Conoscete l’eliski? E’ una pratica invernale che utilizza l’elicottero per salire in quota, scendendo poi a valle con gli sci fuoripista. In questo modo si evita l’”inutile” fatica della salita e si può sciare su pendii altrimenti difficilmente raggiungibili.
Sull’intero arco alpino l’eliski è vietato in Francia, Germania, Liechtenstein e Slovenia; in Austria è consentito nella regione dell’Arlsberg con soltanto due destinazioni, mentre in Svizzera è limitato a circa 40 siti quasi tutti situati nel cantone Vallese. In Italia non esiste una legge nazionale che regolamenta l’eliski, in questo campo le normative sono in carico alle varie amministrazioni regionali, provinciali, comunali. Viene da chiedersi: perché altrove si è provveduto a legiferare e da noi no? Nel 1998 il Parlamento italiano era giunto a un passo dalla promulgazione di una legge per la regolamentazione dei sorvoli turistici e dell’eliski, ma come spesso accade in Italia a causa di una crisi di governo (Prodi I) non se ne fece più nulla; a distanza di quasi vent’anni, nel dicembre 2016 il parlamentare Ermete Realacci ha presentato un’interrogazione per difendere le Alpi e promuovere un turismo responsabile, chiedendo di adeguare la legislazione italiana a quella degli altri Paesi alpini. Oltre a questo nulla, se non il perseverare dell’associazionismo ambientale nel richiedere una seria regolamentazione nazionale dell’uso dell’elicottero in montagna.
Le province autonome di Trento (1996) e Bolzano (1997) hanno vietato l’eliski; in Marmolada l’associazione Mountain Wilderness e la Società Funivie hanno stretto un accordo nel 2011 per bandire i voli in elicottero sulla regina delle Dolomiti, a fronte di un impegno comune per lo sviluppo sostenibile di quell’area; alcune amministrazioni locali come Balme in Piemonte e Val Masino in Lombardia hanno emanato divieti sui propri territori. La Valle d’Aosta dal 1988 ha individuato circa 50 punti di atterraggio, mentre la Regione Piemonte dopo aver approvato la l.r. 2/2009 “disciplina regionale in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi e disciplina delle attività di volo in zone di montagna” ed aver modificato tale norma una prima volta nel 2017, ha approvato il 1 dicembre 2021 una nuova revisione con modifiche peggiorative rispetto alla normativa attualmente in vigore: rimozione del divieto nei giorni festivi, innalzamento del limite senza autorizzazioni da 800 a 1600 metri, introduzione dell’elitaxi, ovvero l’uso dell’elicottero per raggiungere i rifugi e altre strutture in quota. Particolarmente preoccupante la possibilità (ora vietata) di praticare eliski nelle aree protette, parchi naturali e siti della Rete Natura 2000 comunitaria, istituiti ai sensi della Direttiva “Habitat”, pur con l’espletamento della valutazione di incidenza (VINCA); introdotta anche la possibilità di utilizzare l’elicottero per recuperare i corpi dei cervi abbattuti in quota.
Il relatore di maggioranza in Consiglio Regionale Valter Marin, già sindaco di Sestriere nella cui veste ha proposto due anni fa la candidatura per ospitare i mondiali di sci del 2029, ha replicato alle preoccupazioni ambientaliste con una serie di puntualizzazioni. L’eliski sarà consentito dal 1 dicembre al 31 maggio in soli sette comuni della Regione: Alagna, Formazza, Macugnaga, Sauze d’Oulx, Cesana e Sestriere – dove già insistono impianti di risalita attivi – nonché a Sauze di Cesana dove gli elicotteri portavano sciatori in vetta già da diversi anni. Sarà possibile anche nei giorni festivi, ma alcuni di questi saranno riservati a chi fa scialpinismo e va con le racchette da neve, per rispettare tutte le esigenze. Nelle aree naturali protette e in quelle della rete Natura 2000 l’attività di volo è consentita solo con autorizzazione del gestore. Il servizio di elitaxi è abilitato solo per gli over 70 e i disabili. L’utilizzo dell’elicottero è permesso per il recupero dei cervi abbattuti soltanto nel periodo di apertura della caccia dalle ore 10 alle 17, esclusivamente con dispositivi di contenimento tali da impedire la vista durante il trasporto.
Dice ancora Marin: “Lo sci fuori pista con elitrasporto può incrementare in modo qualitativo l’offerta turistica invernale facendo del Piemonte un’unicità a livello europeo di altissima qualità, che dà lavoro a 100 persone con un’alta specializzazione”. Per il collegio delle Guide Alpine piemontesi i voli nei giorni festivi porteranno 30 giorni di attività in più nell’arco della stagione sciistica, a favore delle attività economiche che gravitano attorno a tale pratica e per il lavoro delle guide stesse e dei maestri di sci; l’associazione dei gestori di rifugi alpini piemontesi (AGRAP) ha invece sempre espresso una posizione critica nei confronti dell’eliski.
Una “rotazione” ha un costo approssimativo di 100 euro al minuto, i clienti più esigenti e facoltosi ne hanno già approfittato per superare l’empasse dell’emergenza sanitaria che ha bloccato gli impianti di risalita; se un tempo l’avvocato Agnelli utilizzava l’elicottero privato per andare a sciare sulle piste di Sestriere, oggi chiunque con una media di 200 euro a testa può sentirsi signore per un giorno. Il rischio è quello di andare verso la liberalizzazione di attività che in tutti gli altri paesi alpini sono fortemente limitate o vietate a causa delle problematiche che essa comportano, spostando il concetto di limite ed avvicinando sempre di più le occasioni di eccesso. Nel giugno 2019 un aereo leggero proveniente dalla Francia è atterrato sul ghiacciaio del Monte Bianco a 4.450 m di quota depositando due alpinisti poi contravvenzionati con una multa per il “posteggio” del velivolo; solo pochi mesi prima aveva fatto sensazione il tragico scontro tra un elicottero adibito al trasporto di sciatori fuoripista ed un aereo da turismo, con sette vittime.
Per le associazioni l’uso di elicotteri in montagna oltre determinate quote non dovrebbe essere consentito al di fuori delle attività lavorative e di soccorso. Certo anche guidare un elicottero per trasportare turisti e sciatori è un lavoro, non si vuole criminalizzare una categoria, ma se consideriamo un rapporto costi/benefici dal punto di vista economico ed ambientale i conti non tornano. Pare una stridente contraddizione favorire forme di turismo che sono la negazione stessa di quella sostenibilità di cui molti si riempiono la bocca e che rischiano addirittura di essere controproducenti per quanto concerne lo sviluppo dell’economia montana, un marchio di bassa qualità per le zone coinvolte ed un danno economico per quegli operatori che hanno scelto di puntare su forme di turismo diverse, il cosiddetto “turismo dolce” che può garantirci un futuro compatibile con gli scenari della tanto decantata transizione ecologica.