Biden Sconfitte e vittorie di Joe, tornato “sleepy”
Era bastato che mettesse piede alla Casa Bianca perché l’‘Uncle Joe’ che tutti s’aspettavano cambiasse pelle: lotta alla pandemia con 200 milioni di vaccini, fondi per l’economia e decreti a raffica per cancellare l’eredità di Trump. 79 anni, 46° presidente Usa, dopo essere stato per 36 anni senatore del Delaware, e per 8 vice di Obama, ha addirittura vestito i panni del ‘Tiger Joe’ che non t’aspetti, tenendo testa a Russia e Cina. Poi l’estate, l’indole e magari l’età, i colpi di coda della pandemia, l’inflazione, ma soprattutto la rotta di Kabul, ci hanno restituito lo ‘Sleepy Joe’ dei dileggi trumpiani e il calo nei sondaggi. (g.g.)
VOTO: 6
Putin Zar di spie e soldati, vince contro la Nato
È stato lungo l’ultimo anno per lo zar Vladimir di Mosca. Molti dei media indipendenti russi sono stati dichiarati “agenti stranieri”. Il covid taglieggia la Federazione che non si vaccina. Attivisti e dissidenti sono finiti in galera. Per la detenzione del suo oppositore più celebre, Aleksey Navalny, il suo Cremlino è stato colpito dalle sanzioni Usa e Ue, che si sono aggiunte a quelle per la crisi ucraina e bielorussa. Minacciando Kiev, spostando truppe al confine del Donbas, Putin ha costretto il presidente Biden al dialogo diretto e ha ottenuto, almeno per il momento, ciò che voleva dalla sua partita a scacchi geopolitica. (m.ag.i.)
VOTO: 4
Macron Manu non piace più ma cerca l’Eliseo
Macron si prepara ad una nuova sfida elettorale per l’Eliseo mentre la Francia, il primo gennaio, prende la presidenza del Consiglio Ue. Malgrado il Covid (oltre 120 mila morti) e le sue restrizioni (ma accompagnate da una generosa politica di aiuti), e malgrado le proteste, Macron, non ancora candidato, arriva in testa ai sondaggi per il voto di aprile. Nel 2021, se ha dovuto rinviare la riforma delle pensioni, ha portato a termine quella sulla disoccupazione. Varata anche la legge Clima, considerata poco ambiziosa dagli ecologisti, e la Procreazione medicalmente assistita estesa a coppie lesbiche e donne single. (l.d.m.)
VOTO: 5
Haftar Signore della Cirenaica sognando Tripoli
È stato un anno difficile per “l’uomo forte della Cirenaica”, Khalifa Haftar, colui che due anni fa aveva definito la Libia un paese non pronto per la democrazia. A metà anno, pur di candidarsi alle elezioni previste per il 24 dicembre e cancellate tre giorni fa, Haftar si era tolto, temporaneamente, la divisa militare. Protagonista della seconda guerra civile libica alla testa di un esercito di miliziani, con il fallimento dell’assedio di Tripoli nel 2020, ha indebolito la sua capacità militare. Le elezioni pertanto le aveva interpretate come un’opportunità per far dimenticare il suo recentissimo passato di spietato signore della guerra. (r. z.)
VOTO: 1
Bojo Un “anno orribile” di virus e feste off-limits
L’anno peggiore della sua carriera. La Brexit che aveva definito ‘trionfale’ svuota gli scaffali dei supermercati, mentre settori essenziali si bloccano per la carenza degli immigrati che li tenevano in piedi. Recupera la disastrosa gestione della prima parte della pandemia con una efficiente campagna vaccinale, ma sperpera capitale politico e credibilità, presso l’opinione pubblica e nel suo stesso partito, quando i media rivelano che avrebbe tollerato episodi di clientelismo e partecipato a festini a Downing Street mentre la popolazione era in lockdown. In bilico. (s.p.)
VOTO: 3
Merkel Addio Angela, il paese già ti rimpiange
Mani a rombo e tailleur pantone. La donna simbolo della Germania ha lasciato la politica. Dopo 16 anni al potere non si è ricandidata per al Parlamento. Ma non va in pensione. Ha preso in affitto un ufficio, lo stesso che occupò Helmuth Kolh dopo 5 mandati da cancelliere, e con una decina di collaboratori si è messa a ‘disposizione del paese’. I tedeschi l’avrebbero voluta così tanto per un alto mandato che hanno scelto come nuovo cancelliere: Olaf Scholz. Il socialdemocratico che si è presentato all’elettorato come la versione maschile della cancelliera. (c.c.)
VOTO: 8
Xi Jinping Il nuovo Mao, re del Pc cinese
Xi Jinping, presidente della Repubblica popolare cinese, non è particolarmente simpatico. Rappresenta un regime autoritario che concilia il dispotismo burocratico del partito comunista con l’elite tecnocratica lanciata verso il capitalismo. Da questa rigida posizione di comando incute però un gran timore al resto dei poteri globali, in primis gli Stati Uniti che lo vedono come il competitor strategico. Nel 2021 ha fatto approvare al partito comunista la “risoluzione sulla storia” come prima di lui avevano fatto solo Mao Zedong e Deng Xiaoping, collocandosi così nella storia della Cina. Antipatico, ma potente. (s.c.)
VOTO: 6
Erdogan Crolla la lira: sultano senza consenso
È probabile che a Capodanno il presidente Erdogan festeggerà comunque, essendo convinto di sapere come ribaltare nel 2022 la crisi economica che ha travolto la Turchia in questi 12 mesi in cui la lira ha perso più della metà del suo valore e l’inflazione è salita al 21% per cento. Il sultano, dopo aver imposto alla banca centrale l’ennesimo taglio dei tassi di interesse per tentare di rendere la Turchia un hub dell’esportazione, ha promesso ai correntisti di compensare le perdite con la svalutazione. Ma il suo indice di popolarità è in discesa perché molti turchi non riescono nemmeno a comprare il pane. (r.z.)
VOTO: 2
Bin Salman Il feroce saudita amico di Renzi
Continua a presentarsi come il leader di una Arabia Saudita moderna e civilizzata; concede qualcosa alle donne ma boicotta la lotta globale al cambiamento climatico e reprime con ferocia ogni dissenso. A febbraio un rapporto dell’intelligence Usa lo accusa di aver approvato direttamente l’esecuzione del giornalista Jamal Khashoggi e la relatrice delle Nazioni Unite per le esecuzioni arbitrarie chiede a Washington sanzioni contro di lui. Poco dopo, Matteo Renzi, già suo entusiasta ospite pagato sul tema “Nuovo rinascimento” da Firenze a Ryhadh, lo definisce ‘amico’. (s.p.)
VOTO: 0
Boric L’ascesa travolgente del barbudo
Il suo nome ha cominciato a diffondersi già mentre era a capo dei movimenti universitari. Gabriel Boric, solo 35 anni, ha appena vinto le elezioni presidenziali cilene battendo il rivale ultraconservatore ed ultrareligioso Jose Kast, nostalgico di Pinochet. Duro e puro dell’estrema sinistra, Boric ha saputo aprire ai partiti moderati, sostenuto l’Assemblea che ha l’arduo compito di riscrivere la Costituzione e non ha abbandonato l’elettorato più povero. Quando il prossimo 11 marzo si insedierà alla Moneda, il palazzo presidenziale di Santiago, diventerà il più giovane presidente della storia cilena. (m.ag.i.)
VOTO: 10
Testi di Cannavò, Caridi, De Micco, Gramaglia, Iaccarino, Provenzani, Zunini