Da qualche anno è invalsa la curiosa abitudine di arguire dalla morte dei condannati o degli indagati la certezza che fossero degli innocenti perseguitati. Non tutti, sennò saremmo ancora qui a piangere il martirio di Riina e Provenzano: solo i politici. A Natale si è tolto la vita Angelo Burzi, ex consigliere piemontese di FI che aveva contribuito a fondare nel ’93. Era stato appena condannato a 3 anni nel secondo appello (ma solo per ricalcolare la pena dopo il verdetto della Cassazione) per peculato su una serie di spese private accollate illegalmente alla Regione. Il lutto esigerebbe sobrietà. Invece un branco di iene della politica e del giornalismo si è subito avventato sulla tragedia per trasformare il suicidio in omicidio e i magistrati in assassini. “Rimborsopoli tragica: suicida dopo la condanna” (Giornale). “Il suicidio di un uomo perbene” (Libero). “La giustizia ‘politica’ fa un’altra vittima” (Dagospia). “Il suicidio di Burzi e il paradosso del sistema giudiziario italiano. Il peso della gogna alimentata dal vento rabbioso della protesta, stile Mani pulite” (Foglio). “Le lettere dell’ex consigliere suicida dopo la condanna. La moglie: ‘Era innocente’” (Rep). “Suicida ex consigliere regionale. ‘Sono vittima di un’ingiustizia’” (Corriere). “Burzi e il suicidio dopo Rimborsopoli: ‘Soffriva per il processo ingiusto’” (Stampa).
L’ex presidente leghista della Regione Roberto Cota, condannato pure lui per varie ruberie fra cui le mutande verdi made in Usa a spese nostre, dunque passato a FI, ritiene “che sia anche colpa del delirio dei 5Stelle”. Cioè: se i politici che rubano vengono condannati è colpa dei politici che non rubano. Poi vaneggia di “pagina nera” (più che altro verde) e invoca “una commissione d’inchiesta” sull’inchiesta. Il suo predecessore berlusconiano Enzo Ghigo aggiunge che “molti politici onesti sono stati travolti, convinti in buona fede, secondo le regole allora vigenti, di non aver mai commesso illeciti”. Ma non spiega quando mai le “regole” consentissero di pagarsi spese private con fondi pubblici. Quell’altro genio di Guido Crosetto (ex FI, ora FdI) accusa i magistrati (di Procura, Tribunale, due Corti d’appello e Cassazione: tutti) di “amministrare la giustizia solo per combattere nemici” (di chi?) e di aver “piegato” Burzi con “assurde ingiustizie e violenze giudiziarie”. Ieri il Pg di Torino Francesco Saluzzo ha ricordato un piccolo dettaglio ai politici e all’unica categoria peggiore di loro, i giornalisti: “Burzi aveva patteggiato oltre un anno di reclusione, definitiva dal 2020, per una serie di ipotesi che evidentemente non riteneva di poter contestare”, poi la Cassazione gli ha aggiunto altri quattro episodi e gli anni sono saliti a 3. Era innocente, ma non lo sapeva.