degli espertissimi del ministro della P.A. tra cui però regna il timor panico: vogliono sapere quali amministrazioni li assumeranno, ma soprattutto chi si farà carico di formarli. Ché “considerato come ha funzionato questo concorso, per la maggior parte siamo inesperti e lo sanno pure i sassi”, si sfoga in chat una candidata che ha vinto la selezioni e si è rivolta al Comune di Foggia per sapere quando dovrà prendere servizio: “Sapendo che non ho la minima esperienza (quelli del comune, ndr) si sono messi le mani nei capelli”. Un caso isolato? Magari. Le risponde un altro che come lei ha agguantato il contratto come tecnico specializzato in politiche della coesione: “Tranquilla, sei in ottima compagnia: io vengo dal Dams e ho una specializzazione in cinema. Al più ci metteranno a fare le fotocopie”. Un’altra mette le mani avanti chiarendo con i “colleghi” cosa ha già anticipato ai funzionari del Comune di Cagliari dove prenderà servizio: “Io sono stata chiara al telefono: ho già detto che non ho esperienza in materia di rendicontazione e quindi ho bisogno di un minimo di formazione”. E ancora. Un’altra vincitrice del Concorsone si sfoga. “Mi hanno chiamato dal Comune di Trapani per dirmi di rendermi disponibile per un colloquio. Mi hanno chiesto cosa sapessi di rendicontazione visto che la mia laurea in lingue non c’entra molto”. E c’è pure chi pensa di non presentarsi perché i comuni ora vogliono quantomeno vedere titoli e competenze. Come spiega un altro che ha preso contatti con l’amministrazione di Calimera (Lecce): “Vogliono sapere anche le mie esperienze lavorative e di formazione: panico, help”. Un altro confessa: “Con la mia laurea triennale non penso di avere un profilo appetibile o un’alta specializzazione”. Ma c’è chi cerca di rassicurarlo, come Elena: “L’esperienza la faremo sul campo”. Tutti si sfogano perché a un contratto di 3 anni non si può mica rinunciare: “Che voi sappiate ci sarà un po’ di formazione? Me lo chiedevo perché in teoria ci assumono come esperti, cosa che non sento di essere. A proposito io sono psicologa”.
Ma come è stato possibile tutto questo? In realtà all’inizio il Concorsone era davvero roba per esperti dove pesavano titoli di studio, specializzazioni e soprattutto competenze specifiche nel settore delle politiche di coesione da certificare puntualmente sulla piattaforma Step One gestita da Formez. Infatti dei 70mila che si erano affrettati a compilare la domanda, solo 8528 erano passati alla seconda fase, quella dei test scritti, che però sono stati il solito macello: domande sbagliate, refusi, tablet non funzionanti o che hanno fatto cilecca al momento dell’inserimento delle risposte ai test.
Risultato: solo poche decine sono arrivati a totalizzare il punteggio richiesto, ma poi c’è stato il colpo a sorpresa. Il ministero ha riammesso quelli che alla prima scrematura erano risultati sprovvisti dei titoli o delle competenze a cui è stato poi riservato un altro test di prova. Con il risultato che la gran parte degli 821 che alla fine hanno vinto il concorso sono proprio quelli riammessi con l’aiutino. E quelli con più competenze? Esclusi e lasciati a casa. Inutile finora ogni tentativo di recuperarli.
Ha provato a chiederlo il deputato di Alternativa c’è Andrea Vallascas in un’interrogazione in cui ha denunciato “la disparità di trattamento per quanto concerne i titoli richiesti e aggravata dal diverso grado di difficoltà delle prove”. Da Brunetta nessuna risposta. Avanti così.