Negli ultimi sette giorni, considerando da lunedì a domenica scorsa, le vaccinazioni hanno superato quota 3,8 milioni. Potrebbero sembrare numeri quasi da record. Ma dietro si cela un mezzo flop. Perché a spingere le somministrazioni sono le terze dosi, che costituiscono l’82,28% delle somministrazioni totale. Mentre le prime dosi per gli over 50, per i quali è scattato l’obbligo della vaccinazione (previsto dal decreto legge del 7 gennaio scorso, in vigore dal giorno successivo), procedono decisamente a rilento. Sono trascorsi quindici giorni dall’introduzione della norma, ma fino ad ora quelli che si sono recati in un hub per ricevere la prima dose sono stati solo 339 mila. Significa che nemmeno l’obbligo di Green pass rafforzato, a partire dal 15 febbraio, per poter accedere ai luoghi di lavoro (la disposizione vale sia per i lavoratori del pubblico e sia per quelli del settore privato, oltre che per i liberi professionisti) ha ancora convinto i più recalcitranti.
Secondo il report del commissario all’emergenza Figliuolo, quando è entrato in vigore l’obbligo, non erano ancora vaccinati 2,165 milioni over 50. Al 23 gennaio erano scesi a 1,826 milioni. Il che vuol dire che fino a questo momento la vaccinazione ha raggiunto solo il 15% del totale della platea. In pratica, quindi, solo uno su sei ha scelto di vaccinarsi. Certo, va considerato che tra gli over 50 non vaccinati ci sono gli esentati per motivi di salute (il numero esatto non è noto, ma è plausibile siano alcune migliaia). E comunque qualche passo in avanti è stato fatto, visto che al 20 gennaio gli over 50 che si erano persuasi erano l’11% del totale (246.548). Negli ultimi tre giorni, 92.452 mila sono quelli che si sono presentati in un hub per ricevere il vaccino. Un risultato ancora ben lontano dagli obiettivi che il governo si è prefissato, stabilendo anche che alle persone che appartengono a questa fascia di età – e che sono le più esposte al rischio di contrarre l’infezione in forma grave – sia garantita l’assoluta priorità: a loro non è richiesta alcuna prenotazione.
Ma, del resto, fin dall’inizio, cioè da quando è scattato l’obbligo, non si è mai assistito a una vera corsa alla vaccinazione. A partire dall’8 gennaio sino al 23 gennaio le prime dosi sono state poco più di un milione. Un numero che, va ricordato, comprende ovviamente anche chi l’obbligo non ce l’ha. Il ritmo di somministrazioni, a parte alcune fiammate, nel corso del tempo è progressivamente rallentato. In prima battuta le somministrazioni sono state 82 mila ma nell’ultima settimana sono scese quasi sempre stabilmente (e ampiamente) sotto le 60 mila. Un ritmo molto blando che – in assenza di una forte ripresa – difficilmente potrà consentire di raggiungere la maggior parte degli over 50 che ancora non sono immunizzati. E per quali a partire dall’1 febbraio scatterà una multa. Ma soprattutto scatterà la sospensione dal lavoro e la perdita dello stipendio. Un deterrente, quest’ultimo, che è però è forte solo per chi ha un impiego. Mentre fa molta meno paura il pericolo di vedersi comminare una sanzione, dato che parliamo di 100 euro una tantum.
Andando a scorporare i dati vediamo che nella settimana dal 31 dicembre al 6 gennaio – il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’obbligo il 5 gennaio – gli over 50 che hanno deciso di vaccinarsi sono stati 38.976. La settimana successiva, la prima dall’introduzione della norma, hanno fatto la prima dose in quasi 129 mila over 50, mentre tra il 14 e il 20 gennaio sono stati meno di 118 mila. Un andamento che procede a rilento. E a nulla evidentemente sono valse, fino ad ora, nemmeno le pesanti restrizioni imposte progressivamente ai No vax. A partire dall’obbligo del super Green pass per tutti i mezzi di di trasporto pubblici, i servizi di ristorazione all’aperto, gli impianti da sci, i centri sportivi, gli alberghi e altre strutture ricettive. Per arrivare al certificato verde di base – quello rilasciato con il tampone – anche per recarsi dal parrucchiere o in un centro estetico.