La valanga di firme che ha subito accolto la nostra petizione contro l’incubo di B. capo dello Stato è indice di una repulsione tanto ampia quanto trasversale: abbiamo la presunzione (speriamo non l’illusione) che la stragrande maggioranza degli italiani, a parte gli irriducibili elettori di Forza Italia, presi a tu per tu ritengano vergognosa, o almeno ridicola, la sola ipotesi che uno così possa ascendere al Quirinale. Eppure nessun leader dei maggiori partiti ha il coraggio di dirlo fuori dai denti. Che non lo dicano Salvini e Meloni, anche se probabilmente lo pensano, è ovvio: sono suoi alleati, hanno imbarcato e riciclato pezzi della sua classe dirigente (anzi digerente), sperano di ereditarne i pochi voti rimasti, beneficiano dei favori dei suoi giornali e delle sue tv, e sanno che basta un lieve dissenso, una pallida critica, per finire massacrati e sputtanati come Fini, Boffo e tutti gli altri “amici” che hanno osato allontanarsi da Arcore. Che non lo dica l’Innominabile, è scontato: a parte l’ammirazione dell’allievo ripetente per il maestro, se al prossimo giro quello non gli regala un seggio sicuro, è politicamente morto, più di quanto già non sia. Che non lo dicano Conte, Letta & C. è invece stupefacente. Finora si limitano a precisare che B. non è il loro candidato: e ci mancherebbe pure. Ma, quando spiegano il perché, balbettano frasi politichesi che lasciano basiti milioni di loro elettori, abituati da 27 anni a considerare il Caimano la peggior sciagura che si sia abbattuta sulla nostra povera Repubblica.
Sentite Letta (Enrico): “Non credo che la candidatura di Berlusconi sia in grado di essere votata dal Pd e nemmeno da una larga maggioranza. Se il capo dello Stato non viene eletto a larga maggioranza, cade il governo. È assurdo pensare al candidato di bandiera di uno schieramento”. Par di sognare: il Pd non vota B. perché gli altri non lo votano (quindi, se gli altri lo votassero, il Pd lo voterebbe); perché, se B. passasse per pochi voti, cadrebbe il governo Draghi (una buona notizia su due); e perché è di centrodestra (ma, se il problema fosse questo, non verrebbe eletto nessuno, perché i candidati o sono di centrodestra, o di centrosinistra, o del M5S, salvo eleggere un paracarro, un termosifone o un morto). Il ministro Orlando invece dice no a B. perché “è molto auspicabile una donna al Quirinale”: quindi il problema è che B. non è donna (ma Nicole Minetti lo è). Conte si spinge più in là, tracciando un identikit del futuro presidente – “persona di grande profilo morale e autorevolezza che possa guidarci per sette anni” – che esclude in radice B. Ma che ci vuole a dire che un vecchio puttaniere pregiudicato e finanziatore della mafia non può fare il capo dello Stato neppure in Italia?