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LE MANOVRE DI BERLUSCONI PER IL COLLE. La politica sembra aver cambiato idea sul piano di “traslare” Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale. Il motivo, con buona pace del “semipresidenzialismo” vagheggiato da Giorgetti, è che tenere Draghi a capo del governo è l’unico modo di arrivare davvero a fine legislatura e scongiurare le elezioni anticipate. Lo ha detto in modo esplicito il segretario del Pd Enrico Letta: “Non vogliamo andare a votare, non vogliamo farlo in questo momento di pandemia anche perché il Parlamento deve poter fare delle riforme anche grazie a una maggioranza così larga”. Lo dice da un po’ anche Luigi Di Maio, che domenica ha sintetizzato e aggiunto un altro elemento: “L’Italia non può permettersi di perdere Mario Draghi, anche perché nel 2022 dovremo affrontare la revisione del Patto di stabilità”. E anche Conte oggi ha scritto che bisogna smettere di tirare Draghi per la giacchetta e lasciarlo lavorare. A tutti loro si accoda il gruppo degli “interessati”. Da Calenda, che vorrebbe Draghi candidato alle prossime politiche (“deve restare anche oltre il 2023”), a Berlusconi, che spera sempre di diventare lui Presidente della Repubblica. Il leader di Forza Italia in un’intervista si è detto prontissimo a collaborare con Draghi premier fino al 2023, purché il posto del Quirinale resti contendibile. Sul Fatto di domani vedremo perché il Caimano continua a sperare nell’elezione al Colle.
COVID, LA VARIANTE DELLA DISUGUAGLIANZA. Lo spavento da Omicron non è ancora placato nel mondo, ma gli scienziati tendono a ridimensionarlo. Soprattutto quelli sudafricani, che segnalano che finora i contagiati con la variante hanno riportato solo sintomi lievi e nessuno è finito in terapia intensiva. L’analisi sembra confermata, almeno per ora, dai casi riscontrati in Europa, che sono 33 in 8 Paesi e sono tutti asintomatici o con sintomi lievi: così anche il “paziente zero” italiano, il manager campano che è in isolamento con i familiari. L’Organizzazione mondiale della sanità aveva alzato l’allerta sulla variante, ma la responsabile della gestione dei rischi epidemici ha spiegato che la mossa è stata fatta più che altro per mettere pressione ai ricercatori di tutto il mondo perché indagassero il prima possibile sulla mutazione del virus. Le conseguenze più gravi di Omicron, per ora, sono quelle economiche: dalla chiusura dei voli verso l’Africa australe al crollo delle borse e delle prenotazioni nel settore turistico (oggi Assoviaggi ha lamentato un’ondata di cancellazioni). Ma questa variante ricorda ancora una volta che la pandemia è globale, e difficilmente potremo liberarcene se anche i Paesi poveri non saranno in grado di vaccinare in massa le loro popolazioni. Oggi i ministri della Salute del G7 si sono incontrati in un vertice speciale: hanno confermato che serve “un’azione urgente” contro la variante e promesso, per l’ennesima volta, di aiutare il Sud del mondo. Anche gli Usa, tramite Anthony Fauci, dichiarano allerta massima.
VACCINI: ACCELERANO SULLE TERZE DOSI, MA GLI HUB SONO CHIUSI. Nel frattempo, in Italia oggi i casi rilevati (che scontano il ridotto numero di tamponi la domenica) sono poco meno di 8 mila e i morti 65. Per ridurre la diffusione del virus i sindaci delle principali città italiane chiedono di reintrodurre l’obbligo di mascherina all’aperto durante le festività natalizie. Intanto, le terze dosi proseguono: la scorsa settimana se ne sono fatte più di 250 mila al giorno e da mercoledì si apriranno le prenotazioni per tutti gli over 18, ma da molte città arrivano notizie di lunghe file e disservizi nei centri vaccinali. Questo accade perché molti hub sono stati chiusi dal commissario Figliuolo dopo l’estate e non sono stati riaperti nonostante si parli ormai da tempo di nuovi richiami. E questo accade mentre nel Regno Unito è stato stabilito di fare la terza dose dopo appena tre mesi dall’ultima somministrazione, tanto per alimentare l’incertezza. Infine, questa settimana l’Agenzia italiana del farmaco si pronuncerà sulla vaccinazione pediatrica, cioè per i bambini tra 5 e 11 anni già autorizzata dall’Ema (con una dose ridotta di Pfizer). Locatelli ha ricordato che le prime somministrazioni dovrebbero partire dal 23 dicembre.
Sembra insomma già in vigore il teorema enunciato ieri da Mario Monti, per cui siccome siamo in mezzo a una crisi il governo è legittimato a filtrare le informazioni e applicare un sistema un po’ meno democratico. Un preludio di regime, che come vedremo sul Fatto di domani è stato invocato già diverse volte da quando Draghi è al governo e che passa sui giornaloni come un fatto del tutto normale.
CONSULTAZIONI SULLA MANOVRA: DRAGHI VEDE I 5 STELLE. Oggi pomeriggio i sindacati confederali sono stati ricevuti dal Ministro Franco per parlare della bozza di riforma fiscale, quella che taglia Irpef e Irap e che non piace molto ai sindacati perché privilegia le fasce di reddito medio-alte. La Cgil chiede che gli 8 miliardi previsti debbano andare tutti ai lavoratori dipendenti e pensionati. “Siamo contrari a qualsiasi operazione che non dia risposte ai redditi bassi”, ha detto Landini. Ma la sensazione è che si potrà fare poco per modificare un testo che è già stato cesellato nel negoziato tra le varie componenti della maggioranza, che hanno posizioni molto distanti su questo tema. Nelle stesse ore il premier Mario Draghi cominciava le “consultazioni” con i partiti sulla manovra di bilancio. I primi a essere convocati sono gli esponenti del Movimento 5 Stelle, che oggi e domani ha convocato votazioni online tra gli iscritti per decidere se concedere al Movimento di accedere ai fondi del 2xmille: i risultati si conosceranno domani.
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