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QUIRINALE, LA TERZA FUMATA NERA E IL SEGNALE DEL VOTO A MATTARELLA. Il terzo scrutinio, cominciato oggi alle 11 di mattina, doveva essere ancora una volta “interlocutorio”. I principali partiti avevano dato indicazione di votare scheda bianca, ma alcuni parlamentari si sono smarcati. Fratelli d’Italia ha deciso all’ultimo momento di votare Guido Crosetto per dare una scossa alla situazione. Alla fine il candidato di bandiera scelto dal partito di Giorgia Meloni ha ottenuto in aula 114 voti, quasi il doppio rispetto al numero dei grandi elettori di FdI (che sono 63). Ma, soprattutto, un nutrito gruppo di grandi elettori ha messo nell’urna il nome di Sergio Mattarella: 126 voti che sono stati letti come un segnale di impazienza rispetto allo stallo attuale, ma forse anche come una proposta concreta a procedere seriamente verso il bis dell’attuale presidente. È spuntato però anche il nome di Pierferdinando Casini, con una cinquantina di preferenze, mentre Draghi ha preso solo 5 voti, meno di Cappato. Da domani cambiano le regole dello scrutinio: sarà sufficiente la maggioranza semplice per eleggere il Capo dello Stato e di certo nessuna formazione potrà permettersi di mandare i propri elettori in ordine sparso. Abbiamo analizzato il significato dei risultati di questo terzo scrutinio dell’elezione presidenziale oggi pomeriggio a Quirinal Tango, il nostro talk di approfondimento sulla corsa al Colle con Antonio Padellaro e tanti ospiti (oggi c’erano Silvia Truzzi, Paola Zanca e Tomaso Montanari), che va online ogni giorno alle 17 sul fattoquotidiano.it e sui social del Fatto.
IL TRAMONTO DELL’OPERAZIONE CASELLATI, GRILLO SMENTISCE L’ENDORSEMENT A DRAGHI. A margine dell’elezione proseguono frenetiche le trattative tra i partiti. Il giorno dopo, la rosa del centrodestra (Nordio, Moratti, Pera) è già appassita. Non solo perché è stata bocciata dal segretario Pd poco dopo la presentazione. Ma anche perché quasi subito si è capito che il vero nome messo sul tavolo da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia non era incluso nella triade, ma era quello dell’attuale presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ipotesi spinta in giornata da Matteo Salvini con un’energia che ha fatto preoccupare i giallorosa. “Mettere in gioco una carica istituzionale per una contrapposizione senza una soluzione condivisa sarebbe un grande errore del centrodestra”, ha detto Giuseppe Conte. I dem sono arrivati a dire che se il centrodestra fosse andato avanti su questa strada avrebbe messo a rischio la tenuta della maggioranza di governo e l’intera legislatura. Anche Renzi ha chiuso la porta alla candidatura e così la posizione di Salvini alla fine si è ammorbidita. La candidatura è stata accantonata e si è tornato a parlare di “nome condiviso”. Nel frattempo sul nome di Mario Draghi – non ancora del tutto fuori dai giochi – si è consumata una nuova chiusura. In giornata era circolata la notizia che Beppe Grillo avesse fatto un endorsement per l’elezione dell’attuale premier con Conte, ma il garante del M5S ha smentito la notizia in diretta tv, telefonando a Enrico Mentana durante il suo speciale su La7. Grillo ha confermato di condividere la linea di Conte, che in giornata ha continuato a ripetere chiaramente che il Movimento vuole che Draghi resti a Palazzo Chigi. Sul giornale di domani racconteremo i dettagli della vicenda.
COVID, CHI SONO I MORTI DELLA QUARTA ONDATA. L’Istituto superiore di sanità ha pubblicato un nuovo report sulla mortalità da Covid in Italia, il cui ultimo aggiornamento risaliva a settembre 2021. L’età media dei deceduti e positivi al coronavirus nel nostro Paese risulta essere di 80 anni, la maggior parte dei decessi è avvenuta in ospedale ma non in terapia intensiva. L’età media della morte si alza nel caso dei vaccinati e aumenta anche il numero di patologie preesistenti, rispetto ai non vaccinati. Questi sono alcuni dati contenuti nel report, che analizzeremo nel dettaglio sul Fatto di domani. Intanto il bollettino di oggi conta ancora 427 morti (ieri erano 468) e 167.200 nuovi positivi nelle ultime 24 ore. Resta per ora insoluto il problema del green pass in scadenza per i vaccinati con terza dose. Nel governo sta prendendo corpo l’idea di rendere illimitata la durata del certificato verde di chi ha fatto il richiamo, visto che la quarta dose non è in vista per il momento. Anzi, come ha detto Andrea Crisanti a oggi non è possibile dire se la quarta dose servirà o meno perché le aziende non hanno rilasciato i dati dei trial: “siamo nella totale confusione e la colpa è delle ditte”.
I TOP MANAGER ITALIANI SI INCONTRANO CON PUTIN: IL CASO. Ieri sera il Financial Times ha dato notizia di un video-incontro tra i vertici delle principali aziende italiane, da Eni a Enel a Generali, e il presidente russo Putin. Incontro giudicato “indelicato” anche da fonti di Bruxelles. La tavola rotonda era stata organizzata dalla Camera di commercio italo-russa già a novembre ma è saltata all’occhio per la particolare inopportunità del momento, con le tensioni sull’Ucraina tra Stati Uniti (che preparano sanzioni), Ue e Russa e la crisi energetica legata alle forniture di gas che provengono proprio dalla Russia. A quanto si apprende il ministero degli esteri italiano era all’oscuro dell’iniziativa e il portavoce del Cremlino ha affermato che non è arrivata alcuna protesta formale. Dopo lo scoppio del caso tre aziende, tra cui Eni, si sono sfilate dall’evento, che però si è tenuto lo stesso. Sul Fatto di domani racconteremo com’è andato e capiremo quali interessi erano in gioco.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Sì a gas e nucleare nella tassonomia Ue. La Commissione europea ha fatto sapere che adotterà il 2 febbraio il regolamento che include gas e nucleare nel nuovo piano di assetto energetico dell’unione, chiudendo quindi la porta alle critiche avanzate da scienziati e ambientalisti. Ma la Commisione si spacca.
Giornata della memoria. In occasione dell’anniversario che commemora le vittime dell’olocausto nazista, pubblichiamo una lista di letture non convenzionali sul tema e un’analisi di Arcangelo Ferri sui documenti che provano che gli Alleati erano a conoscenza dei lager già diversi anni prima della fine della Seconda guerra mondiale.
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