Un grido di dolore: quello dei troppi bambini che in Italia vivono in aree inquinate e sono affetti da disturbi del neurosviluppo, come la Sindrome dello Spettro Autistico (ASD), anche a causa dell’inquinamento dell’aria. Un disturbo dannoso per il loro piccolo cervello in via di maturazione e accrescimento che può manifestarsi anche se i valori degli inquinanti emessi sono nei limiti di legge.
Nel 2021 l’UNICEF ha stimato che più del 13% degli adolescenti (oltre 1 su 7), di età compresa tra i 10 ed i 19 anni, conviva con un disturbo mentale, diagnosticato secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questi disturbi mentali includono il ASD e il Disturbo da Deficit dell’Attenzione associato ad Iperattività (ADHD).
L’incidenza dell’ASD e dell’ADHD negli ultimi anni è aumentata e continua ad aumentare in tutto il mondo, anche prendendo accuratamente in considerazione una maggior attenzione ed una miglior capacità di diagnosi di queste disabilità. Spesso, ma non sempre, su un “terreno costituzionale predisponente”, sostanze ed elementi tossici emessi nell’ambiente da attività umane, ai quali i bambini vengono inconsapevolmente esposti a tutte le età, giocano un ruolo fondamentale nella insorgenza di questi disturbi del neurosviluppo.
Secondo recenti dati dell’OMS, l’esposizione agli inquinanti atmosferici può influenzare negativamente lo sviluppo neurologico, con conseguente riduzione dei risultati dei test cognitivi (come il quoziente di intelligenza globale) e lo sviluppo di disturbi comportamentali come l’ASD e l’ADHD. L’OMS afferma che l’esposizione sia prenatale che postnatale all’inquinamento atmosferico rappresenta una minaccia per il neurosviluppo.
L’ASD colpisce l’1-2 % di tutti i bambini nati in Europa, Nord America e altre regioni sviluppate. Questa stima rappresenta un valore medio e la prevalenza riportata varia sostanzialmente tra gli studi, i paesi e le diverse aree di una stessa nazione. Un esempio recente di un grave impatto locale sui disturbi mentali lo dimostra uno studio pubblicato nel 2019 ed effettuato a Taranto. L’esposizione agli inquinanti e la distanza dalle emissioni industriali, presenti in questa città, è stata associata a impatti cognitivi negativi nei bambini residenti. L’esposizione ad alcuni inquinanti emessi nell’ambiente ha avuto un effetto neurocognitivo negativo anche a livelli molto bassi della loro concentrazione nel sangue.
Di particolare rammarico è il fatto che la povertà e l’inquinamento sono strettamente legati. Le persone povere sono più esposte all’inquinamento dell’aria ed hanno un accesso più limitato alle cure. In Italia un bambino ogni 77 (nella fascia di età 7-9 anni) ha un Disturbo dello Spettro Autistico con una prevalenza maggiore nei maschi (4,4 maschi ogni una femmina).
I risultati di uno studio molto importante, pubblicato nel 2021, al quale hanno partecipato numerose tra le migliori università degli USA, hanno messo in evidenza un impatto negativo della residenza vicino alle centrali elettriche a carbone sulla salute neurocomportamentale dei bambini; in parole povere, vivere in prossimità di una centrale elettrica a carbone aumenta il rischio di essere affetti da disturbi / disabilità del neurosviluppo.
La ricerca già in precedenza aveva dimostrato il legame tra gli inquinanti emessi dalle centrali elettriche a carbone e l’insorgenza di problemi di sviluppo neurologico come il ritardo del linguaggio, il ritardo delle capacità motorie, uno controllo cognitivo più scarso, la ASD e la ADHD. Le centrali elettriche a carbone – una delle principali cause di inquinamento atmosferico a causa delle emissioni di SO2, NOx, particolato fine e numerosi altri elementi e sostanze tossiche, come l’arsenico ed il mercurio – possono avere un impatto negativo sulla salute dei residenti nelle comunità vicine. Le polveri fini ed ultrafini, emesse dalle centrali elettriche a carbone, ricche di elementi tossici, possono raggiungere il cervello indirettamente attraverso i polmoni ed il flusso sanguigno o direttamente risalendo attraverso le terminazioni nervose della mucosa nasale al bulbo olfattivo, causando sintomi neurocomportamentali.
Ricerche approfondite hanno suggerito che, rispetto agli adulti, i bambini sono più vulnerabili agli effetti dell’inquinamento atmosferico. I bambini che vivono vicino alle centrali elettriche possono essere a rischio di cattive condizioni di salute come l’aumento di disturbi respiratori, rispetto ai bambini che non vivono vicino a centrali elettriche.
La speranza è che a queste grida lo Stato non volti le spalle.
*Membro del Comitato Scientifico della Società Internazionale del Medici per l’Ambiente (ISDE, Italia) giá Direttore ff della UOC di Pediatria e Neonatologia Ospedale San Paolo di Civitavecchia