Mattarella bis

Giuseppe Conte: “Su Belloni blocco trasversale. Però di Letta mi fido ancora”

Il leader 5S - Dallo stop a Draghi (e a Berlusconi) a Casini, “candidato non ideale”. Fino al venerdì nero della lunga trattativa sulla donna

1 Febbraio 2022

Giura di non avere nulla da rimproverarsi, anzi: “Abbiamo centrato il primo obiettivo, assicurare la piena continuità dell’azione di governo ed evitare il rischio di un cambio di esecutivo. Abbiamo indotto al ritiro Silvio Berlusconi e abbiamo evitato che sul Colle si arrivasse a compromessi al ribasso”. Ma la partita del Quirinale è valsa a Giuseppe Conte strascichi politici in serie. Così vale la pena farsela raccontare, dal suo punto di vista.

Partiamo da sabato 22 gennaio, il giorno del ritiro di Berlusconi dalla corsa al Colle.

Il ritiro di Berlusconi, e contestualmente il suo invito al premier Draghi a proseguire nell’azione di governo, ha costituito un primo punto di chiarezza delle trattative. Il M5S, con il suo no a quella candidatura, ha scongiurato che il Parlamento e il Paese si spaccassero. Non poteva garantire l’unità nazionale.

Come ha inciso sulle trattative?

Ha offerto un oggettivo vantaggio a noi e al fronte progressista. Venendo meno la candidatura più rappresentativa del centrodestra, qualsiasi altro nome riferibile a quell’area sarebbe stato meno forte. Ciò ha permesso di evitare di scontrarci su candidati di bandiera o di parte.

Lei è stato contattato da Berlusconi?

Non abbiamo avuto occasione di parlare.

Sostiene che volevate evitare candidature di bandiera. Ma quella di Andrea Riccardi, da lei proposta domenica 23 gennaio, cos’era?

La candidatura di Riccardi è nata da riflessioni di settimane prima con Enrico Letta e Roberto Speranza. Volevamo offrire subito ai partiti di centrodestra un profilo autorevole e super partes. Non era certo un candidato di bandiera.

Che ne pensava il centrodestra?

Il loro è stato un no immotivato.

Lunedì 24, primo giorno delle votazioni, voi del M5S, Pd e LeU avete indicato scheda bianca.

Visto che Riccardi non era un nome di bandiera, non lo abbiamo messo in votazione. Però abbiamo proseguito il confronto con i partiti di centrodestra, sollecitandoli a valutare altri profili. Ma loro martedì hanno presentato una propria rosa: Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio. Anche noi del fronte progressista avevamo una rosa di nomi, presentata al centrodestra. Ma non l’abbiamo formalizzata per cercare un accordo su personalità super partes.

Per Letta Draghi era super partes?

Tra le ipotesi c’era anche quella del premier. Ma su questo il M5S ha subito assunto una posizione molto chiara. Dovevamo evitare che il premier entrasse nel gioco delle varie candidature. E abbiamo subito cercare di fermare il piano trasversale di spostare l’attuale premier al Colle. Se fosse riuscito, oggi staremmo parlando di nuovi governi e caselle di ministeri da decidere.

Mercoledì c’era un accordo quasi chiuso su Pier Ferdinando Casini: conferma?

Il nome di Casini è sempre stato sul tavolo, ma ho chiarito subito che non rappresentava il candidato ideale del M5S.

Era un no trattabile…

Ho apprezzato il suo comportamento, non ha insistito quando ha saputo della nostra posizione. Anche se aveva un autorevole affidamento anche nelle nostre fila.

Lei ha provato ad accordarsi con la Lega su Franco Frattini e su Maria Elisabetta Casellati.

Sciocchezze. Con Letta e Speranza ci siamo sempre puntualmente aggiornati. Anche quando ho avuto incontri bilaterali, ho sempre riferito. E comunque Casellati è stata una candidatura messa in votazione all’improvviso, la mattina di venerdì.

E Frattini?

È uno dei nomi circolati, non concretamente formalizzato.

Il Pd era furioso perché lei trattava con la Lega…

Assolutamente no. Anche Letta ha avuto scambi bilaterali. E nella fase più calda lui e Speranza mi hanno dato mandato di portare avanti la trattativa con Salvini.

Come nasce la candidatura di Elisabetta Belloni?

Quelle di Belloni e di Paola Severino erano candidature di cui avevamo discusso, sia nel fronte progressista che con il centrodestra. Apparivano molto solide e affidabili, e offrivano l’occasione storica di portare una donna al Quirinale.

Pd e LeU non le hanno subito obiettato che Belloni dirigeva il Dis?

Nella rosa ciascuno poteva avere le sue preferenze, ma quel nome non è mai stato eliminato.

Venerdì Casellati viene bocciata dall’Aula.

Dopo quella votazione il centrodestra è andato in difficoltà, e ciò ci ha consentito di condurre un affondo. Io e Letta abbiamo incontrato Salvini, riproponendogli Belloni e Severino. Sullo sfondo c’era anche quella di Casini. Ma abbiamo aggiunto l’opzione di garanzia di un Mattarella bis: anche in base alle votazioni in Aula, si stava rivelando una concreta possibilità. Salvini si è preso del tempo per valutare i nomi femminili. Ma ci ha subito riferito della disponibilità di Fratelli d’Italia su Belloni.

La sera lei e Salvini annunciate che si lavora a una donna.

Nel tardo pomeriggio Salvini aveva sciolto positivamente la riserva su Belloni, confermando la disponibilità di Giorgia Meloni.

Secondo Letta, lei e Salvini avete dato vita a “un cortocircuito mediatico” su Belloni. Eravate usciti in modo concordato?

Assolutamente no. Ho rivisto le dichiarazioni. Né io né Salvini, né ancor prima Letta a Sky, avevamo fatto il nome della Belloni. Anche se era già ampiamente circolato sulla stampa.

Il tweet di venerdì sera di Beppe Grillo però la citava: glielo avete chiesto voi?

Con Beppe ho parlato io e abbiamo convenuto che la direttrice del Dis sarebbe stata un’ottima figura per la Presidenza della Repubblica. Ma bando all’ipocrisia, questa uscita non ha avuto influenza su una partita giocata da vari politici. Penso a a Matteo Renzi. Ma non solo.

Ha parlato anche Luigi Di Maio, quella sera. Voleva “bruciare” Belloni?

Di Maio dovrà rendere conto di diverse condotte, molto gravi. Ai nostri iscritti e alla nostra comunità.

Il tavolo serale con Pd e LeU pareva un inferno.

Nel Pd non c’era più la disponibilità su Belloni.

Perché?

Non entro nelle motivazioni del Pd. C’è stato un blocco trasversale.

Come arrivate a sabato mattina?

Ho preso atto della posizione del Pd. Ma visto l’accordo con i dem e con LeU, non ho mai pensato di rompere quell’asse politico per avventurarmi in una votazione che si presentava problematica anche nei numeri. Così, al vertice dei partiti di maggioranza di sabato mattina, ho invitato tutti a valutare, ancora, i nomi Belloni e Severino.

Ma nulla…

C’è stato un estremo tentativo di alcuni leader per la candidatura di Marta Cartabia. E io ho spiegato che era un nome su cui dovevo riservarmi un approfondimento interno. Quasi contemporaneamente si è appreso dell’atto di generosità di Mattarella. Poco prima Salvini aveva aperto al suo secondo mandato. Così abbiamo concordato tutti su quella opzione.

Il M5S rischia davvero una scissione?

Non ho mai lavorato per procurare scissioni. È evidente che questo è il momento di un chiarimento. Una comunità di donne e uomini, anche nella diversità di opinioni, deve perseguire un’azione politica in modo coerente e compatto.

Come avverrà questo chiarimento?

Stabiliremo tempi e modi per un confronto trasparente.

Lei si fida ancora di Letta?

Io mi fido di Letta.

Ti potrebbero interessare

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione