L’altro giorno, credendo di fare cosa gradita, Minzolingua ha dedicato ben due pagine di Giornale al discorso che il padrone Silvio tenne (in inglese) il 1° marzo 2006 al Congresso americano, prima di trasferirsi a un ricevimento sulla portaerei “Intrepid”, ospite del 90enne Mike Stern, vecchio amico del bandito Giuliano. Lui non sappiamo, ma noi abbiamo apprezzato molto, perché in quella performance c’è tutta la spensierata e ribalda cialtroneria del personaggio che dal ’94 sputtana l’Italia nel mondo e minaccia di continuare dal Colle più alto. L’allora cheerleader di George W. Bush, fra un inno alla libertà (la sua, provvisoria) e un tocco di americanismo alla Sordi, svelò particolari inediti della sua vita, scavalcando pure l’autoagiografia patinata Una storia italiana. 1) La prodigiosa capacità di apprendimento delle lingue straniere, sfoggiata americanizzando il “mi consenta” in allow me, nel solco del Noio volevan savuar l’indiriss di Totò e del futuro Shishh shock bicooos di Renzi. 2) L’innesto nell’albero genealogico di famiglia di un insospettato “zio d’America” che “mi mandò il mio primo calendario di Playboy e io lo misi all’asta fra i compagni di scuola dai salesiani in cambio di merendine, ma eravamo lo stesso dei buoni cattolici” (lo nascondevano nella Bibbia). 3) Il camposanto dei marines caduti in guerra dove papà Luigi lo portava da piccolo per fargli giurare fedeltà alla democrazia da lui difesa col sangue nella “Resistenza in Svizzera” (in un caveau della Banca Rasini). Ma non precisò quale cimitero, non risultando sbarchi alleati in Brianza. Quando poi glielo domandarono, precisò: “Era quello di Nettuno ad Anzio” (sfuggendogli la distinzione tra i due Comuni e dei due cimiteri); “Mio padre era un grande estimatore di De Gasperi e partecipava alle sue iniziative a Roma. Una volta mi condusse al cimitero americano. Fu nel 1956-57” (ma purtroppo De Gasperi era morto nel 1954).
Lo show strappò varie standing ovation a Capitol Hill, popolata di rari deputati e molti figuranti reclutati all’ultimo per riempire le numerose sedie vuote: giovani paggi in giacca e cravatta blu, impiegati del Congresso e veterani dell’esercito, che non si divertivano tanto da quando i genitori li portavano al circo o allo zoo. E subito rivalutarono Bush jr.: credevano di avere il leader peggiore del mondo, invece scoprirono che c’era anche di peggio. Nulla però al confronto dell’accoglienza che la sceneggiata riscosse in Italia. Giuliano Ferrara: “Discorso semplicemente perfetto”. Marcello Pera: “Grande spessore”. Piercasinando: “Orgoglio per tutti gli italiani”. Ora gli ultimi due aspirano anch’essi al Quirinale. Se non ci fa scompisciare lui, ci pensano loro.