Per ora sono crepe. A gennaio potrebbero diventare una spaccatura profonda. Lo scandalo Open – con la pubblicazione di donazioni private anche da uno Stato estero a Renzi e la “Bestia” ideata per “distruggere il Fatto e il M5S” – sta suscitando malumori anche dentro Italia Viva. Da una parte ci sono i vertici del partito – Ettore Rosato, Davide Faraone, Maria Elena Boschi, Elena Bonetti – che fanno da scudo a Matteo Renzi gridando alla “barbarie” per la pubblicazione delle carte sui giornali. Ma poi, nelle retrovie, c’è la truppa parlamentare: 43 tra deputati e senatori che faranno da ago della bilancia nella prossima partita per il Quirinale. E almeno una decina di loro non ha preso bene le rivelazioni sui giornali della vicenda Open. Perché, al di là della questione penale, le carte fotografano un modo di fare politica volto quasi esclusivamente agli interessi personali di Renzi. E di questo alcuni parlamentari renziani sono preoccupati. Le chat ribollono. La paura è quella che dopo il voto del Quirinale Renzi si voglia liberare del partito: “Dopo il Colle siamo in mezzo alla strada” sussurra un renziano.
Anche perché quella del Quirinale potrebbe essere l’ultima partita politica che Renzi può giocare da protagonista. Vuole fare il kingmaker. Ma dopo lo scandalo Open dovrà fare i conti con un problema in casa sua: non è detto che tutto il gruppo parlamentare lo segua. Soprattutto se il leader di Iv giocherà per rompere l’asse Pd-M5S e magari votare un candidato con il centrodestra per ufficializzare una nuova maggioranza politica. A quel punto tutto il potere contrattuale di Renzi verrebbe meno. Leonardo Grimani, senatore umbro con un passato nei Ds e nel Pd, mette in discussione la linea di Renzi: “Iv sta vivendo una fase complicata – sospira – non abbiamo una prospettiva politica. Io non ho gradito queste manovre di avvicinamento alla destra in Sicilia e in altre regioni, è un progetto che non condivido e che non ha deciso nessuno. Non possiamo fare patti con Miccichè”. Grimani poi lancia un avvertimento a Renzi sul Quirinale: “È vero che il centrosinistra non ha i numeri per eleggere da solo un capo dello Stato, ma non possiamo nemmeno andare al traino del centrodestra. Se il partito decidesse di fare un accordo con Salvini, farei le mie valutazioni. Che facciamo, votiamo Berlusconi?”.
Anche Camillo D’Alessandro, deputato renziano, sul Quirinale spiega che Iv deve stare col centrosinistra e non fare accordi sottobanco con Berlusconi, Salvini e Meloni: “La nostra collocazione naturale è quella del centrosinistra e in questo campo dobbiamo mettere in piedi una strategia comune contro la destra. Se qualcuno in Iv immagina un secondo tempo a destra, io non sono d’accordo e ha sbagliato partito”. Sullo scandalo legato all’inchiesta Open, D’Alessandro è cauto: esclude che Renzi abbia “messo in piedi una Bestia come quella leghista” e sui viaggi in Arabia Saudita e i pagamenti dall’estero precisa che “ciò che è legale è opportuno e ciò che è illegale è inopportuno”. Però poi, sulle trasferte del capo da Mohammad bin Salman è gelido. È opportuno? “Per Renzi evidentemente sì. La legge vale per tutti, l’opportunità per i singoli”. Grimani invece critica il leader: “Matteo si deve dedicare all’attività parlamentare e meno a quella di conferenziere”. E sulla “Bestia” ideata da Fabrizio Rondolino ci va giù pesante: “Dobbiamo essere coerenti: per anni abbiamo attaccato il M5S e la Lega per il loro uso spregiudicato delle fake news sui social e se lo ha fatto qualcuno dei nostri ha sbagliato. In una guerra non si possono usare le stesse armi dell’avversario se prima le abbiamo contestate”.