“Fra quattro mesi la metà li voglio fuori”: sono parole del presidente di Ita Airways Alfredo Altavilla pronunciate nel corso del comitato direttivo che si è riunito lo scorso 1 ottobre, registrate in un file audio di cui Ilfattoqutidiano.it ha potuto ascoltare alcuni estratti. Siamo a 15 giorni dal debutto della nuova compagnia sorta dalle ceneri di Alitalia e il riferimento di Altavilla è ai 1.077 dipendenti assunti dalla ex compagnia. Il presidente vorrebbe ridurre il più possibile il travaso di personale dalla vecchia alla nuova compagnia anche per abbassare il più possibile il livello di sindacalizzazione. Uno dei partecipanti all’incontro ricorda che “il livello di sindacalizzazione della cabina (il personale navigante, ndr) è elevatissimo (…) stiamo tenendo strette le maglie proprio per evitare infiltrazioni”. Secondo quanto risulta a Ilfattoquotidiano.it, al momento circa 8 assistenti di volo su 10 di Ita provengono da Alitalia. Più nel dettaglio Altavilla afferma: “Allora, stabiliamo una regola. Se tutti questi 1.077 hanno quattro mesi di prova, fra quattro mesi la metà li voglio fuori. Semplice. Usate pure il meccanismo delle revolving doors che vi ho detto. Perché non vi preoccupate, eh, a scanso di equivoci, dal 16 ottobre cominciamo il meccanismo delle revolving doors qua dentro”.
Alla richiesta di un commento e/o contestualizzazione delle parole del presidente da parte de Ilfattoquotidiano.it, Ita Airways non ha smentito le intenzioni di Altavilla, ma scrive: “Ci preme sottolineare come, alla luce del noto stile editoriale della testata per cui lei lavora, la suddetta pubblicazione recherebbe un danno in un momento delicato di rilancio di un’azienda strategica per il paese; infatti, il piano di rilancio di ITA Airways, come noto, si presenta estremamente articolato e necessita del massimo supporto possibile da tutti compresi gli organi di stampa“. La comunicazione di Ita prosegue: “Proprio in ragione della natura strettamente riservata del Comitato Direttivo, è palese che le conversazioni all’interno del medesimo, incluse le eventuali indicazioni che il Presidente può dare ai suoi più stretti collaboratori in quella sede si possono caratterizzare per modalità espressive inidonee ad essere diffuse a terzi, essendo comprensibili unicamente in un quadro di operatività peraltro in questo caso collegata alla definizione di obiettivi aziendali – massima dedizione richiesta per affrontare sfide future dopo decenni di percorsi accidentati, necessità di massima cura nell’utilizzo di risorse dei cittadini – in cui inquadrare la valutazione del periodo di prova del personale neoassunto. Obiettivi che vanno ben oltre il senso letterale delle espressioni utilizzate per richiamare l’attenzione dei presenti, adatte a quello specifico contesto e non certo alla diffusione presso il pubblico“.
Giova ricordare che Ita, sfruttando un’ apposita deroga al codice civile introdotta dal governo Draghi, ha potuto assumere i dipendenti ex novo, senza continuità rispetto ad Alitalia. Quindi si sono azzerate anzianità maturate e diritti, come la tutela ex articolo 18 per chi ne disponeva. Partendo da zero, tutti i lavoratori affrontano un periodo di prova che, come si ascolta nell’audio, lo stesso Altavilla ha voluto di 4 e non di 3 mesi. La compagnia, controllata al 100% dallo Stato, ha inoltre scelto di non applicare il Contratto collettivo nazionale di lavoro, prima volta per una società pubblica, basando i contratti su un semplice regolamento aziendale. Chi venisse licenziato al termine del periodo di prova non potrebbe neppure beneficiare di ammortizzatori sociali.
Il resto del dialogo tra Altavilla e i suoi collaboratori si concentra sui ritardi nel processo di selezione dei nuovi addetti. I toni sono aspri. Ad un certo punto Altavilla si rivolge a uno dei partecipanti alla riunione affermando: “Ma che cazzo ti sei flippato il cervello?”. E ancora: “Tu lo sai bene che con i numeri non mi potete prender per il culo perché vi spiumo tutti quanti” e in conclusione: “Ma queste priorità puttana troia le devo scegliere io porca puttana non le devi scegliere tu cazzo. Chi cazzo ti ha dato questa autorità?”.
Secondo quanto riportato dal quotidiano il manifesto – non smentito – in occasione dell’incontro con i sindacati dello scorso 23 agosto, Altavilla avrebbe disposto che fosse installato un “jammer”, strumento che blocca le comunicazioni degli smartphone. Fonti presenti all’incontro contattate da ilfattoquotidiano.it hanno confermato che durante la riunione le comunicazioni erano disturbate.
Altavilla è stato indicato per la presidenza di Ita da Francesco Giavazzi, economista dell’università Bocconi di Milano e ora consulente di Mario Draghi. Il manager non ha avuto precedenti incarichi nel settore del trasporto aereo. La sua carriera si è infatti sviluppata in Fiat/Fca, sino a diventare uno dei più stretti collaboratori dell’ex amministratore delegato del gruppo Sergio Marchionne. Nel 2018, Altavilla ha lasciato l’azienda automobilistica dopo aver mancato la nomina ad amministratore delegato per cui gli è stato preferito Michael Manley. Ita non è certo l’unica azienda in cui i vertici hanno il vezzo dell’arroganza nei confronti di chi ricopre posizioni più basse. Ma essendo una società completamente statale – dove, in attesa dei profitti che tutti speriamo arriveranno presto,gli stipendi, compreso quello di Altavilla, sono pagati da tutti noi – ci si potrebbe forse aspettare una qualche attenzione al principio della dignità del lavoro come da Costituzione.
Principio peraltro pienamente recepito nel codice etico di Ita che recita: “Ita promuove il benessere organizzativo delle sue risorse, assicurando un ambiente sereno in cui i rapporti interpersonali siano improntati alla correttezza, all’uguaglianza e al reciproco rispetto della libertà e della dignità della persona. In particolare, Ita condanna fermamente ogni forma di pratiche che violino la dignità delle risorse di Ita, quali violenze, mobbing e molestie, anche di natura psicologica, idonee a compromettere una serena esecuzione delle mansioni assegnate”.
Le richieste di Bruxelles che il governo tiene segrete – Capire il progetto industriale su cui è stata strutturata la nuova compagnia è in generale una impresa complessa. La scorsa settimana, durante l’esame del decreto legge Infrastrutture e dell’articolo 7 relativo al passaggio da Alitalia a Ita, la presidente della commissione Trasporti della Camera aveva chiesto al ministro dei Trasporti la trasmissione della decisione della Commissione europea richiamata nello stesso provvedimento, relativa agli aiuti di Stato. Richiesta rimasta inevasa.
Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha quindi inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi in cui si legge: “Le rappresento affinché si possa per il futuro, sulla base dell’univoco quadro normativo sopra richiamato e nel rispetto delle esigenze di riservatezza poste dalla disciplina dell’Unione europea, dare seguito alle richieste di trasmissione documenti ed informazioni su procedimenti in materia di aiuto di Stato avanzate dagli organi parlamentari“. Fico ricorda nella lettera come “non essendo stato tale atto trasmesso, nel corso della seduta della Assemblea della Camera dello scorso 28 ottobre, nella quale si è proceduto alla approvazione del disegno di legge di conversione, deputati di diversi Gruppi parlamentari hanno rilevato come questo ramo del Parlamento abbia dovuto deliberare su una questione complessa e delicata, come quella disciplinata dall’articolo 7, comma 2, del provvedimento, senza avere piena conoscenza delle cruciali prescrizioni della Commissione europea in materia“.
Da queste premesse parte l’affondo di Fico. “Ritengo opportuno rammentare che, ai sensi dell’articolo 14, comma 3, della legge n.234 del 2012, quando una decisione in materia di aiuti di Stato o una procedura d’infrazione avviata nei confronti dell’Italia è posta alla base di un disegno di legge d’iniziativa governativa, di un decreto legge o di uno schema di decreto legislativo sottoposto a parere parlamentare, nonché in ogni altro caso, su richiesta di una delle due Camere, il presidente del Consiglio dei ministri o il ministro per gli Affari europei comunica alle Camere le informazioni o i documenti relativi a tali atti’. In base al comma 5 del medesimo articolo, il Governo può raccomandare l’uso riservato delle informazioni e dei documenti così trasmessi”.