MATTARELLA BIS: MEGLIO L’USATO SICURO. Oltre 380 voti per il presidente Mattarella: questa mattina è andata in scena la prova generale di ciò che accadrà questa sera, ossia l’acclamazione del capo di Stato uscente per l’evidente incapacità della classe politica a trovare un’alternativa. Ripercorrendo la cronaca della votazione Mattarella, come dicevamo, ha ottenuto 387 preferenze, Carlo Nordio – uno dei nomi bruciati del centrodestra – 67, il magistrato Nino Di Matteo 40, mentre gli astenuti sono stati 420. Dopo il tramonto notturno dell’opzione donna, l’unica via di uscita dall’impasse è rappresentato dall’usato sicuro. Tanto che questa mattina il premier Draghi si è recato da Mattarella con cui si è intrattenuto mezz’ora, colloquio avvenuto a margine del giuramento di Filippo Patroni Griffi a giudice della Corte Costituzionale. Poi alle 15 i capigruppo dei partiti di maggioranza sono saliti al Colle per chiedere la disponibilità al presidente per un secondo mandato (visto che aveva detto in più occasioni di voler tornare a Palermo). Alle 16,30 è iniziata l’ultima votazione per l’incoronazione. E – tranne sorprese – quella di stasera dovrebbe essere un plebiscito per l’inquilino del Quirinale. Solo Fratelli d’Italia voterà contro. Sul giornale di domani tutte le spigolature di una giornata decisiva e il racconto della tragica settimana. Anche oggi abbiamo commentato la corsa al Colle nel nostro programma di approfondimento con Antonio Padellaro Quirinal Tango, in onda alle 17 sul sito del fattoquotidiano.it.
I PARTITI ESCONO A PEZZI, GOVERNO DRAGHI PIÙ DEBOLE. A raccontare senza peli sulla lingua il fallimento della politica è Giorgia Meloni: “Il parlamento è stato delegittimato. È stato fatto un baratto per 7 mesi di stipendio”, ha detto la leader di Fratelli d’Italia, confermando il voto pomeridiano per Nordio. Poi s’è scagliata contro il centrodestra di cui fa parte: “Il centrodestra parlamentare non esiste più. Bisogna rifondare il centrodestra daccapo per rispetto delle persone che vogliono cambiare, bisogna ripartire da capo e Fdi si assume questa responsabilità”. Mentre i leader dei partiti esultano per il bis e cercano di intestarsi il risultato, il fallimento della rappresentanza parlamentare è sotto gli occhi di tutti: il centrodestra che – è stato ripetuto fino allo sfinimento – avrebbe potuto eleggere per la prima volta nella storia un presidente di area, sconta gli errori grossolani di Matteo Salvini, capace di macinare un candidato dopo l’altro, fino alla debacle Casellati. Ma anche il fronte opposto ne esce con le ossa rotte. “Non vorrei che andassimo a casa con l’idea che abbiamo risolto i problemi”, afferma Enrico Letta che poi argomenta: “Sono stati giorni difficili, pieni di tensioni che hanno raccontato una politica bloccata, ferma, giocata tutta sui personalismi, non in grado di occuparsi delle questioni reali, concrete, di trovare soluzioni”. Nel bel mezzo il partito trasversale che ha spinto fino alla fine per Draghi al Colle. E qui siamo ai lunghi coltelli: il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, starebbe pensando alle dimissioni. “Per alcuni questa giornata porta al Quirinale, per me porta a casa”, aveva detto in mattinata. Ma poi in serata c’ha ripensato con la scusa che davanti ha “un anno molto complicato”. Acredine anche nel Movimento 5 Stelle per l’ostinazione pro SuperMario di Luigi Di Maio (che a dimettersi non ci pensa proprio). Questioni che indeboliranno anche il governo Draghi. Sul giornale di domani racconteremo il terremoto nei partiti, gli insulti che hanno ricevuto i vari leader sui social e le ripercussioni sull’esectivo.
MATTARELLA BIS, IL DOPPIO MANDATO ORA E’ LA REGOLA? Mai prima del 2013 era accaduto che un Presidente della Repubblica venisse rieletto, quando le forze politiche, di fronte a uno stallo, chiesero a Giorgio Napolitano di restare al Quirinale. Sembrava un’eccezione – lo disse anche Napolitano nel suo discorso in parlamento – e invece il caso si ripete oggi con Sergio Mattarella, che nell’ultimo anno per ben due volte, richiamando i messaggi alle Camere dei suoi predecessori Antonio Segni e Giovanni Leone, ha posto la questione della rielezione come tema che merita un approfondimento di natura costituzionale. Nel febbraio scorso, infatti, nel pieno della crisi del Governo Conte due e proprio all’inizio del suo ultimo anno di mandato, l’attuale capo dello Stato ricordò il messaggio che Antonio Segni inviò alle Camere il 17 settembre del 1963, ricordando che “fu l’occasione per esprimere la convinzione che fosse opportuno introdurre in Costituzione il principio della ‘non immediata rieleggibilità’ del presidente della Repubblica. In quell’occasione Segni definiva ‘il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato’”. Nonostante i tanti no pronunciati, le foto con gli scatoloni per il trasloco, Mattarella dovrà restare al suo posto. Ma c’è da dire che il suo stile è decisamente diverso da quello del suo predecessore. Sul giornale di domani vedremo le differenze, di metodo (che in politica è sostanza) tra i due presidenti. E vedremo anche quale potrebbe essere la linea dell’inquilino del Quirinale.
COVID, PRESTO MILIONI DI GREEN PASS IN SCADENZA. Sono 6,4 milioni gli italiani al di sopra dei 5 anni che non hanno ancora fatto la prima dose di vaccino anti Covid. Il dato è contenuto in un report del governo. Con 1,2 milioni tra gli over 50. Ma c’è anche un dato che fa spavento: sono i circa 20 milioni di cittadini che non hanno ancora fatto la dose booster. Il problema è che da febbraio cambiano le regole e dal 15 molti green pass ottenuti con due dosi scadranno, anche perché con il nuovo decreto la durata del pass verde è stata accorciata. Sul giornale di domani analizzeremo questo fenomeno, le regole che cambiano e le conseguenze che ne scaturiranno. Qui i dati dei contagi di oggi: 137.147 i nuovi casi e 377 i morti.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Schiaffo a Del Turco. La Cassazione ha detto no alla revisione del processo chiesta da Ottaviano Del Turco.
Il bluff Usa sui diritti in Egitto. L’amministrazione Biden cancellerà 130 milioni di dollari di aiuti militari al Cairo perché il presidente Al Sisi non ha fatto passi avanti in tema di diritti umani. Sembra una bella notizia ma si scontra con una contraddizione: il Dipartimento di Stato si è dimenticato di dire che appena martedì aveva dato l’ok alla vendita di 2,5 miliardi di dollari di aerei e sistemi radar.
Verso Sanremo. Intervista a Gianni Morandi che parla anche del brano inedito che porterà al Festival della canzone.