Immagina di dover mollare tutto, sparire in meno di 24 ore e che sia necessario per sopravvivere. Immagina di dover ricominciare da zero. Cambiare nome, pettinatura, modo di vestire. Cercare di nasconderti nei dettagli, anche se nessun travestimento sarà sufficiente per metterti al sicuro. Immagina di sapere che, in ogni istante, il passato può tornare a cercarti. Preparati al peggio: alla paura, alla voglia di tornare indietro e alla solitudine. E soprattutto, a una delle sfide più difficili: ricostruirti.
In Italia ci sono decine di donne che fuggono ogni giorno dalle violenze di padri, fidanzati, mariti, fratelli: sono sopravvissute che vivono nell’ombra come i testimoni di giustizia, solo che lo fanno senza scorta e senza protezioni. A parole siamo tutti contro la violenza di genere: lo sono i politici di ogni schieramento, lo è chi ci governa. Ma quando c’è da sostenere le donne nella vita quotidiana, spariscono tutti. Eppure la lotta per la libertà non finisce con la fuga: per resistere servono mezzi e risorse.
Per questo la Fondazione del Fatto Quotidiano, in collaborazione con la onlus “Trama di Terre”, ha deciso di finanziare borse di autonomia da 5 mila euro per le donne che stanno affrontando un percorso di emancipazione dalla violenza. Gli obiettivi sono concreti: l’affitto, le spese universitarie, un corso di formazione professionale, la patente per la macchina. A guidarci c’è l’associazione nata a Imola e attiva da oltre 24 anni nell’accoglienza delle donne e nelle politiche di intercultura di genere. Collabora con diversi centri antiviolenza in Italia e i servizi sociali territoriali, gestisce vari progetti (dal programma di sostegno per le rifugiate agli appartamenti per l’autonomia) e ci aiuterà a realizzare il nostro.
Dietro ogni borsa che la Fondazione vuole assegnare c’è una storia, ma non ve la diremo. Se cercate facce a cui affezionarvi, non possiamo darvele. Se volete i dettagli, non li avrete. Le donne che chiedono aiuto hanno nuove identità e abbiamo il dovere di proteggerle. Se ti chiedi chi sono, sappi che una di loro l’hai incontrata oggi al supermercato. Era in coda alle poste. Aspettava l’uscita dei figli nel cortile della scuola. Un’altra ha 22 anni, di notte studia per l’università e di giorno fa la commessa in un negozio. Pochi mesi fa ha detto No a un matrimonio forzato e ha dovuto abbandonare la famiglia, perché rifiutare il destino che le avevano scelto non era accettabile. Ora vuole farcela, a pagarsi gli studi e a vivere da sola, ma a volte è così dura che mollare tutto sembra l’unica opzione.
Un’altra di anni ne ha 30, fa la cameriera mentre il figlio è all’asilo nido. Non sempre lo stipendio è sufficiente per portare qualcosa sul tavolo sia a pranzo che a cena. Se sapesse guidare e avesse una macchina, potrebbe trovare un impiego migliore. Nella vita di prima, il marito le impediva di uscire e ogni volta che faceva sentire la sua voce, veniva picchiata. Le botte sono andate avanti per anni, finché ha chiesto aiuto. Ora, quando suo figlio piange perché ha fame, non sempre riesce a pensare di essere sulla strada giusta.
Non possiamo dirvi molto, ma sappiate che le donne vivono dal Trentino-Alto Adige alla Sicilia: noi le abbiamo incontrate una a una e abbiamo chiesto di cosa avessero bisogno. E ora, a voi, proponiamo di adottare questo progetto. Preparatevi: non ci saranno selfie da esibire online per ogni versamento, perché quel selfie nessuna delle persone che sosterremo può permetterselo. Non a cuor leggero. Noi però, vi chiediamo di essere parte di qualcosa di molto più grande: vi chiediamo di ascoltare le richieste di aiuto, rispettare le voci e i tempi. Di essere alleate e alleati. Il vostro gesto sarà dirompente: non solo metterà un tassello in più in un processo di indipendenza lungo e faticoso, ma dimostrerà anche che siamo in tanti a credere nel diritto alla libertà. E nonostante, per ora, queste donne non si possano far vedere, in tanti ci vogliamo schierare al loro fianco.