Dopo aver ascoltato Giuseppe Conte dire che “Silvio Berlusconi ha anche fatto molte cose buone” ho preso carta e penna per redigerne un elenco. Sarà perché comincio ad avere dei vuoti di memoria, ma me ne sono venute in mente solo tre: la patente a punti, il divieto di fumo nei locali pubblici e la legge contro la prostituzione minorile che, per un paradosso della storia, ha fatto temere proprio al leader di Forza Italia una condanna. Ovvio, ve ne sono di certo delle altre. Solo che se ci penso mi sfilano davanti agli occhi norme come la sostanziale cancellazione del falso in bilancio; la legge ex-Cirielli con il dimezzamento dei termini di prescrizione; il lodo Alfano che rendeva il presidente del Consiglio un cittadino diverso dagli altri; il lodo Maccanico-Schifani (idem come sopra); il decreto salva-ladri per bloccare nel 1994 le indagini di Mani Pulite; la riforma delle rogatorie ideata per azzerare i risultati delle inchieste all’estero (le sue); la legge Cirami per tentare di far trasferire i (suoi) processi in base alle legittima suspicione; la legge Frattini in base alla quale non vi è conflitto d’interessi se chi va al governo è solo “mero proprietario” di un’azienda senza ricoprire cariche sociali. Vabbè direte voi: sei il solito anti-berlusconiano viscerale. Neghi il fatto che quando c’era lui “i ristoranti erano pieni” (anche se l’economia andava a ramengo) e soprattutto che i giornali vendevano un sacco di copie perché l’Italia era divisa in due: c’era chi stava con Silvio e chi gli era contro. E quasi tutti, proprio per questo, leggevano avidamente un quotidiano. Ebbene, devo confessarvi, che io di viscerale contro Berlusconi non ho mai avuto nulla. Silvio, personalmente, mi è invece stato sempre simpatico. E, nemmeno ho mai considerato dei “coglioni” gli elettori che lo votavano, al contrario di quanto faceva lui con i cittadini che nell’urna sceglievano la parte avversa.
A rendere invece ai miei occhi Berlusconi unfit (inadatto) a fare il presidente della Repubblica è soprattutto mia figlia Olga. Sapete come vanno certe cose: quando hai un figlio cerchi di trasmettergli qualche principio. Cose semplici, del tipo: le tasse anche se non piacciono vanno sempre pagate; la mafia va combattuta perché la violenza va sempre rigettata; alla corruzione e alle bustarelle si dice di no perché sono il contrario della giustizia e del merito. Per questo, vista la sua condanna per frode fiscale, quella del suo braccio destro Marcello Dell’Utri per concorso esterno in Cosa Nostra e quella del suo braccio sinistro, Cesare Previti, per corruzione dei giudici, mi chiedo cosa direi a mia figlia se davvero Berlusconi salisse al Colle per rappresentare “l’unità della nazione”. Me lo chiedo e lo chiedo a Giuseppe Conte che nei suoi interventi si limita a spiegare che a causa del “macroscopico conflitto d’interessi” il suo movimento non voterà per lui. Ma lo domando anche agli altri leader di partito: a partire da Giorgia Meloni che ha messo Paolo Borsellino nel pantheon di Fratelli d’Italia e della destra. Io ho ormai i capelli bianchi. Capisco tutto. Anche che in Parlamento non si può andare a eleggere un capo dello Stato tirandosi sul nome di Berlusconi i pesci in faccia. Ma caro Conte, cara Meloni, caro Salvini, caro Renzi e caro Enrico Letta, e cari pure direttori di giornale che prendete la candidatura di Silvio come una cosa di cui si può davvero discutere, me lo dite voi cosa spiegare a Olga, che tra due anni voterà per la prima volta? Resto in attesa di una cortese risposta. Grazie.