L’altra sera, verso le 21, abbiamo avuto la netta sensazione che, a dispetto dei sondaggi, Conte e Letta abbiano ottime chance di vincere le elezioni: è stato quando Carlo De Benedetti ha dichiarato a Ottoemezzo che il primo è “un vuoto a perdere” e il secondo “non è un leader”. Non vorremmo invece essere nei panni di Mattarella e Draghi, colpiti e affondati dal bacio della morte di Cdb che li ha definiti “due fuoriclasse” da imbullonare alle rispettive poltrone, a costo di “torcere un po’ la Costituzione”. Massì, che sarà mai. L’ultima volta che il noto portafortuna diede del fuoriclasse a qualcuno fu il 14 novembre 2014 con Renzi, che infatti non se ne riebbe mai più. Ora naturalmente Cdb, forse per modestia, dimentica di averlo creato lui, il Rottamatore rottamato, nei laboratori del fu gruppoRepubblica, intuendone il genio già quand’era sindaco di Firenze e accompagnandolo amorevolmente di fiasco in fiasco fino alla catastrofe finale. Ora che Matteo Zerovirgola non conta più nulla, scopre che “non è una persona seria” perché “consigli gliene ho dati tanti, ma lui non ne ha seguito nessuno”.
Dimentica, sempre per modestia, che di consigli gliene dava anche Matteo e lui li seguiva. Come nel 2016, quando l’allora fuoriclasse gli spifferò in esclusiva l’imminente decreto Banche e lui corse a speculare in Borsa su quell’informazione privilegiata e proibita, guadagnando 600mila euro sull’unghia senza muovere un dito. Una simpatica usanza che purtroppo Conte interruppe bruscamente, infatti Cdb – dopo vari tentativi di avvicinamento respinti – prese ad attaccarlo, facendo la sua fortuna. Memorabile, il 14 luglio 2020, il suo vaticinio sulla disfatta di quella “nullità” di Conte al negoziato sul Recovery Fund, sette giorni prima che la nullità tornasse da Bruxelles con 209 miliardi in saccoccia. “Pur di liberarci di Conte e dei 5Stelle sono pronto a tutto, anche a rimandare Berlusconi al governo”, tuonò l’Ingegner Rosicone. E, ora che ha coronato almeno la seconda metà del sogno, strilla perché, a furia di riabilitarlo, B. rischia di salire al Colle: “Un condannato per evasione fiscale! Sarebbe una cosa indegna: restituirei il passaporto” (quello italiano, si presume, non quello svizzero). Ma anche qui fa il modesto, avendo collezionato nel suo piccolo una mezza prescrizione per tangenti su appalti alle Poste, una condanna tributaria d’appello per un’evasione fiscale da 388,6 milioni (chiusa alla vigilia della Cassazione versandone al fisco 175,3), un’oblazione da 50 milioni di lire per insider trading e un patteggiamento da 52 milioni di lire per i falsi in bilancio Olivetti. Quindi, per carità: che nessuno si sogni di proporgli il Quirinale sennò restituisce pure il passaporto svizzero e mi diventa apolide.