Indifendibile. Non penalmente ma politicamente. Non sappiamo se Beppe Grillo schiverà le accuse che gli rivolge la Procura di Milano. Non è questo il punto. Il punto è che per miseri 240mila euro il fondatore del M5S ha sputtanato se stesso e il suo Movimento. D’ora in poi sarà dura rivendicare una diversità dal resto della politica. Eppure il M5S ha rinunciato a cifre ben maggiori in passato: 42,7 milioni di rimborsi elettorali solo per le elezioni politiche del 2013.
Come ha fatto il “garante” ad accettare dall’armatore Vincenzo Onorato quei 120mila euro all’anno per le attività redazionali e pubblicitarie svolte nel 2019-20 dalla sua società, la Beppegrillo Srl che edita l’omonimo sito? Come ha fatto a non pensare che, al di là delle accuse penali tutte da verificare, si sarebbe attirato l’accusa politica di aver preso soldi da Onorato come gli altri? Come ha fatto a mettersi nelle condizioni di essere assimilato, con i dovuti distinguo, a Matteo Renzi?
Onorato nello stesso periodo ha proposto alla società di Renzi, Digistart Srl, un contratto che prevedeva il pagamento dell’1,5 per cento del maggior fatturato e dei maggiori investimenti realizzati dalla sua Moby grazie all’attività promossa dalla Digistart. Renzi però non lo ha firmato. In compenso Onorato ha donato 300mila euro di contributi leciti alla Fondazione Open nel biennio 2015-2016 mentre i renziani si spendevano per far approvare una legge favorevole alle compagnie, come Moby, che imbarcano solo marittimi italiani.
Poi è successo che Onorato ha virato sul M5S e quella battaglia è diventata grillina. Così Onorato nel 2018 ha firmato con la Beppegrillo Srl un contratto per i banner pubblicitari e i contenuti redazionali sul sito e anche un secondo contratto da 600 mila euro annui a favore della società di Davide Casaleggio, non indagato, per un piano strategico finalizzato alla promozione di Moby nelle istituzioni e nell’opinione pubblica.
Grillo è indagato perché avrebbe veicolato le istanze dell’armatore ai parlamentari M5S. I pm lamentano “la genericità delle cause dei contratti” e ipotizzano che quelle somme mirassero a pagare in realtà “la mediazione di Grillo in quanto finalizzata a orientare l’azione pubblica dei pubblici ufficiali in favore del gruppo Moby”.
L’accusa è tutta da dimostrare. Resta il fatto che la società di Grillo incassava, da marzo 2018, 10mila euro al mese mentre Grillo perorava la causa dell’armatore. Ciò basta e avanza per condannarlo politicamente. Basta andare sul sito per leggere cosa scriveva il fondatore e Garante del partito di maggioranza relativa. Il 3 maggio 2018: “Vincenzo Onorato, armatore partenopeo si sta battendo anima e cuore per salvaguardare i diritti dei nostri marittimi (…). Condivido a pieno la battaglia di Onorato e faccio mie le sue parole… ”. L’11 agosto 2018 chiedeva ai suoi seguaci di sottoscrivere la petizione di Onorato su Change.org “per la salvaguardia dei diritti calpestati di migliaia di lavoratori (…). Firmatela, ve ne sono grato”.
Il 29 maggio 2019 scriveva “è stata firmata da 30 mila persone ma adesso dobbiamo fare di più, arrivare a 35 mila firme! Ecco il link per firmare”.
Se un giornale si fa pagare per spot e altri contenuti redazionali e poi il suo direttore firma pezzi sdraiati a favore dell’inserzionista, si dice che quel giornale fa “marchette”, cioè vende la sua linea per soldi. Se un politico si fa pagare da un armatore e perora i suoi interessi si trasforma in un lobbista. Grillo si vanta di non fare giornalismo, non è un politico tradizionale ed è amico di Onorato. Magari ritiene davvero che Onorato pagasse solo per i banner e crede davvero nella campagna per i marittimi italiani. Resta il fatto che quei soldi sporcano la sua battaglia.
Chi ha sottoscritto la petizione su richiesta di Grillo, lo avrebbe fatto se avesse saputo che la società del comico incassava 120 mila euro all’anno? Forse no. La domanda allora diventa un’altra. Perché Grillo è caduto in questo errore?
Una spiegazione possibile la danno i numeri: la Beppegrillo srl vanta ricavi per 240mila euro nel 2019 e 230mila euro nel 2018. Senza i soldi di Onorato probabilmente avrebbe faticato. Nel 2020, a causa anche del Covid, la società ha fatto ricavi per 58 mila euro con una perdita di 12mila euro contro un utile lordo di 89mila euro del 2019 e di 101 mila nel 2018. Grillo potrebbe aver scelto di accettare l’offerta di Onorato più per ragioni di prestigio che di soldi. Proprio nel 2018 Grillo aveva diviso i destini del suo sito da quelli del M5s. Sarebbe stata dura ammettere che il sito faticava a mantenersi. L’orgoglio probabilmente è stato la molla che lo ha spinto a commettere il più grave errore politico della sua vita: errore che non pagherà solo lui.