Trent’anni dopo c’è il giornalista pentito (Michele Serra) che non rifarebbe più quel titolo (“Pensiero stupendo”, con Craxi dietro le sbarre). C’è il magistrato (Gherardo Colombo) che racconta il proprio disgusto nell’apprendere del leader socialista bersagliato dalle monetine. C’è lo storico (Giovanni Fiandaca) che osserva Mani Pulite e vede “giornalismo tossico e aggressioni allo Stato di diritto”.
Trent’anni più tardi, con la scusa di rievocare i trent’anni che furono, si continuano a regolare i conti di sempre. Con i cosiddetti garantisti che accusano i cosiddetti giustizialisti di avere partecipato alla cancellazione di un’intera classe politica, per pura libidine del cappio e della gogna. Ricambiati con la qualifica di protettori dei ladri e dei corrotti. Poi ci sono i conti aperti con se stessi (da rispettare quando sinceri) poiché, trent’anni fa, quei giornalisti, quei magistrati, quegli storici, avevano trent’anni di meno, e col tempo, fatalmente, gli incendiari tendono a riscoprirsi pompieri. Tutto ciò in una sarabanda di rievocazioni e processi postumi, sulla carta e in tv, dove l’Italia e gli italiani di trent’anni fa non compaiono mai, non parlano mai, non pensano mai. Presenze astratte, inconsistenti, tutti assenti ingiustificati, trattati come 60 milioni di figurine finite nello scantinato della Storia.
Di questo imbelle popolo bue interessa solo estrapolare le violenze verbali, gli eccessi, le “monetine”, brutte cose signora mia. Ma che le cronache del tempo attribuiranno a una minoranza rumorosa, probabilmente ispirata dall’estremismo missino e da quello leghista. Gente che non risulta arruolata dalla junta dei giudici colonnelli. Si continua ad alimentare la comoda vulgata dei giornali succubi dei pm manettari tralasciando il piccolo particolare del boom della carta stampata, delle edicole prese d’assalto. Non certo dai parenti di Di Pietro, ma dai lettori affamati di notizie e, mi si passi la parolaccia, di giustizia.
L’altra fake news propalata da un trentennio è che i poveri partiti della Prima Repubblica siano stati sgozzati dalla magistratura “politicizzata”. Infatti non furono gli elettori a cancellare a furor di popolo quei contenitori di tangenti, ma il pool di Milano che, come è noto, presidiava i seggi con i blindati.