“Sono un bisnonno e vivo immerso quotidianamente nel futuro anche se i miei anni mi obbligano a guardare il mondo dalla poltrona”.
Il suo amico Sergio Mattarella è di poco più giovane, eppure ha accettato di avanzare verso l’incognita della vita con il grande peso del Quirinale.
Io mi chiamo Guido Bodrato, conosco Sergio da decenni, sono suo amico ed estimatore e mia è la seconda firma alla legge elettorale nota come Mattarellum. Lui ha fatto un gesto da patriota.
Ha accettato di essere il protagonista di una rilevante sgrammaticatura costituzionale, ha fatto ciò che egli stesso diceva non potersi fare.
Ha compiuto una scelta pesante sia dal punto di vista costituzionale che personale. Ma era di fronte alla disfatta dei partiti, all’infragilimento pericoloso della democrazia.
I partiti sono irredimibili. Hanno chiesto a lui di sopperire alle proprie incapacità.
Ho ancora nelle orecchie gli applausi tributati a Giorgio Napolitano al momento della rielezione. Dovevano riformarsi, avevano preso l’impegno di aprirsi alla società, invece sono rimasti ciò che erano: élite autoreferenziale, senza alcuna passione e radice, senza connessione sociale, senza identità.
Il secondo bis al Quirinale aprirà le porte all’elezione diretta del presidente?
Elezione diretta senza popolo? Sarebbe la più funesta e per me indigeribile riforma che condurrebbe al Quirinale un uomo di parte. È questa romantica, assurda malinconia dell’uomo forte.
È però vero che così non si va avanti.
Il Costituente aveva disegnato bene la strada per salire al Colle. Nelle prime votazioni gli schieramenti indicano liberamente i propri candidati e dalla quarta in poi ricercano la convergenza sul più unitario tra i nomi avanzati. È perfetta come costruzione dell’itinerario. Invece cosa si vorrebbe fare? Replicare in grande quel che abbiamo combinato con l’elezione diretta dei presidenti delle Regioni, divenuti tanti piccoli podestà.
Lei non ha una fiducia sconfinata nei partiti.
Davanti al gesto patriottico di Mattarella di accettare un incarico che non voleva assumere, per salvare l’Italia da una crisi ingestibile, dolorosa e pericolosa, i partiti cosa fanno, cosa dicono?
I partiti sembrano del tutto inconsapevoli della debolezza espressa con questa scelta.
Ecco, inconsapevoli. Scolari senza memoria della storia. Anche Enrico Letta, mi lasci dire, più che leader si sente professore. Invece mi permetto di suggerirgli ciò che ha detto papa Francesco: la realtà è più importante delle idee.
Comunque è un bisnonno felice e in campo!
Con una passione indomita per il futuro. Non sono il vegliardo che si lagna e si autocompiace di quel che fu.
Tre volte ministro, piemontese, dc di sinistra, acerrimo antiberlusconiano.
Mi spiace che abbia perduto un suo biglietto che accompagnava un omaggio: al più leale dei miei avversari, scrisse. Vero, l’ho combattuto come nessuno.
Democristiano un po’ bacchettone.
Ci vuole testa, un minimo di logica e un po’ di integrità per non cadere in situazioni che producono caos. Quando per esempio si decise di dar vita al Partito democratico, a unire l’anima democristiana e comunista, io dissi: prego, partite voi io resto qui. Voto Pd ma non mi sono mai iscritto.
La Balena bianca era un altro mondo.
Guardi quanta devozione verso la democrazia ha il presidente Mattarella. Analizzi il suo sacrificio personale, non solo quello intimo e privato, e poi lo raffronti con la superficialità, la leggerezza con la quale i partiti accompagnano questo sacrificio. Battono le mani, ma per chi? Per se stessi? Per averla scampata bella?
L’applauso è stato scrosciante anche perché il bis di Mattarella chiude definitivamente le porte alle elezioni anticipate.
E le sembra un motivo degno questo?