Spiace disturbare il premier Draghi, che ha già il suo daffare. Ma quella che gli sottoponiamo non è una vicenda minore, anche se forse gli è sfuggita perchè la grande stampa – al solito – non ha scritto una riga. Riguarda il suo capo di gabinetto Antonio Funiciello, da lui nominato il 12 aprile con un atto che lo richiamava a perseguire “unicamente finalità di interesse generale”. Draghi allora non poteva sapere ciò che è poi emerso dagli atti dell’inchiesta Open, in cui Funiciello è ripetutamente citato nelle sue precedenti vesti di turborenziano e capo di gabinetto del premier Paolo Gentiloni (2016-’18). Carte che dimostrano come il Funiciello interpretasse le “finalità di interesse generale” a cui era ed è tenuto: come finalità di interesse privato per favorire, nella legge di Bilancio del 2017, due lobby – British American Tobacco e gruppo Toto – che finanziavano Open. Il pr di Bat Gianluca Ansalone lo attivò per far cancellare, prima al Senato poi alla Camera, un emendamento che aumentava le tasse sulle sigarette. Funiciello obbedì, informandolo via via dei progressi: “Ok, cerco di capire”, “Sono già all’opera, complicato però”, “Non ancora chiusa, ma bene”, “In via di rassicurazione”. A missione compiuta, il lobbista lo ringraziò sia per la sparizione dell’emendamento al Senato (“Un grazie non formale per aver condiviso merito e contenuto delle nostre preoccupazioni. Abbiamo evitato una cosa molto pericolosa”) sia alla Camera (“Caro Antonio, finalmente dopo un nuovo round alla Camera possiamo rilassarci un attimo. Ti voglio ringraziare sinceramente per il tuo ascolto e il supporto”).
Lo stesso avvenne con Alfonso Toto, ceo del gruppo autostradale abruzzese e concessionario dello Stato, che si scrisse un emendamento, poi lo fece presentare e approvare dagli amici renziani: un aiutino da decine di milioni che passò – scrive la Gdf – per l’“interessamento di Boschi, attivata da D’Alfonso, e del capo gabinetto… Funiciello”. Toto scrisse a D’Alfonso com’era andata: “Sono stato da Funiciello e Canalini (la segretaria, ndr) che hanno lavorato ventre a terra avendo compreso la drammaticità della ns infrastruttura”. Essendo ben nota la sua correttezza, siamo certi che mai Draghi, se avesse saputo queste cose quando un amico (Gentiloni?) gli segnalò Funiciello, l’avrebbe scelto come capo di gabinetto. Ma ora le sa e il Fatto gli domanda se quelle marchette siano compatibili con le “finalità di interesse generale” che gli aveva prescritto. Per ruoli e condotte meno rilevanti, ha già meritoriamente rimosso o degradato personaggi imbarazzanti come Durigon, Tabacci, Farina e De Pasquale. Quando dirà e farà qualcosa su Funiciello?