“Un intero Paese preso in giro per 6 anni”. Durissime le parole con cui il pm di Roma, Giovanni Musarò, ha chiuso la requisitoria nel processo per i presunti depistaggi sulla morte, il 22 ottobre 2009, di Stefano Cucchi, secondo sentenza-bis della Corte d’Appello di Roma pestato da due carabinieri, Alessio Di Bernardo e Raffaele […]
“Un intero Paese preso in giro per 6 anni”. Durissime le parole con cui il pm di Roma, Giovanni Musarò, ha chiuso la requisitoria nel processo per i presunti depistaggi sulla morte, il 22 ottobre 2009, di Stefano Cucchi, secondo sentenza-bis della Corte d’Appello di Roma pestato da due carabinieri, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, condannati a 13 anni. La tesi della Procura è che vi siano state false annotazioni e omissioni da parte di alcuni ufficiali dei carabinieri. Il pm Musarò ha chiesto una pena di 7 anni per il generale Alessandro Casarsa, all’epoca comandante del Gruppo Roma, fino al 2019 capo dei corazzieri del Quirinale. Casarsa è accusato di aver chiesto ai suoi sottoposti che “fosse modificata” l’annotazione sulle ore successive l’arresto di Cucchi “nella parte relativa alle condizioni di salute”. A rischio condanna altri 7 carabinieri: fra loro l’allora tenente colonnello Francesco Cavallo (il pm ha chiesto 5 anni e mezzo), il comandante di Tor Sapienza, Luciano Soligo (5 anni) e Luca De Cianni (5 anni).