Il viaggio lgbtq+

Anna Ammirati: “Nella vita ci vuole Fluid: l’ho imparato da Niky e dal prof.”

La serie podcast - Libere conversazioni sull'identità di genere: 8 episodi e protagonisti diversi per raccontare il gender, il sesso e il mito dell’androgino

28 Gennaio 2022

Per l’attrice Anna Ammirati il viaggio-esigenza è iniziato quattro anni fa “quando gli interrogativi hanno iniziato a sommarsi alla consapevolezza di una lacuna da colmare; quando mi sono resa conto di non aver capito la differenza tra identità di genere e orientamento sessuale; quando ho ascoltato mia figlia ventenne parlare di alcuni suoi amici e alcuni termini mi sembravano talmente lontani da risultare esotici. Così ho iniziato a domandare alle persone intorno a me, a scovare libri”. E dopo quattro anni il suo viaggio è diventato Fluid, il nuovo podcast da oggi sull’app del Fatto: otto episodi, otto storie, piccole o grandi, personali nel racconto, generali perché emblematiche di una realtà. Dal cantante Michele Bravi al femminiello; dall’onorevole Alessandro Zan a una bambina di dieci anni della provincia di Modena.

Quello che all’inizio credeva di trovare e che in realtà ha scoperto…

Ho riscontrato un Paese più evoluto del nostro Parlamento.

Si riferisce al Ddl Zan.

È stato affossato mentre giravo le puntate (pausa). No, all’onorevole Zan non piace il termine “affossato”, preferisce “congelato” perché nella prossima legislatura ricomincerà la battaglia ed è convinto di concluderla positivamente.

Insomma, la distanza tra Paese reale e quello dei palazzi.

Penso a una famiglia della provincia di Modena, una famiglia stupenda.

E…?

Loro figlio è nato come Nicolò e oggi ha dieci anni: tempo fa, con una lettera, ha spiegato ai genitori l’esigenza di essere una bambina e loro, attraverso un percorso anche doloroso, hanno capito e assecondato il figlio che si sentiva Niky (sorride).

A cosa pensa?

Alla bellezza e alla spontaneità di Niky: quando l’ho conosciuta, dopo un po’, mi ha svelato che uno dei momenti più belli della sua vita è stato quando la preside, attraverso alias, le ha dato la possibilità di vivere come una bambina e finalmente ha potuto varcare la soglia del bagno delle femmine. “Dalla felicità ci sarò andata trenta volte in una giornata. E poi è pure più pulito di quello dei maschi”, mi ha detto.

Cos’è alias?

Un progetto utilizzato dalle scuole che permette di cambiare, sul registro, il nome da femmina a maschio e viceversa; mentre è molto più lungo e complesso l’iter dei documenti.

Il paesino come ha accolto Niky?

I genitori raccontano di grande affetto e solidarietà; (pausa) non da tutti, ovvio, alcuni si sono rifiutati di far giocare la piccola con i loro figli, ma in generale si è creato un tessuto di amore, con lo stesso parroco che le ha consentito di vestirsi di bianco alla cerimonia della comunione.

Si è mai commossa?

Quando a Napoli ho suonato alla porta di un femminiello e ho trovato un signore di 70 anni curato, truccato, ben vestito che mi ha sussurrato: “Finalmente, ti stavo aspettando”. E da lì mi ha raccontato una storia travolgente.

Travolgente?

Di rinascita. Di chi è cresciuto in un periodo non semplice, si è prostituito, poi si è innamorato, è andato a convivere, ha studiato e si è diplomato.

C’è un punto comune tra le storie che racconta?

Tolgo la patina su una presunzione: certe vicende sono sempre esistite, non è un caso di questi anni; la differenza netta è che oggi se ne parla di più ed è cambiato il vocabolario.

Differenza tra identità di genere e orientamento sessuale.

Uno può essere etero, uomo, ma non sta bene nel suo corpo, vuole diventare una donna, e continuano a piacergli proprio le donne.

È uno degli episodi, ma al contrario…

Milo, 17 anni, nasce femmina e sta iniziando la transizione con gli ormoni.

Fino all’operazione?

L’intervento è una soluzione sempre più rara; (pausa) in realtà per la nuova generazione c’è il mito dell’androgino.

Differenza tra androgino e fluid?

Fluid è chi non ha paletti, dipende da chi incontra, dalle emozioni ricevute e contraccambiate ed è legato molto all’orientamento sessuale. E qui l’esempio è Michele Bravi.

L’androgino?

Potrebbe essere Milo, quindi una via di mezzo.

Nei podcast emergono le difficoltà dei protagonisti.

Tutti, compresi Michele Bravi e Alessandro Zan, se vanno in giro mano nella mano con il fidanzato, mettono nel conto le provocazioni altrui, le offese, fino al pugno dietro la testa. E parliamo di Milano.

Prima accennava al linguaggio.

Tra le nuove generazioni, quando ci si presenta, è normale chiedere con quale pronome si preferisce andare avanti nella conversazione; comunque il nuovo vocabolario non è semplicissimo, e gli stessi ragazzi a volte hanno riso di questo aspetto (e qui inizia un elenco lunghissimo di definizioni).

Quindi?

In una delle puntate il protagonista è Lorenzo Bernini, professore di Filosofia politica all’Università di Verona ed è specializzato in gender e queer: è uno in prima linea, minacciato, definito “esponente del frocismo militante”; è lui a spiegarci l’importanza di utilizzare i termini giusti.

Alla fine di tutto questo, cosa resta?

Un’esperienza di vita e la giusta consapevolezza.

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