A MOSCA

Gli affari italiani con Putin: ma non dovevamo fargli la guerra?

“All'insaputa della Farnesina” - Previsto per mercoledì 26 un incontro tra il presidente russo e i manager di Eni, Enel, UniCredit, Intesa Sanpaolo, Generali. Si temono le sanzioni e la rottura dei legami con la Russia. Allarme di Coldiretti per gli impatti sull'agricoltura

25 Gennaio 2022

Dagli Stati Uniti all’Europa la politica internazionale è sospesa attorno all’ipotesi di un’escalation militare in Ucraina. Ma in tale contesto si apprende che i vertici delle più grandi società italiane si incontreranno mercoledì 26 gennaio nientemeno che con Vladimir Putin per discutere dei rapporti economici con la Russia.

L’incontro secondo il Cremlino coprirà “il potenziale per un’ulteriore espansione dei legami tra gli uomini d’affari dei due paesi” ed è stato organizzato dalla Camera di Commercio Italia-Russia e dal Comitato Affari Italo-Russo, concordata a novembre “all’insaputa della Farnesina” scrive il quotidiano londinese. Un funzionario del governo italiano ha affermato che l’evento è stato “un’iniziativa privata che non prevede la partecipazione di personalità legate alle istituzioni pubbliche”. Gli organizzatori hanno affermato che l’evento andrà avanti indipendentemente dalle tensioni geopolitiche come modo per mantenere il dialogo. Il comitato d’affari italo-russo, istituito con il sostegno dei governi russo e italiano, è co-guidato da Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato della Pirelli, e Dmitry Konov, capo del produttore petrolchimico Sibur.

A dimostrazione che gli scambi commerciali sono più forti di una certa retorica militare, all’evento di mercoledì dovrebbero partecipare Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni; Francesco Starace, amministratore delegato di Enel; Andrea Orcel, amministratore delegato del gruppo bancario UniCredit; Antonio Fallico, presidente Russia di Intesa Sanpaolo, la più grande banca italiana; e Philippe Donnet, capo del gruppo assicurativo Generali. I portavoce delle società hanno confermato che gli amministratori delegati sarebbero stati presenti, ma hanno rifiutato di commentare ulteriormente l’incontro. Tra i partecipanti figurano anche figure di spicco delle società gestite dal Cremlino, tra cui il capo del monopolio petrolifero Rosneft Igor Sechin, uno dei più stretti alleati di Putin, e Kirill Dmitriev, capo del Fondo di investimento diretto russo”.

L’iniziativa giunge nel momento in cui Stati Uniti e Ue discutono seriamente di sanzioni finanziarie contro le banche russe in caso di invasione dell’Ucraina. Sanzioni che dovrebbero concentrarsi sulle “dimensioni delle istituzioni finanziarie e delle imprese statali” nonché sulla “gravità” e “l’immediatezza” delle misure e sulla “portata con cui divieti inciderebbero sugli stock di rischio esistenti, oltre a nuovi flussi di finanziamento”, scrive il quotidiano della City, citando un funzionario americano.

D’altro canto, un funzionario dell’Ue, secondo il quotidiano, sostiene che “occorre un ulteriore lavoro dietro le quinte” per “ottenere assoluta chiarezza” su quali potrebbero essere i “fattori che innescano le sanzioni”.

I riflessi sull’economia europea potrebbero però essere molto duri. In Italia ci sono oltre 500 aziende impegnate in rapporti d’affari con la Russia con un interscambio che nel 2021 ha segnato un forte incremento, pari al 44% nei primi nove mesi dell’anno, superando i 20 miliardi di dollari.

A restituire il clima delle preoccupazioni italiane è anche la posizione della Coldiretti, l’associazione delle medie imprese agricole: “Le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno perso 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo a causa dell’embargo deciso da Putin nel 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alla sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per la vicenda Ucraina”. Problemi analoghi soffre anche la Germania connessa alla Russia dal nuovo gasdotto Nord Stream 2, che infatti nei giorni scorsi ha rifiutato di fare arrivare forniture di armi all’Ucraina tanto da far scattare delle critiche, informali e non pubbliche, contro il nuovo cancelliere Olaf Scholz che ieri, nel bilaterale con Emmanuel Macron, ha cercato di rimediare alla freddezza dei giorni scorsi intimando alla Russia di procedere a una “de-escalation”.

Nella serata di martedì Joe Biden, anche per stringere l’Unione europea a una posizione di maggiore fedeltà atlantica, ha parlato di una “imminente” invasione russa dell’Ucraina ipotizzando “sanzioni personali contro Putin”. Un modo per alzare la tensione per ragioni di strategia geopolitica e di contenimento delle iniziative diversificate che stanno prendendo gli alleati europei. Resta il fatto di una contraddizione stridente tra il quadro complessivo offerto dalle dichiarazioni delle massime cariche occidentali e il filo sotterraneo tessuto dagli imperativi economici fino a una iniziativa dal sapore eclatante come quella dei manager italiani. Fedeli ovviamente al motto del “pecunia non olet”, ma forse più pragmatici dei vertici politici e militari.

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