Pochi giorni or sono, Giorgia Meloni ha auspicato che il prossimo Presidente della Repubblica sia un patriota. Mi permetto di invitare l’Onorevole a riflettere su poche semplici considerazioni.
1. Essere patrioti vuol dire amare la patria. Spiegare cosa si dovrebbe intendere per amore e per patria richiede un approfondimento che le poche righe di un articolo non consentono. Mi limito a osservare che l’amore di patria, nel suo più nobile significato, è, in primo luogo, l’amore della libertà di un popolo.
2. Amare la patria italiana, se le parole hanno ancora un senso, vuol dunque dire difendere la vita, la libertà e la dignità degli italiani. Sarebbe quantomeno bizzarro sostenere che amava gli italiani chi li ha massacrati, li ha gettati ingiustamente in carcere, li ha costretti all’esilio, li ha privati delle fondamentali libertà politiche e civili, li ha mandati a morire in vergognose guerre coloniali, ha chiuso in campi di concentramento gli italiani di religione ebraica, ha fatto combattere i militari italiani a fianco di un criminale come Hitler, ha scatenato la guerra civile.
3. I fascisti hanno fatto tutto questo. Sono cose note, ma repetita juvant, dicevano i pazienti professori. Prima che Mussolini fosse chiamato a formare un governo dallo spregevole monarca Vittorio Emanuele III, i fascisti avevano già distrutto sezioni e cooperative socialiste, comuniste e popolari, aggredito militanti dei partiti democratici e di sinistra. Giunti al potere, hanno praticato l’ignobile metodo dell’assassinio politico: don Giovanni Minzoni è stato massacrato il 23 agosto 1923 dagli squadristi di Italo Balbo; Giacomo Matteotti è stato ucciso il 10 giugno del 1924 per ordine di Mussolini; Piero Gobetti è morto a Parigi il 15 febbraio 1926 a causa delle ripetute aggressioni subite per mano fascista; Giovanni Amendola, anch’egli ripetutamente aggredito dai fascisti, è spirato il 7 aprile 1926; Antonio Gramsci è stato condannato a vent’anni di carcere ed è morto il 27 aprile 1937; Carlo e Nello Rosselli sono stati barbaramente trucidati da sicari della organizzazione filofascista Cagoule il 9 giugno 1937. L’elenco potrebbe continuare.
Fra il 1925 e il 1926 il governo Mussolini ha emanato le cosiddette “leggi fascistissime” che hanno tolto agli italiani la libertà di parola e di stampa, la libertà di associarsi in partiti politici e in sindacati (a eccezione del partito e dei sindacati fascisti, naturalmente) e la libertà di sciopero. Ha istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato al fine di perseguire i reati di antifascismo. Fra il 1931 e il 1935 ha scatenato una brutale repressione in Cirenaica e la guerra di conquista in Etiopia. Nel settembre del 1938 ha emanato le famigerate leggi razziali volte a colpire gli ebrei. Il 10 giugno 1940 Mussolini ha dichiarato guerra all’Inghilterra e alla Francia (già sconfitta) e ha mandato gli italiani a morire in Africa, in Grecia, nei Balcani, in Russia. Nel settembre del 1943 ha fondato, per ordine di Hitler, la Repubblica sociale italiana. Una serie di atti d’amore davvero esemplari verso gli Italiani e l’Italia.
“Ma il fascismo ha fatto anche cose buone” suona il penoso ritornello che da qualche settimana è tornato in voga. Le cosiddette “cose buone” del fascismo non erano tali per la semplice ragione che Mussolini le ha fatte non per il bene degli italiani, ma per rafforzare il consenso al regime: il consenso di uomini e donne ai quali lo stesso regime aveva tolto la libertà e quindi li aveva resi servi. Se avesse voluto davvero il bene degli italiani, il fascismo avrebbe dovuto restituire loro la libertà, il bene più prezioso, rispetto al quale bonifiche di paludi e sussidi di vario genere sono del tutto irrilevanti, nient’altro che ripugnanti contentini del padrone ai servi.
4. Poiché il fascismo ha fatto più male agli italiani di qualsiasi altro regime politico, come può chi ama l’Italia e gli italiani non detestare il fascismo? Come può, in altre parole, un patriota non essere un antifascista intransigente? Certo, al Quirinale deve andare un vero patriota. Anche perché sarebbe davvero roba da manicomio avere un presidente della Repubblica – che ha il dovere costituzionale di tutelare l’unità nazionale – che non ama la patria italiana. Sarebbe quasi come avere al Quirinale un pregiudicato come Berlusconi, amico di figuri condannati per corruzione e per mafia. Infine, il presidente della Repubblica è garante della Costituzione. La nostra Costituzione è antifascista dal primo articolo che proclama la sovranità popolare alla norma finale che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista. Un presidente “patriota”, ma non antifascista, potrebbe essere soltanto un nazionalista, oppure un poveruomo, o una povera donna, capace solo di balbettare frasi vuote sulla patria e sull’amor di patria.