La variante più letale del Sars-Cov-B. si chiama TTB (Tutti Tranne B.”), detta anche MP (Meno Peggio): siccome rischiamo che al Quirinale ci vada B., sta passando l’idea che vada bene chiunque altro. Quindi dovremmo addirittura sperare, e poi rallegrarci, che il nuovo presidente della Repubblica sia Gianni Letta, o Pera, o Amato, o Casini, o Frattini, o la Moratti. Ora, che quest’idea malsana la diffondano B. e i suoi giannizzeri è comprensibile: tutti i soldatini suddetti si sono già mostrati capaci di tutto e nessuno si stupirebbe se lo risarcissero per il Colle mancato col Senato a vita. Ma la variante TTB/MP sta contagiando, con una rapidità che fa invidia a Omicron, il Pd di Letta (nel senso di Enrico) e l’ala dimaiana e poltronista dei 5Stelle. Tutta gente così distratta dai giochi di palazzo da dimenticare chi sono e cosa vogliono i suoi elettori. Il Fatto, nato 13 anni fa per restituire la memoria agli smemorati, conclude oggi la biografia di B. in 36 puntate. Ma inizia subito a narrare le gesta degli altri impresentabili che qualcuno tenta di riverginare col decisivo argomento che il Caimano sarebbe peggio.
In che senso, per dire, Gianni Letta sarebbe meglio di B., visto che dal 1987 è sul suo libro paga e nel cerchio magico del Biscione con Confalonieri e Dell’Utri? E che prima, per 15 anni dal 1973, era stato Ad e direttore del Tempo, uno dei quotidiani più servili (e più amati dalla P2) che la storia del giornalismo e del servilismo ricordi? In quella veste, nel 1984, fu coinvolto nello scandalo dei fondi neri dell’Iri, quando il presidente dell’Italstat Ettore Bernabei mise a verbale davanti a Gherardo Colombo: “Venne a trovarmi Gianni Letta, al quale consegnai 1,5 miliardi di lire in Cct, dietro promessa di appoggio alla politica economica di Italstat”. Letta ammise: “L’Iri pagava una campagna promozionale. Chi doveva dirci che i fondi erano neri?”. Peccato che a Bernabei quella campagna non risultasse: “Nulla so dell’effettiva utilizzazione da parte del Letta di Cct per 1,5 miliardi di lire”. Il processo traslocò da Milano a Roma e riposò in pace. Intanto Letta-Letta (come lo chiamava Sergio Saviane) era passato alla Fininvest: conduttore e vicepresidente, con delega alle “relazioni istituzionali” nei palazzi romani. Proprio negli anni della legge Mammì, imposta da Craxi & Andreotti per salvare il monopolio illegale del Biscione. Nel ’93 si beccò un avviso di garanzia dal Pool di Mani pulite per una mazzetta di 70 milioni di lire versata nel 1989, vigilia della “legge Polaroid”, al segretario del Psdi Antonio Cariglia. E confessò con la consueta precisione: “La somma fu da me introdotta in una busta e consegnata tramite fattorino”. Ma lo salvò l’amnistia. E poi l’amnesia.