Il Fatto di domani. Vaccini per i bimbi, ma le terze dosi ritardano. Salario minimo, primo sì dalla Ue. Tasse, ecco le nuove aliquote, ma le bollette volano

Di Il Fatto Quotidiano
25 Novembre 2021

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COVID, OK DELL’EMA AI VACCINI UNDER 12, MA I RICHIAMI DEGLI ADULTI SONO IN RITARDO. C’è una Regione dove i nuovi divieti ai non vaccinati previsti dal “super green pass” saranno applicati già lunedì prossimo, senza aspettare il 6 dicembre. È il Friuli-Venezia Giulia, territorio che nelle scorse settimane ha mostrato più sofferenze dal punto di vista sanitario per via di un’impennata di contagi. La regione amministrata dal leghista Massimiliano Fedriga sarà la prima a cambiare colore da settembre, e diventerà gialla da lunedì. Mentre crescono i casi (oggi sono 13.700, ai livelli di aprile, e i morti restano intorno ai 70), con l’incidenza che inizia a raggiungere livelli preoccupanti in 18 province, si rivelano problemi nella campagna vaccinale dei richiami. A dirlo è la Fondazione Gimbe, nell’ultimo report settimanale dove si denuncia un “netto ritardo” sul fronte dei booster. Ritardo dovuto probabilmente anche ai vari ripensamenti in corsa, come quello sulla “scadenza” delle seconde dosi dopo sei mesi, portati a 5, o sull’estensione dei richiami a tutti (gli over 18 potranno prenotarsi a partire dal 1 dicembre). E se l’impatto delle nuove misure non ha fatto ancora in tempo a depositarsi, da Bruxelles è arrivato il via libera dell’Agenzia europea del farmaco alla somministrazione dei vaccini a mRna di Pfizer per i soggetti tra 5 e 11 anni. Anche in questa fascia d’età, i benefici del vaccino sono più alti delle controindicazioni da effetti collaterali secondo l’Ema. È una raccomandazione che andrà valutata dalla nostra agenzia del farmaco, l’Aifa, che si pronuncerà tra il 1 e il 3 dicembre. Intanto, sul Fatto di domani faremo chiarezza sui numeri dell’incidenza del Covid tra i bambini e i le percentuali di rischio connesse e analizzeremo l’efficacia del super green pass con i pareri dei medici. Poi, resta il nodo dei controlli (chi, come, cosa), che si preannuncia tutt’altro che semplice da sciogliere.

COL SUPER GREEN PASS LA LEGA ANNULLA LA KERMESSE. Come abbiamo raccontato oggi sul Fatto, la Lega alla fine ha dovuto mandar giù (non senza tensioni) il super green pass, che non voleva esteso alla zona bianca. Ma evidentemente nel partito di Salvini, che in passato ha tuonato contro il green pass (quello normale) nei ristoranti, non tutti sono ancora molto convinti della misura. La spaccatura è sempre dietro l’angolo. Così non passa inosservata la cancellazione dell’assemblea nazionale prevista l’11 e 12 dicembre a Roma, che era stata lanciata dal leader leghista proprio per frenare l’escalation dello scontro con il suo numero due Giorgetti, a inizio novembre, e che doveva essere un’occasione di confronto interno. Forse la temperatura della Lega è troppo alta per rischiare un vero faccia a faccia. Ma c’è anche il problema, più concreto, che qualche leghista, previsto tra i partecipanti, non è vaccinato e quindi non potrebbe accedere alla sala con le nuove regole.

IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE: POCO E PER I CETI MEDI. NUOVA STANGATA SULLE BOLLETTE. I partiti di maggioranza hanno trovato un accordo su come distribuire gli 8 miliardi destinati, nella manovra di bilancio, al taglio delle tasse sul lavoro. In sostanza, si riducono un po’ le aliquote Irpef, che da 5 diventano 4 (sparisce quella del 41% e confluisce nel 43%) e vengono rimodulati gli scaglioni. La fascia di reddito fino a 15 mila euro rimane tassata al 23%, quella tra 15 e 28mila passa dal 27% al 25%, quella tra 28 a 50 mila euro scende dal 38% al 35%, mentre sopra i 50 mila si passa direttamente al 43%. Il governo sta pensando anche a riformare il sistema di bonus e detrazioni, assorbendo tutti i bonus (compreso il bonus Renzi) in un sistema unico di detrazioni. I vantaggi risultano comunque esigui, e non per tutti. Secondo l’Istat, se anche tutti gli 8 miliardi per il taglio delle tasse fossero destinati ad abbassare il prelievo sulle retribuzioni, l’imposizione calerebbe dell’1,6% rispetto al 2020. Dure le reazioni di Confindustria e, per motivi opposti, della Cgil. E a tutto questo si aggiunge il caro bollette, che è tutt’altro che evitato, nonostante i 3 miliardi già stanziati dal governo. Lo stesso Draghi ieri, in conferenza stampa, ha ammesso che l’aumento dei prezzi del gas naturale è importante e detto che il governo è pronto a impiegare più risorse. Vedremo sul giornale di domani perché questi interventi non basteranno.

L’EUROPARLAMENTO APPROVA IL SALARIO MINIMO, IL M5S RILANCIA LA PROPOSTA DI LEGGE PER L’ITALIA. L’aula di Strasburgo ha dato con una larga maggioranza (443 contro 192) parere favorevole al varo di una direttiva che introduca un minimo salariale garantito nei Paesi dell’Ue. Il modo verrà definito nei negoziati con il Consiglio europeo, che si apriranno nelle prossime settimane e porteranno a un testo. Tra le prime reazioni al voto di oggi c’è stata quella di Luigi Di Maio, che come tutto il M5S ha esultato e ricordato che il salario minimo era al primo punto del programma del Movimento per le elezioni europee del 2019. Il leader 5S Giuseppe Conte ha colto l’occasione per rilanciare l’iniziativa sul piano nazionale, esortando i partiti ad approvare la proposta di legge che giace nel nostro Parlamento. L’Italia è tra i pochi Stati membri a non avere una norma del genere, presente in 21 Paesi su 27 (ne restano fuori solo Cipro e i cosiddetti “frugali” Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia), mentre in Germania ieri i partiti che hanno creato la nuova coalizione di governo intendono aumentarlo a 12 euro lordi. Sul Fatto di domani vedremo quante possibilità ha la proposta di legge sul salario minimo in Italia. E poi, a proposito di dignità economica, torneremo a parlare di Reddito di cittadinanza con la sociologa Chiara Saraceno, che è anche presidente della commissione voluta da Orlando per la riforma, che ha già criticato il governo Draghi per aver ignorato le proposte avanzate dal gruppo ed essersi limitato a misure punitive contro i percettori.

MARADONA NEL BENE E NEL MALE. A un anno dalla morte di Diego Armando Maradona, su FQ Extra, la nuova sezione digitale riservata agli abbonati del Fatto Quotidiano, un documentario in quattro episodi scritto e diretto da Lorenzo Giroffi, che racconta la vita dell’ex centrocampista del Napoli Pietro Puzone, amico del Pibe de Oro all’apice della sua carriera, che però non ha avuto lo stesso successo e si è ritrovato a vivere in solitudine e in povertà, dovendo lottare con la dipendenza da alcol e droga. Ma di cui ora documentiamo la rinascita.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Tim, per Gubitosi è l’ora dell’addio. “Metto a disposizione del cda le deleghe che mi avete conferito. Se questo passaggio consentirà una più serena e rapida valutazione della non binding offer di Kkr, sarò contento che sia avvenuto”, scrive l’Ad di Tim al board della società.

Il caso Grillo jr. Domani si terrà l’udienza preliminare del processo a Ciro Grillo e ai suoi tre amici per le accuse di stupro. Riassumiamo i dettagli conosciuti finora sulla vicenda.

Turchia in crisi. La situazione economica è critica: la lira crolla del 15%, uno dei peggiori risultati nel mondo, ma Erdogan continua a difendere il suo piano.

Furio Scarpelli. Un libro racconta i bozzetti ironici e impegnati dello sceneggiatore, che ha lavorato con i più grandi registi italiani.


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