Nel sottoscrivere il nostro appello per Liliana Segre al Quirinale, molti lettori osservano che “purtroppo l’ordinamento della nostra Repubblica non consente l’elezione del presidente da parte del popolo” (Susanna Di Ronzo). È così, anche se oggi più che mai, in assenza di una riforma costituzionale in senso presidenziale agli atti pressoché impraticabile, l’opinione pubblica ha tutte le possibilità di esplicarsi come meglio ritiene. Per esempio, con lo strumento della petizione, impulso etico connaturato con il Fatto Quotidiano, giornale che fin dall’origine agisce in simbiosi con la comunità dei propri lettori.
E seppure nell’attuale ordinamento la scelta del capo dello Stato è demandata a deputati, senatori e delegati regionali, non si vede perché nello scegliere la personalità ritenuta più adatta a rappresentare l’unità della Nazione i cosiddetti grandi elettori non debbano anche prestare orecchio alle valutazioni dei comuni cittadini. Insomma, il giudizio del corpo elettorale, da cui essi ricevono consenso e legittimità, non deve contare proprio nulla?
Siamo sempre lì, alla malaugurata idea che la politica, di riffa o di raffa, sia sempre e comunque “roba loro”. A cominciare dalla vergogna del Parlamento dei nominati che ha come conseguenza logica e inevitabile la marea montante delle astensioni. Non certo sul nome prestigioso di Liliana Segre, ma eventualmente sulla sua indicazione per il Colle possono esserci valutazioni anche diverse (il problema dell’età, anche se l’autocandidato Berlusconi le è quasi coetaneo e lei appare molto più pimpante).
Ma l’entusiasmo che pervade le lettere che pubblichiamo, i numeri straordinari a favore del nostro appello a poche ore dal lancio, il “ritorno alla politica” partecipata e appassionata, non dovrebbero suggerire qualcosina a lorsignori? Che, per dirne una, l’istituzione Quirinale non è solo roba loro ma dell’intero popolo italiano. Per questo, ora e sempre, forza Liliana!