“Hanno messo online il mio conto corrente, violando Costituzione e Leggi. Hanno scelto come testimone dell’accusa penale un avversario politico. Hanno captato comunicazioni e intercettazioni con un metodo che è stato contestato persino dalla Cassazione”. Matteo Renzi lavora di fantasia e di diffamazione a proposito degli atti della indagine su Open (regolarmente depositati alle parti e dunque non più coperti da segreto) pubblicati dal Fatto Quotidiano. E se la prende in particolare con la pubblicazione del suo conto corrente che sarebbe comprovata dalla tabella allegata all’articolo e che qui riproponiamo.
“Quello che sta accadendo dovrebbe indignare l’opinione pubblica, i media, gli avversari politici. Non i miei amici. Perché i miei amici sanno che vicende come queste non mi impauriscono ma anzi mi danno la carica per rilanciare”. A rilanciare ci ha pensato una lunga campagna social che ieri ha occupato Twitter e Facebook e in cui la folta schiera di “amici” del senatore di Rignano si è prodigata in insulti e indignazioni contro il nostro quotidiano. Reo di aver condotto l’ennesima scorrettezza “giustizialista” dannosa per l’uomo oltre che per il politico.
Ci sarebbe da ridere se non fosse sconfortante il modo in cui si dà adito a una polemica fondata su nulla. Avremmo pubblicato il conto corrente privato di un senatore della Repubblica? Avremmo avuto accesso a documenti super-secretati? Chi conosce la materia e ha visto la tabella già pubblicata sa bene quale sia la risposta. Comunque per chi continua a fare finta di non capire sul giornale in edicola il 7 novembre spieghiamo tutta la vicenda e la nostra Valeria Pacelli risponderà punto per punto all’ennesima campagna denigratoria contro il Fatto.