Il 28 dicembre 2020, un anno fa a ieri, il tasso di positività dei tamponi era al 12,4% contro il 7,5 di ieri. I morti erano 445, contro i 202 di ieri. I ricoverati in terapia intensiva 2.565 (-15 sul giorno prima) contro i 1.145 di ieri (+19) e nei reparti ordinari 23.932 (+361) contro i 10.089 di ieri (+366). I dati di ieri sono poco meno della metà rispetto a un anno fa. Ma un anno fa i vaccinati erano quasi zero (si era partiti simbolicamente col Vaccine Day il 27 dicembre), mentre oggi sono l’89,5% con una dose, l’85,6% con due e il 56,2 con tre. Quindi i vaccini hanno evitato una strage biblica e (per ora) un altro collasso degli ospedali, ma contro i contagi servono a poco. E il Green pass per lavorare, unico nel mondo libero, manda in giro milioni di vaccinati potenzialmente infettivi, ma convinti di non esserlo, spesso più insidiosi dei No Vax “tamponati” ogni due giorni. Un anno fa stampa, destre & Iv attribuivano a Conte la seconda ondata, peraltro peggiore nel resto d’Europa. Ora nessuno addossa a Draghi la quarta, neppure noi: la colpa è del Covid, non del governo. Ma Draghi non può dire di essere stato colto di sorpresa e avrebbe dovuto fare cose che non ha fatto (più mezzi pubblici e più aule scolastiche per garantire le distanze, un piano per la ventilazione nei luoghi chiusi) ed evitarne altre che ha fatto (il Green pass per lavorare, lo smantellamento dello smart working nella Pa, il caos nella comunicazione e l’occultamento dei dati sulle scuole). Ma soprattutto non avrebbe dovuto mentire, cosa che invece fa con allarmante frequenza.
Lo fece il 22 luglio: “Il Green pass è una misura che dà la garanzia di ritrovarsi con persone che non sono contagiose”. Un messaggio falso, antiscientifico, populista e molto dannoso, visti gli attuali dati dei vaccinati contagiati e ricoverati (e si sapeva da maggio, con Israele quasi tutto vaccinato con doppia dose, ma già travolto dai contagi). Anche nella conferenza stampa del 22 dicembre ha mentito due volte sapendo di mentire. Sulla riforma Irpef: “In termini percentuali, i maggiori benefici si concentrano sui lavoratori con 15mila euro di reddito” (ma l’Ufficio parlamentare di Bilancio l’aveva già sbugiardato: 368 euro di riduzione media d’imposta per i redditi sopra i 38mila euro contro i 162 previsti per quelli più bassi). E sul Pnrr: “Abbiamo raggiunto tutti e 51 gli obiettivi” (ma l’ha smentito l’indomani la relazione del suo governo sui vari target concordati con l’Ue incompiuti e sulla “ancora parziale funzionalità del sistema informativo unitario ReGiS” del Mef che deve monitorare e rendicontare i progetti). Brutta cosa le bugie, specie per il migliore presidente del Consiglio che vuol diventare il migliore presidente della Repubblica.